cacume
. Dal latino cacumen; indica " cima ", " vetta " (di monte), e ricorre due volte, soltanto in poesia. Nel suo senso proprio è in Pd XVII 113 lo monte del cui bel cacume / li occhi de la mia donna mi levaro: gli occhi di Beatrice sollevarono D. dalla vetta della montagna del Purgatorio verso il cielo. In Pd XX 21 c. designa, invece, la sorgente di un fiume, situata sulla sommità del monte: udir mi parve un mormorar di fiume / che scende chiaro giù di pietra in pietra, / mostrando l'ubertà del suo cacume.
In Pg IV 26, secondo una lezione assai diffusa nelle edizioni del poema, si legge: Vassi in San Leo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova in cacume, com'era in Benvenuto, " et addit, in cacume, hoc dicit, quia in ista summitate est una pars in extremo eminens et altior ". Per tutta la questione vedi Petrocchi, ad l., e la voce CACUME; cfr. anche BISMANTOVA.