CACHERANO D'OSASCO, Giovanni Pietro Luigi
Nacque nel novembre del 1740, da Carlo Giambattista Cacherano Malabaila, conte di Cantarana, e da Anna Teresa Roero di Cortanze.
Circa il luogo di nascita le notizie sono contrastanti: nel registro degli atti di morte, conservato presso la parrocchia di S. Filippo in Torino, il C. viene detto nativo di Asti, mentre nel parallelo registro, conservato presso il comune di Torino, del C. si dice "nativo e dimorante a Torino".
Il C. fu ricevuto il 3 nov. 1753 nell'ordine cavalleresco di S. Giovanni di Gerusalemme, quale paggio d'onore del gran maestro, e nel 1755 entrò nell'Accademia Reale di Torino, donde uscì due anni dopo con la nomina ad affiere nel reggimento La Marina. Nel 1781, al comando di una galera armata a sue spese a favore della religione gerosolimitana, fu a Malta e, tornato in Piemonte, come ricompensa ebbe la commenda di S. Leonardo di Chieri; in seguito gli fu conferita quella di S. Giovanni in Persiceto, cambiata per miglioramento con l'altra di Bergamo. Ricoprì poi l'importante carica di ricevitore dell'Ordine di Malta nel gran priorato di Lombardia, carica che nel 1791 cedette al fratello Felice.
Aveva continuato frattanto la carriera militare nell'esercito sardo: luogotenente di fanteria il 20 giugno 1786, poi aiutante generale di fanteria (28 ag. 1788), ottenne il grado di colonnello il 16 marzo 1792 ed il 28 aprile dello stesso anno fu destinato al reggimento provinciale di Vercelli.
Al comando di tale corpo partecipò alla campagna delle Alpi, difendendo l'8 giugno 1793 il colle di Linières attaccato dai Francesi. In tale azione il C. assisté impotente alla conquista nemica del colle: il reggimento Vercelli infatti si rifiutò di combattere, pare per malanimo verso di lui che aveva chiesto l'onore di venire destinato con i suoi uomini a tale postazione. Nonostante l'atteggiamento della truppa, egli con pochi uomini avanzò contro il nemico riportando gravi ferite. Dopo tali avvenimenti chiese egli stesso un consiglio di guerra: incolpato di non aver provveduto sufficientemente alla difesa delle posizioni e di aver maltrattato i soldati, fu sospeso per tre mesi dal comando con decreto 11 nov. 1793. Ferito dal provvedimento il C., nel febbraio 1794, diede le dimissioni. Dopo le vicende del triennio 1796-99 che avevano portato all'annessione del Piemonte alla Francia, quando le truppe austro-russe entrarono vittoriose in Torino il 26 maggio 1799 e la sovranità sabauda venne nominalmente restaurata, il C. fu chiamato a far parte del Consiglio supremo di governo, presieduto dal marchese Thaon di Sant'Andrea, luogotenente generale del re a Torino, ed il 30 nov. 1799 venne nominato maggiore generale di fanteria.
Dopo Marengo, durante la nuova più stabile annessione del Piemonte alla Francia, non si trovano tracce di pubblici incarichi conferiti al C.; in seguito alla politica di nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, il C. subì la confisca delle commende dell'Ordine di Malta.
Con la restaurazione sabauda il C. fu inviato a Nizza, quale comandante generale del contado e della città (18 dic. 1814), ed ivi dovette far fronte alla situazione seguita al ritorno del Bonaparte dall'Elba. Dopo lo sbarco francese nel golfo di Juan, essendo Nizza minacciata, la difesa di questa città fu abilmente e validamente sostenuta dal C.: utilizzando le poche forze disponibili egli diede al nemico la sensazione che tutta la popolazione fosse in armi e che unità navali inglesi fossero giunte a suo sostegno. Data l'esiguità dei mezzi egli non poté ricorrere che ad espedienti tattici ed a sporadiche azioni belliche, per cui l'armistizio chiesto dal maresciallo Brune, comandante l'armata francese in Provenza, fu dal C. concesso con soddisfazione (9 luglio 1815).
Tale trattativa non fu però approvata dal governo sardo per motivi diplomatici che non furono resi noti al Cacherano. Egli, perciò, dopo aver denunciato l'armistizio, il 14 luglio lasciò il comando delle truppe al conte Ghitini e tornò a Torino. Il 31 luglio 1815 fu nominato generale e l'11 febbr. 1816 gli venne conferita la carica di governatore della divisione di Nizza, carica che tenne fino al 23 sett. 1820, epoca in cui fu dispensato dal servizio. In tale occasione gli fu conferito il titolo di grande di corona.
Morì a Torino il 7 giugno 1831.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. Camerale, Patenti Controllo Finanze, reg. 69, f. 78; reg. 75, f. 107; reg. 87, f. 95; reg. 88, f. 39; reg. 91, f. 360; reg. 99, f. 69; reg. 102, f. 134; reg. 103, f. 106; reg. 4, f. 120; reg. 7, f. 118; reg. 10, f. 72; reg. 22, ff. 146 e 186; Ibid., Sez. IV, Miscellanea, m.19, fasc. 41; m. 20, fasc. 98 e 119; Lettere ai Governatori, anno 1915, p.54; Matricola generali (1814-1848), pp. 3 e 6; Ibid., Sez. II, Insinuazione Torino, 1831, lib. 6, c. 799; Ordine di Malta, m. 104; Torino, Bibl. Reale: A. Manno, Ilpatriziato subalpino (dattiloscritto), III, p. 54; L. Durant, Histoire de Nice depuis sa fondation jusqu'a 1792, III, Torino 1823, pp. 265, 412, 447; V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, I, 1, Torino 1842, pp. 722 s.; F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte, I, Torino 1854, pp. 186 s., 213 s.; II, pp. 470 s.; P. Bosi, Dizionario storico biografico… d'Italia, suppl. 3, Torino 1885, p. 12; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio francese, I,Torino 1889, p. 20; G. Decio, La difesa di Nizza nel 1815, in R. Deputazione subalpina di storia patria, Bollettino della Sezione di Novara, XXXIV (1940), pp. 192-203; Diz. del Risorg. naz., II, p. 459.