CADICE (A. T., 43)
Città della Spagna, capoluogo della provincia omonima. Nonostante il suo esiguo sviluppo demografico (78.000 ab. nel 1930), rimane senza dubbio una delle più importanti città spagnole. La sua origine risale alla colonizzazione fenicia, cui ci riporta il nome Gadir o Agadir (greco Τάδειρα, romano Gades che significa "siepe, cinta"). L'abitato si raccoglie sulla piatta estremità settentrionale di un'esile lingua di alluvioni con cui termina la cosiddetta isla de Leon, che il cano (canale) de Santi Petri separa dal continente, dinnanzi alla meno cospicua penisola del Trocadero, che chiude la parte più interna della baia. Nonostante la sua vetusta origine, Cadice ha una pianta piuttosto regolare, con vie rettilinee, anche se generalmente non molto larghe (più notevoli la elegante Calle S. Rafael e quella detta Ancha, cioè "larga"), con ampî viali all (esterno, e manca di monumenti artisticamente molto notevoli (per la minore importanza di Cadice nel Medioevo). La città ha conservato il suo aspetto caratteristico, con le sue case bianche e, di regola, a non più di tre piani, con terrazze; e strade ben lastricate, con marciapiedi a mattonelle, come d'abitudine in Andalusia.
Nell'ampia baia omonima, il porto di Cadice penetra nell'entroterra mediante ferrovie raccordate a una parte delle banchine, le quali hanno complessivamente due miglia e mezzo di lunghezza lineare. I fondi di accosto più alti si trovano lungo la calata Reina Victoria y Marqués de Comillas: m. 11. Nel porto ha sede un grande cantiere navale, il Matagorida. Il decreto reale 22 ottobre 1914 istituì una zona franca sulla nuova Galata Alfonso XIII. La zona è raccordata direttamente con il tronco ferroviario principale, ha comunicazioni dirette col quartiere degli affari della città, e dispone di una propria banchina, lunga m. 450 per l'accosto dei transatlantici; ha una superficie totale di metri quadrati 84.000. Sorgono in essa due depositi coperti della superficie di mq. 6.000. La zona non è molto attiva, e il suo traffico segna cifre minime. Dalle 16.000 tonnellate di merce in entrata nel 1918 si è saliti, dopo varie vicende, a tonnellate 17.253 nel 1924 e a 75.000 nel 1927.
L'importanza di Cadice nel traffico internazionale spagnolo è in continuo declino. Le importazioni principali sono costituite da carbone, legname, prodotti coloniali, ecc.: le esportazioni da vini, sale, olive, sughero, minerali, ecc. Nel 1925, secondo i dati ufficiali più recenti, il numero delle navi entrate in cabotaggio (escluso il piccolo traffico locale) ascese a 1387, per la stazza di t. 738.791, che sbarcarono t. 52.516 di merce. La Navigazione Generale Italiana tocca Cadice in uscita ed entrata con la sua linea mensile da Genova a Valparaiso, nonché con i transatlantici dell'America del Sud e qualche volta nei viaggi di ritorno dall'America del Nord.
La popolazione è cresciuta di poco nell'ultimo secolo. Data la sua posizione, Cadice subì frequentemente attacchi e danni più o meno gravi per bombardamenti navali (da ricordare quello comandato da Nelson nel 1707, e qtiello francese del 1812: non lontano da Cadice, a Trafalgar, fu combattuta una delle più decisive battaglie marittime della storia) mentre le pestilenze ne decimarono più volte gli abitanti, ridotti a 15.000 nel 1651.
