CACHERANO D'OSASCO, Policarpo Vitaliano
Nacque a Torino nel 1744 quartogenito di Carlo Giambattista Cacherano Malabaila, conte di Cantarana, e di Anna Teresa Roero di Cortanze. Il C. fu noto come "il cavaliere di Cantarana" e venne chiamato anche "fra' Policarpo", in quanto nel 1785 aveva ricevuto la tonsura con lettere dimissoriali di monsignor fra' Damiano Mainardi, priore della maggior chiesa conventuale dell'Ordine gerosolimitano. Nel 1785 fu tra i fondatori della Società agraria di Torino. Ufficiale dell'esercito piemontese, divenne maggiore nel 1789 e colonnello nel reggimento Saluzzo il 20 ag. 1793. Con tale corpo prese parte alla campagna delle Alpi e si distinse in molteplici azioni: difese il colle del Perus attaccato dai Francesi l'8 giugno 1793, ed ivi, nonostante la sfavorevole posizione e le numerose forze che il Dumerbion guidava contro di lui, il C. con pochi uomini resistette all'attacco per nove ore, ritirandosi solo quando ciò gli venne formalmente ordinato dal conte di Sant'Andrea. Nella stessa campagna di guerra il C. prese parte ai fatti d'arme dell'Authion ed il suo intervento fu risolutivo per la vittoria piemontese in questa azione (12 giugno 1793). Nel 1794 fu ancora tra i protagonisti della guerra contro la Francia rivoluzionaria: partecipò alle operazioni militari in Savoia e a Villeneuve, in Val d'Aosta, intervenuto con il reggimento Saluzzo a sostegno delle forze sarde accerchiate dai Francesi del Bagdelonne, costrinse questi alla ritirata. Il 5 marzo 1796 il C. fu nominato brigadiere di fanteria e gli venne affidato il comando militare di Mondovi.
Gli eventi militari e politici del 1796, che determinarono il crollo dell'esercito sabaudo, fecero sì che più forti riprendessero in Piemonte le agitazioni repubblicane. I giacobini piemontesi emigrati facevano pressione dalla Cisalpina e dalla Liguria affinché in Piemonte vi fosse una radicale trasformazione in senso rivoluzionario, organizzando bande armate per penetrare nel paese e abbattere il regime sabaudo. Nel 1798 una di queste, detta "Divisione del mezzodì dell'esercito patriottico piemontese" sotto il comando di Trombetta di San Benigno, occupò Carosio, territorio piemontese chiuso da terre liguri. Dopo un periodo di trattative diplomatiche con il Direttorio genovese, le truppe regie guidate dal C. marciarono su Carosio, cacciandone gli occupanti e prendendo possesso militare di alcune alture circostanti. Questo episodio determinò però la guerra tra la Repubblica ligure ed il Piemonte (6 giugno 1798). Nel luglio dello stesso anno un'altra spedizione di giacobini piemontesi avrebbe dovuto occupare Alessandria e far insorgere l'intero Piemonte. Anche questa azione fil contrastata validamente dal C., il quale il 5 luglio 1798 inflisse una dura disfatta ai rivoluzionari nei pressi di Spinetta Marengo.
Sopravvenuto in Piemonte il dominio francese, il C. fu condotto, quale ostaggio, a Digione (dicembre 1798) insieme ad altre personalità piemontesi illustri per valore e per nascita ed ivi rimase fin dopo la battaglia di Marengo.
Alla restaurazione sabauda il C. fu nominato membro del Consiglio per la riorganizzazione delle truppe di fanteria e cavalleria (1814) ed il 10 dicembre dello stesso anno fu inviato in Savoia come comandante generale. Presto rinunziò all'incarico ed il 9 apr. 1815 venne nominato grande di corona. Di tale periodo è la sua opera di carattere morale Réflexions sur les grandes vérités de la Religion chrétienne pour chaque jour du mois, traduit de l'anglais (L'Hopital 1815). Nel 1815 il C. fu nominato governatore del principe Carlo Alberto di Carignano.ed in tale veste assunse il delicato incarico delle trattative del matrimonio del principe stesso con la principessa Maria Teresa, figlia del granduca di Toscana; in occasione delle nozze il C. fu insignito dell'onorificenza di gran qoce dell'Ordine di San Giuseppe di Toscana. Dopo i moti del 1821, quando Carlo Alberto dovette abbandonare il Piemonte, il C. gli prestò importanti servigi: agì presso il re Carlo Felice, la corte e le potenze alleate per neutralizzare le pressioni austriache dirette a privare Carlo Alberto del diritto di successione al trono di Sardegna. A questo periodo appartiene la corrispondenza del C. con il principe di Carignano, che, insieme con quella tenuta da Carlo Alberto con il conte di Castagneto e con il conte Costa di Beauregard, offre un ampio quadro degli eventi politici connessi con gli avvenimenti suddetti.
Il C. morì a Torino il 28 ag. 1824.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. Camerale, Patenti Controllo Finanze, reg. 78, f. 88; reg. 81, f. 20; reg. 86, f. 102; reg. 93, f. 17; reg. 99, f. 15; reg. 100, f. 37; reg. 1, f. 83; reg. 4, f. 43; reg. 5, f. 339; reg. 6, f. 157; reg. 12, f. 105; reg. 15, f. 4; Ibid., Sez. IV, Matricola Generali (1814-1848), pp. 3v, 6; Miscellanea, m.15, fasc. 10; Ibid., Sez. II, Insinuazione di Torino, 1824, lib. 8, vol. 4, c. 1702; Torino, Biblioteca Reale, Manoscritti, 6-131 (20); Ibid., A. Manno: Il patriziato subalpino, III(dattiloscritto), pp. 54-55; V. Angius, Sulle famiglie nobili della monarchia di Savoia, I, 1, Torino 1842, p. 722; F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte, Torino 1854, I, pp. 202 s., 360 s.; II, pp. 55 s.; P. Bosi, Dizionario storico biografico… d'Italia, suppl. 3, Torino 1885, p. 13; G. Decio, Lettere inedite di Carlo Alberto al gen. cav. P. C. d'O., in R. Deputazione subalpina di storia patria, Bollettino della Sezione di Novara, XXII(1928), pp. 117 ss., 253 ss.; Id., Qualche documento inedito sulle nozze di Carlo Alberto, Novara 1932, passim;F. Cognasso, Vita e cultura in Piemonte, in Storia del Piemonte, II, Torino 1960, p. 693; G. Vaccarino, Da Vittorio Amedeo III al Congresso di Vienna, ibid., I, p. 257; Dizionario del Risorg. nazionale, II, p. 459.