CADALO (Cadalaus, Chadalo, Cadolah, Kadola)
"Dux Foroiuliensis" e "comes et marcae Foroiuliensis praefectus", il C. nei primi anni di governo dell'imperatore Ludovico il Pio (o almeno negli anni 816-819) fu uno dei più importanti esponenti dell'amministrazione imperiale franca nel Regnum Italiae.Non si sa con certezza se egli sia stato il diretto successore del "dux Ericus" morto nel 799 in un'imboscata tesagli dalla popolazione croata davanti a Tersatto (presso Fiume), o se nel frattempo l'amministrazione del Friuli sia stata retta da un altro marchese, a noi sconosciuto, o da missi imperiali. Quel conte "Cadolao" che verso l'804, in qualità di "missus domini imperatoris" insieme con i suoi due colleghi di missione, il presbitero Izzo e il conte Aio, tenne un placito a Risano in Istria nel corso del quale definì i diritti della chiesa di Grado in Istria e si adoperò per comporre una lite tra il duca Giovanni di Istria e la popolazione istriana, potrebbe benissimo essere il "comes et marcae Foroiuliensis praefectus Cadolaus" ripetutamente citato negli anni successivi dagli Annales regni Francorum.Se noi identifichiamo quel "Cadolao" con C., è possibile pensare che egli, anche se allora il Friuli non fosse stato ancora sottoposto alla sua giurisdizione, abbia avuto in quel periodo i suoi primi contatti con i problemi dell'amministrazione dell'Italia.
Nell'816 comunque C. era sicuramente marchese del Friuli. Infatti quando all'inizio dell'817 si presentò ad Aquisgrana presso Ludovico il Pio un inviato dell'imperatore bizantino Leone V per trattare questioni di confine relative alla Dalmazia, prima che a corte si prendesse una decisione si aspettò l'arrivo di "Cadolah ad quem illorum confinium cura pertinebat". C. doveva dunque aver Iicevuto questo incarico almeno nell'816. La decisione sulle questioni pendenti non fu presa neppure dopo l'arrivo di C.; si pensò infatti che una regolamentazione della questione si poteva stabilire solo alla presenza di quei latini e di quegli slavi direttamente interessati al problema e si decise di trasferire sul posto le trattative. A questo scopo venne mandato in Dalmazia, insieme a C. e all'inviato greco Niciforus, anche il conte Albgar, nipote di Unroch (capostipite della famiglia del re Berengario I), in qualità di legato imperiale.
Nell'autunno dell'818 arrivarono a Herstal (sulla Mosa presso Liegi) alla corte di Ludovico il Pio, insieme ai messaggeri di molte altre popolazioni, anche inviati del principe sloveno Liudewit ("dux Pannoniae inferioris"). Liudewit, che progettava una rivolta, fece presentare all'imperatore molte lagnanze per la dura ed illegale amministrazione di Cadalo. Sembra però che questi inviati non abbiano trovato ascolto presso l'imperatore; si ha quindi notizia, nell'819, di una grande rivolta scatenata da Liudewit che coinvolse gran parte della popolazione slava, e che avrebbe dovuto condurre alla creazione di uno Stato slavo indipendente, ma che finì nell'823 alla morte di Liudewit. C., in primavera o all'inizio dell'estate 819, tentò di sedare questa insurrezione con un esercito portato dall'Italia in Pannonia; ma ebbe poco successo e il suo esercito dovette tornare indietro senza aver ottenuto quasi nulla.
Mentre Liudewit e l'imperatore iniziavano trattative, che, peraltro, non ebbero alcun successo, C., tornato nel Friuli, vi morì di febbri (la notizia, fornita da una tarda fonte bizantina, secondo la quale egli sarebbe morto combattendo contro Liudewit è smentita dalle coeve relazioni franche). Il suo successore, il marchese Baldericus, dovette combattere contro i rivoltosi seguaci di Liudewit anno per anno sino all'822, mentre lo stesso Liudewit moriva in fuga, presso i Serbi.
Nulla dicono le fonti a proposito delle origini di C.; sappiamo solo da un documento di Ludovico il Pio, precedente all'824, che egli aveva concesso in feudo al patriarca Massenzio di Aquileia dei beni a Muzzana (presso Udine) e a Cilli (Celie, Iugoslavia). Ma nel 1957 G. Tellenbach ha reso noto che nei documenti di San Gallo dal 790 all'817 compare un "Chadaloh, filius Perahtoldi comitis" e padre di un altro Perahtold, che compie ricche donazioni al monastero di San Gallo, che nell'816 porta il titolo comitale e che nell'826 è ricordato come già morto. Questo cenno dovrebbe rappresentare un contributo decisivo alla soluzione del problema.
