MAURETANIA, Caesariensis et Tingitana
Province romane dell'Africa settentrionale e della costa atlantica.
Col nome di M. si designò nell'antichità classica la regione africana posta a ponente del Fretum promunturium (Capo Bongarun), e precisamente la zona costiera compresa tra il fiume Ampsaca (uadi el-Kebir) e l'Oceano Atlantico. L'entroterra, oltre i massicci dell'Atlante e del Ksur, vi fu compreso solo nella sua porzione occidentale e sempre con confini indefiniti: la provincia orientale, la Ghardaia e il Gebel Amur, appartennero invece in ogni tempo alla Numidia (v.). La M. comprese così l'attuale Marocco, parte dell'attuale stato omonimo e tutta l'Algeria costiera ad esclusione della zona di Costantina.
La regione era già unificata sotto una dinastia al momento del primo contatto con Roma durante la seconda guerra punica; tale restò con il re Bocco I durante la guerra giugurtina e fino alla metà del I sec. a. C.; nel 49 a. C. si ha la prima certa menzione di una divisione del territorio tra due monarchi consanguinei: Bogud a occidente e Bocco II a oriente, i quali parteggiarono, volta a volta, per Pompeo, Cesare, Ottaviano e Antonio. Il confine tra i due regni era presumibilmente al fiume Malus, Mulucha (uadi Muloya), che ancora in tempi moderni ha distinto il Marocco spagnolo da quello sotto l'amministrazione francese. Tale confine servì durante l'Impero a distinguere le due province: Tingitana a occidente e Caesariensis ad oriente, che assunsero questi nomi dalle rispettive capitali: Tingis (Tangeri), e Caesarea, chiamata antecedentemente Iol, da identificarsi con la città costiera di Cherchel.
L'amicizia con Antonio costò il regno a Bogud, e Bocco II poté riunire nel 38 a. C. tutta la M. sotto il suo scettro, sinché alla sua morte, intervenuta cinque anni più tardi, la regione divenne, per disposizione testamentaria, dominio di Ottaviano; questi vi dedusse drappelli di veterani e ricostituì il regno nel 25 a. C., affidandolo a Giuba II, al quale si deve se la capitale Iol mutò il proprio nome. Il figlio di Tolomeo fu fatto uccidere da Caligola nel 40, mentre poco più tardi Claudio costituiva le due province, affidandone il governo a procuratores imperiali; in certi momenti le due province furono affidate alla reggenza di un solo funzionario. È incerto se per breve periodo la Tingitana fu unita ad una delle province iberiche. La Tetrarchia suddivise la Caesariensis separandone la provincia Sitifensis, così nominata dalla capitale Sitifis (Setif). Caesariensis e Sitifensis appartennero alla dioecesis Africae e furono governate da praesides, quando la Tingitana fu aggregata alla dioecesis Hispaniarum, e retta da un comes. Dopo la cacciata dei Vandali e la riconquista bizantina, le prime due province tornarono ad unirsi sotto il nome di Mauretania I, e la Tingitana, col nome di Mauretania II, estese la sua giurisdizione alla costa andalusa.
Sino alla calata dei Vandali, le sole preoccupazioni per la sicurezza delle due province erano date dai pirati della costa maura, contro i quali furono armate alcune vexillationes della flotta alessandrina, e dalle tribù dell'interno: Gaetuli, Bavari e Quinquegentani. Alcune di queste popolazioni, ormai permeate di cultura latina, giunsero nel IV sec. a organizzarsi civilmente e militarmente alla maniera dei Romani: i loro capi, Firmo e Gildone, tennero testa a lungo alle truppe di Valentiniano I e di Teodosio.
Nella M. Caesariensis le principali città fiorirono lungo la costa mediterranea ad eccezione di Sitifis: Igilgilis (Gigelli), Saldae (Pougie), Tipasa (Tefassad), Cartenna (Ténès), Siga (Takembrit); nella Tingitana, accanto alle città costiere del Mediterraneo, come Rusaddir (Melilla) e dell'Atlantico come Zilis (Arzila), Lixus (Chemmish) e Sala (Slâ, presso Rabat), vi furono anche cospicui centri interni, come Babba (es-Serif), Banasa (Sidi-Alibu-Genoun) e Volubilis (Kasr-Faraun). La rete stradale ebbe uno sviluppo quasi esclusivamente costiero: la sola arteria longitudinale di qualche rilievo era la via da Tingis a Volubilis.
La più alta fioritura civile si ebbe, nelle due M., nel corso del II sec., quando quasi tutti i centri ebbero un ordinamento municipale, e molti ricevettero la dignità coloniaria.
Bibl.: S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, Parigi 1921 ss., e particolarmente V, 1927; VII e VIII, 1928; Ch. Julien, Histoire de l'Afrique du Nord, 2a ed., Parigi 1951; P. Romanelli, Storia delle province romane dell'Africa, Roma 1959; G. Ch. Picard, La civilisation de l'Afrique romaine, Parigi 1959. Su problemi particolari, comuni alle due province: R. Cagnat, L'armée romaine d'Afrique et l'occupation militaire de l'Afrique sous les empereurs, 2a ed., Parigi 1912; P. Salama, Les voies romaines de l'Afrique du Nord, Algeri 1950; B. E. Thomasson, Die Statthalter der römischen Provinzen Nordafrikas von Augustus bis Diokletianus, in Skrifter Utgivna Svenska Institutet i Rom, I, IX, 1 e 2, Lund 1960. Sul tardo impero: B. H. Warmington, The North African Provinces from Diocletian to the Vandal Conquest, Cambridge 1954; C. Courtois, Les Vandales et l'Afrique, Parigi 1955; Ch. Diehl, L'Afrique byzantine, Parigi 1896. Sulla M. Caesariensis: E. Cat, Essai sur la province romaine de la Maurétanie Césarienne, Parigi 1922. Sulla M. Tingitana: Ch. Tissot, Recherches sur la géographie de la Maurétanie Tingitane, in Mém. Acad. Inscr., IX, 1, 1878; L. Chatelain, Inscriptions latines du Maroc, I, Parigi, 1942; J. Carcopino, Le Maroc Antique, Parigi 1943; L. Chatelain, Le Maroc des Romains, Parigi 1944; H. Nesselhauf, Zur Militärgeschichte der Provinz Mauretania Tingitana, in Epigraphica, XII, 1950, pp. 34-48.
(G. C. Susini)
Personificazione. - La M. è rappresentata su monete di Adriano; essa appare a volte come figura femminile, a volte come figura maschile, indossante abiti militari, corto chitone, embades, e talvolta una clamide gettata su una spalla; è sempre accompagnata da un cavallo e regge due giavellotti. In alcune monete ha in testa un copricapo a testa di elefante.
Bibl.: J. M. C. Toynbee, The Hadrianic School, Cambridge 1934, p. 123; Mattingly-Sydenham, The Roman Imperial Coinage, II, pp. 448-449, nn. 854-860; tav. XVI, n. 323; p. 455, nn. 892, 902.
(L. Rocchetti)