Monumenti. - A Cadice sono notevoli le due cattedrali, Vecchia e Nuova. La prima, fondata nel sec. XIII, fu ricostruita alla fine del XVI; vi si conserva un ostensorio d'argento del secolo XVII, lavoro di Antonio Suárez. La Nuova, la cui costruzione durò dal 1722 al 1830, fu eseguita su progetto di Vicente Acero; gli stalli del suo coro, scolpiti da Pedro Duque Cornejo, provengono dall'antica certosa di Siviglia; nella cappella di S. Sebastiano vi è una statua di S. Bruno dello scultore Martínez-Montañés. Il museo archeologico di Cadice contiene gli avanzi della necropoli fenicia locale e il museo di pittura ha opere del Murillo, dell'Herrera e dello Zurbarán.
V. tavv. XLIII e XLIV.
Bibl.: A. de Castro, Historia de Cádiz y su provincia desde los remotos tiempos hasta 1814, Cadice 1858; P. del Madrazo, Sevilla y Cádiz, in España, sus monumentos y artes, su naturaleza é historia, Barcellona 1887; O. Schubert, Geschichte des Barocks in Spanien, Esslingen 1908.
Istituti di cultura e biblioteche. La facoltà di medicina, dipend'. nte dall'università di Siviglia fu fondata nel 1748 ed è la più antica della Spagna. Soppressa nel 1843, fu poi ripristinata. Vanno menzionati inoltre: la Scuola superiore di commercio, l'Accademia filarmonica, l'Ateneo scientifico-letterario, ecc. La biblioteca provinciale contiene oltre 40.000 volumi, tra cui alcuni incimaboli, e circa 180 manoscritti. Il museo archeologico è diviso in tre parti, due d'archeologia e una di numismatica. L'archivio municipale contiene documenti d'alto valore storico, a partire dalla fine del sec. XVI.
Storia. - L'età antica. - Gades fu la prima colonia dei Fenici in Spagna, che continuò a fiorire dopo che i Cartaginesi ebbero assunto l'egemonia delle colonie fenicie in Occidente e anche dopo la romanizzazione della Spagna.
Secondo Velleio Patercolo (1, 2, 4) la fondazione di Cadice è da datare 287 anni prima della fondazione di Cartagine e prima della fondazione di Utica, nel tempo delle lotte di Codro coi Dori di Megara, cioè verso il 1100. Cadice fu fondata, secondo una tradizione raccolta da Posidonio e trasmessaci da Strabone, dopo un viaggio a Sexi (Almuñecar), e un altro che portò i Fenici 1500 stadî ad ovest dello stretto di Gibilterra nell'isola di Eracle presso Onoba (Huelva), ma senza trovarvi favorevoli gli augurî per stabilire ivi una colonia. Nel terzo viaggio fu fondata Gades che non tardò a dominare gl'indigeni Tartessî. Il combattimento navale di Terone, re della Spagna citeriore coi Fenici, di cui parla una tradizione deformata che conservò Macrobio e A. Schulten ha ricostituita, consisté propriamente in una lotta di Gerone o Gerione, re dei Tartessî, con i Gaditani. Dopo essa i Tartessî rimasero sottomessi a Gades, ciò che viene accennato da un'iscrizione assira del tempo di Asarhaddon (dopo il 671) che fa Tarsisi (i Tartessî) vassalli dell'Assiria, dopo la sottomissione dei Fenici. I Salmi e altri luoghi biblici parlano dei tributi dei re di Tarshish.
Dopo le guerre di Nabucodonosor di Babilonia (605-562), Gades dové essere in decadenza ed i Tartessî ripresero la loro libertà, sotto la talassocrazia focese durata fino alla battaglia di Alalia (535). Secondo una tradizione gaditana, minacciando gl'indigeni Gades, i cittadini chiamarono in aiuto i Cartaginesi, che dalla fine del sec. VI sono i padroni di Cadice, principale loro hase di operazioni in Spagna fino alla fondazione di Cartagine Nova.