C. deve essere stato quindi un membro dell'antica famiglia alemanna dei Bertholdingi o Alaholfingi ed essere venuto in Italia al servizio dell'imperatore. I necrologi di Reichenau e di San Gallo pongono al 31 luglio la morte di un conte "Cliadelo", e si potrebbe quindi porre nell'estate 819 la data della morte del marchese del Friuli.
Fonti e Bibl.: Vita Hludovici imp., in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, II, a cura di G. H. Pertz, Hannoverae 1829, pp. 621-624; F. Kandler, Codice diplomatico istriano, I, Trieste 1847, ad a.804; H.Wartmann, Urkundenbuch der Abtei St. Gallen, I, Ziffich1863, nn. 127, 185 s., 228, 302 (e per la sua famiglia nn. 55, 81, 150, 170 s., 176, 245); Constantinus Porphyrogenitus, De administrando Impero, c. 30, in Migne, Patrologia Graeca, CXIII, pp. 144 s.; E. Mühlbacher, Unedierte Diplome aus Aquileja (799-1082), in Mitteilungen des Instituts für österreichische Gesckichtsforschung, I (1880), p. 283 n. 5; E. Mühlbacher-G. Loschi, Diplomi inediti attenenti al patriarcato di Aauileia dal 799 al 1082, in Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria, s. 4, III, Miscellanea, Venezia 1885, p. 22, n. 5; Necrologia Germaniae, in Monumenta Germ. Hist., Berolini 1888, a cura di F. L. Baumann, pp. 278, 478; Annales regni Francorum…, in Monum. Germ. Hist., I, 2, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, VI, a cura di F. Kurze, Hannoverae 1891, pp. 145-151; I placiti del Regnum Italiae, I, a cura di C. Manaresi, Roma 1955, pp. 48 s. n. 17, E. Dümmler, Ueber die südöstlichen Marken des frankischen Reiches unter den Karolingern 795-907, in Archiv für Kunde österreichischer Geschichte, X(1853), pp. 25 s., 79 s.; Id., Über die ältere Geschichte der Slawen in Dalmatien, in Sitzungsberichte der Wiener Akademie der Wissenschaften, XX (1856), pp. 388 s.; F. Stefani, I duchi e i marchesi della Marca del Friuli e di Verona (774-1183), in Archivio veneto, VI(1873), pp. 219-220; B. v. Simson, Jahrbücher des fränkischen Reiches unter Ludwig d. Fr., I, Berlin 1874, pp. 78, 140, 149 s.; A. Hofmeister, Markgrafen und Markgrafschaften im Italischen Königreich in der Zeit von Karl dem Grossen bis auf Otto den Grossen (774-962), in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, Ergänzungsband VII (1906), 2, pp. 272 s.; P. Paschini, Le vicende politiche e religiose del Friuli nei secoli nono e decimo, in Nuovoarch. veneto, n.s., XX (1910), pp. 229-44; XXI (1911), pp. 37-88, 399-435; Id., Storia del Friuli, I, Udine 1934, pp. 161 s.; R. Cessi, L'occupaz. longob. e franca dell'Istria nei secoli VIII e IX, in Atti del R. Ist. veneto di sc., lett. e arti, cl. di sc. mor. e lettere, C (1941), 2, pp. 289 s.; C. G. Mor, Dal ducato longobardo del Friuli alla marca franca, in Mem. stor. forogiuliesi, XLII (1956-57), pp. 33 s.; G. Tellenbach, Der grossfrankische Adel und die Regierung Italiens in der Blütezeit des Karolingerreiches, in Studien und Vorarbeiten zur Geschichte des grossfränkischen und frühdeutschen Adels, a cura di G. Tellenbach, Freiburg im Br. 1957, pp. 53 s.; E. Hlawitschka, Franken, Alemannen, Bayern und Burgunder in Oberitalien (774-962), Freiburg im Br. 1960, pp. 163 s.; (per la famiglia di C. cfr. anche H. Jänichen, Baar und Huntari, in Grundfragen der Alemannischen Geschichte, Lindau-Konstanz 1955, pp. 111 s. e le tavv. dopo p. 148); M. Mitterauer, Karolingische Markgrafen im Südosten. Fränkische Reichsaristokratie und bayerischer Stammesadel im österreichischen Raum, Wien 1963, pp. 24, 126 s., 131, 201.