CAELATURA
La glossa greca corrispondente - non traduzione - è τόρευσις, cioè l'arte di incidere il metallo - in particolare l'argento - e prende nome dallo strumento di lavoro, il caelum o τόρευς, ossia cesello o bulino, e conviene pertanto alla nostra cesellatura. Accanto però ad opere incise si trovano in gran numero opere lavorate a rilievo ed il termine usato per queste è anche c.: dice infatti Quintiliano (Inst. orat., ii, 21, 8): .... caelatura quae auro, argento, aere, ferro, opera efficit. Plinio (Nat. hist., xxxiii, passim) nel menzionare i caelatores ne ricorda indistintamente lavori incisi ed a rilievo. Caelati si debbono dire gli specchi incisi - e ne è conferma un iscrizione (C. I. L., xiv, 4098), ove l'autore firma con il verbo cailavit - o le ciste, cosi come gli oggetti provenienti dai varî "tesori" (v.) sulla scorta delle precisazioni pliniane circa la suppellettile da tavola (Nat. hist., xxxiii, 139-40). In quest'ultimo caso, la c. è una tecnica che presenta molte analogie con lo "sphyrelaton" (v.), specie quando faccia uso di forme onde ottenere figure a sbalzo o emblèmata da applicare. Matrici per tali lavori non sono rare, e se ne conservano, tra gli altri, nei musei di Monaco e di Hildesheim. Per impedire che nell'uso le figure a rilievo si ammaccassero le si riempiva nell'incavo con mastici a base di pece e gesso. L'arte della c. ha influenzato, in alcuni periodi, anche la scultura, che ne ripete volentieri la minuzia del linguaggio figurativo, quale, esempio fra i più vistosi, il fregio floreale della Ara Pacis. Plinio ricorda come il più famoso caelator dell'antichità Mentor (Nat. hist., xxxiii, 154), al quale Properzio (iii, 9, 13) aggiunge Mys, in virtù della sua eccezionale abilità miniaturistica. Anche l'arte di incidere le gemme veniva chiamata c. ed era ritenuta particolarmente difficile (Plin., Nat. hist., xxxvii, 131). Sempre Plinio (Nat. hist., xxxvi, 193) dice come anche il vetro potesse venir lavorato con una tecnica simile alla cesellatura.
Vedi anche toreutica.
Bibl.: H. Blümner, Technologie und Terminologie der Gewerbe und Kunst bei Griechen und Römern, IV, Lipsia 1887, p. 263 e ss.; E. Pernice, in 58. Winckelmannspr., 1898; O. Rubensohn, Hell. Silbergerät, Berlino 1911; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, Suppl. VI, 1936, cc. 1954-74, s. v. Toreutik.