Questa storia di Cadice è sicura soltanto dopo il tempo delle lotte di Gerone, cioè non prima del sec. VII. Le notizie della fondazione verso il 1100, benché suffragate da posteriori tradizioni locali, sono state messe in dubbio dal Beloch, dal Clerc e da altri. Si potrebbe credere che Cadice non fosse fondata che dopo le guerre coi Tartessî, cioè non prima del sec. VII, e fino alla egemonia dei Cartaginesi non fosse altro che una stazione navale. Lo Schulten crede che nel Periplo conservato dal poema di Avieno Ora maritima, l'autore greco per odio ai concorrenti fenici taccia il nome di Cadice e ritiene la menzione dell'"arce" un'interpolazione posteriore, ma se Cadice non era in quel tempo che una stazione navale può darsi che "arce" sia la traduzione del nome della città e che il Periplo sia anche esso una testimonianza dell'esistenza di Cadice nel sec. VI.
Con questa ipotesi si spiegherebbe che le scoperte archeologiche di oggetti fenici più antichi in Spagna, non si siano fatte in Cadice ma altrove. La necropoli di Cadice non offre suppellettile anteriore alla fine del secolo VI e più sicuramente al sec. V. Tale suppellettile corrisponde a quella delle necropoli contemporanee di Cartagine e dei più antichi sepolcri della necropoli cartaginese del Puig d'Es Molins d'Ibiza, poiché il sarcofago antropoide di Cadice non è anteriore alla fine del secolo V o forse al IV, conforme alla data dei sarcofagi ellenizzanti di Fenicia.
Oltre la necropoli, utilizzata fino all epoca romana, e alcune tracce di piccole vie della città, riconosciute dallo Schulten, si conoscono solo i possibili resti del tempio di Eracle nell'isola di Santipetri, identificati anch'essi dallo Schulten. Altri però credono quel tempio situato ovè il duomo attuale.
Della Cadice romana sappiamo che fu sempre in buona amicizia con Roma e che, fiorendo sotto la sua egida, fu il principale mercato della Spagna meridionale. Si parla dei prodotti che erano esportati da Cadice (pesci, vini, olio), degli arsenali e anche delle sue celebri danzatrici. Ma soprattutto è noto il tempio di Eracle-Melkart che aveva nel portico rilievi con le pratiche di Eracle e nell'intorno colonne o stele con iscrizioni concernenti la fondazione. Cadice, dopo essere stata saccheggiata, nel 206 a. C., da Magone, che dubitava della lealtà degli abitanti e fece perire sulla croce i suffeti (per questa notizia sappiamo che si governava come Cartagine), si offrì ai Romani che ad opera di Scipione conclusero con essa nello stesso anno 206 un foedus. Silla conferì ad alcuni Gaditani la cittadinanza romana e Giulio Cesare, dopo la guerra con Pompeo, estese questa cittadinanza a tutti; dopo di che Cadice si chiamb urbs Iulia. Da Augusto in poi si denominò Municipium Augustum Gaditanum. Il re Giuba di Mauritania ne fu duoviro. Con Augusto comincia l'apogeo della Cadice romana che durò due secoli. Essa decadde nel sec. IV; l'ultima menzione è del 420.
Gaditani illustri furono Columella, famoso scrittore di agricoltura, il poeta Canio Rufo, lo scrittore di opere di agricoltura e pesca, Turanio Gracile, L. Cornelio Balbo (v.), ed altri.
Bibl.: Bosch-Gimpera, Fragen der Chronologie der phönizischen Kolonisation in Spanien, in Klio, XXII (1928), p. 345 seg.; J. Beloch, Griechische Geschichte, I, 2ª ed., Strasburgo 1912; A. Schulten, Tartessos, Amburgo 1922; Hübner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, i, col. 439 segg.; P. Quintero, La necropoli anteromana de Cádiz, in Boletín de la Sociedad española de excursiones, Madrid 1914, p. 151 seg., e Anuari del Institut d'Estudis catalans, V (1913-14), p. 850 seg. (notizie degli scavi ulteriori nelle Memorias de la Junta superior de excavaciones y antiguëdades, dal 1916); A. Schulten, Der Heraklestempel bei Gades und die Insel Sanctipetri, in Archäologischer Anzeiger, 1922, p. 38 seg.; id., in Archäologischer Anzeiger, 1927, p. 203 seg.; A. Vives, Las mondeas de Cádiz, in Boletín de la Sociedad española de excursiones, 1914, p. 289 seg.
Medioevo ed età moderna. - Sotto la dominazione visigota, non ricorre il nome di Cadice; si suppone che la città abbia avuto allora scarsa popolazione e che dipendesse dal vescovado di Xeres. Nel 711 il generale arabo Tarik, dopo un primo, vano tentativo nell'anno precedente, conquistò Cadice. Durante il dominio musulmano il territorio fu teatro delle ambizioni di varie tribù africane, che se lo disputarono con le armi.
La riconquista cristiana della regione cominciò alla metà del sec. XIII: nel 1262 Alfonso il Saggio, re di Castiglia, conquistava Cadice. Le fortificazioni furono ricostruite, un gran numero di monumenti rialzati: nel 1263 Cadice ricevette il titolo di città. Alla fine del sec. XV, durante le lotte interne del regno di Enrico IV, Don Rodrigo Ponce de Peón s'impossessò della città, col pretesto di conservarla per il re. Il re accettò il fatto compiuto, gli concedette la città e il titolo di marchese di Cadice; però, dopo la morte del Peón, i re spagnoli ricondussero la città alla corona. Esposta alle rappresaglie inglesi durante le frequenti tensioni anglo-spagnole, fu presa e saccheggiata dagl'Inglesi nel 1596, assediata e bombardata nel 1625 e poi nel 1702, quando nella guerra di successione Cadice prese le parti di Filippo V. Nel 1797, la squadra inglese, sotto il comando di Nelson, bombardò la città durante due giorni senza poterne snidare la squadra spagnola, comandata dal Manzanedo.
La guerra d'indipendenza contro Napoleone ebbe inizio a Cadice con una rivolta, nella quale trovò la morte il comandante generale dell'Andalusia. Nel 1810 la Giunta centrale di Siviglia che aveva preso la direzione del movimento, si trasferì nell'Isla de León a Cadice, di fronte all'avvicinarsi delle truppe francesi. Lì la Giunta depose i suoi poteri e fu sostituita da un Consiglio di reggenza. Il Consiglio riunì le Cortes nell'isola di León il 29 settembre dello stesso anno, trasferendosi poi, nel 1811, a Cadice stessa. La città fu assediata dalle truppe francesi del maresciallo Victor, ma il 5 marzo 1812, nella sanguinosa battaglia di Chiclana, gl'Inglesi e gli Spagnoli ebbero la vittoria. Nel 1812 vi fu proclamata la costituzione e le Cortes prestarono il giuramento sotto il fuoco delle artiglierie francesi che assediavano la piazzaforte.
Nel 1820 Cadice si sollevò al grido di libertà e qui rimasero i dirigenti del movimento, fino a che Ferdinando VII non prestò giuramento alla costituzione. Però nel 1823 seguì la repressione realista e Cadice cadde di nuovo sotto le truppe francesi incaricate dalle potenze della repressione; esse la tennero fino al 1828.
Nel 1868 ebbe luogo nella baia di Cadice un pronunciamento delle truppe di mare (seguito da quello delle truppe di terra e della popolazione) che detronizzò Isabella II.
Azioni navali. - Durante la guerra tra Filippo II e l'Inghilterra, mentre la Spagna allestiva nei suoi porti la Invincibile Armata, il 26 aprile 1587 comparve improvvisamente dinanzi a Cadice l'ammiraglio Drake con una squadra, assalì le navi spagnole bruciandone una ventina e saccheggiò poi la costa sino a Lisbona.
Per continuare la guerra contro l'Inghilterra, Filippo II di Spagna aveva riunito a Cadice numerose navi da guerra con le quali intendeva portare soccorso agl'Irlandesi ribelli. Al corrente dei piani spagnoli, la regina Elisabetta mandò oltre 100 navi ai comandi dell'ammiraglio Howard e del conte di Essex, i quali comparvero d'improvviso dinanzi a Cadice. Il 21 giugno 1596 la città e l'armata spagnola ivi riunita si lasciarono sorprendere alla sprovvista. Dopo breve combattimento gl'Inglesi dispersero quasi tutte le navi nemiche e poterono mettere a terra il corpo di spedizione comandato dal conte di Essex, prendere i forti e la città. Ma entrata la discordia fra i capi degli assalitori, tutta l'armata si ritirò.
La provincia di Cadice. - La provincia di Cadice è la più meridionale della Spagna (area 7345 kmq., ab. 562.513, 76,5 per kmq.; compresi la città e il territorio di Ceuta, che amministrativamente dipendono da Cadice). Confina ad O. con l'Atlantico, a N. con la prov. di Siviglia, ad E. con quella di Malaga, a SE. col Mediterraneo, a S. con lo stretto di Gibilterra. La costa atlantica è alluvionale, orlata di dune e di stagni salati (marismas) fino alla Baia di Cadice, sparsa di numerose cittadine, prospere per commercio, specialmente vinicolo, per traffici marittimi e per industrie navali; indi sino alla punta Marroqu, la costa diviene alquanto rocciosa, con alcune articolazioni e sporgenze. Sul Mediterraneo si apre la vasta baia di Algeciras in forma di ferro di cavallo, importante per l'esportazione dei prodotti andalusi. La parte occidentale della provincia è bassa o presenta soltanto rilievi collinosi; la settentrionale e orientale è prevalentemente montuosa, con alcune vestigia delle estesissime foreste d'un tempo. Numerosi i corsi d'acqua: del Guadalquivir solo il largo e navigabile estuario appartiene alla provincia; il Guadalete sbocca nella Baia di Cadice; più a sud il Barbate, il quale, insieme con altri corsi minori, passa per una depressione situata quasi al livello del mare, formando una vasta laguna detta Laguna de Janda; il Guadarranque attraversa il montuoso Campo de Gibraltar gettandosi nella Baia di Algeciras, mentre il Guadiaro forma il confine con la provincia di Malaga. Il clima è del tipo mediterraneo; gl'inverni sono miti, le estati lunghe, calde e asciutte. La produttività è varia. Nelle parti pianeggianti intorno a Jerez e sin presso Cadice si ricavano i rinomati vini di Jerez e di Puerto de Santa Maria e Sanlúcar de Barrameda (detti manzanillas), ed anche molto olio, frutta, ortaglie, legumi e cereali. Di non molto valore economico sono le magnifiche pinete. Le colline e i monti sono messi a coltura solo per un terzo o un quarto della superficie; il resto è lasciato a pascolo, e vi s'allevano numerose mandrie di bestiame cornuto e di cavalli della rinomata razza andalusa. Di grande feracità sono i terreni intorno alla Laguna de Janda. Grave impedimento al progredire dell'agricoltura è la lunga siccità estiva, non essendo possibile l'irrigazione artificiale se non nelle valli maggiori. Un'importante fonte di ricchezza per la provincia è data dalla produzione del sale marino che si ricava dalle marismas, dai prodotti della pesca (tonni, sardine) e industrie derivate.
Bibl.: Per la prov. di Cadice v.: I. Magherson, Bosquejo geológico de la prov. de Cádiz, Cadice 1872; I. Caraudell, Datos para la geografía física y humana del litoral atlantico de la provincia de Cádiz, in Boletín de la R. Soc. Geogr. Madrid, LXXI (1924); J. Gavala, Descripción geográfica y geológica de la Serranía de Grazalena, en la provincia de Cádiz, in Bol. Comiss. del Mapa Geol. de España, XIX, ii (1919), Madrid 1919.