CAETANI (o Gaetani)
Antica stirpe medievale italiana che, secondo una tradizione familiare, trae la sua origine dai consoli (o ipati) e duchi di Gaeta (sec. IX-1032). Ad essa si è voluto attribuire da taluno papa Gelasio II (morto nel 1119). La genealogia documentata della famiglia comincia col sec. XII, quando si trovano notizie sicure di rami distinti in Napoli, in Pisa, in Roma e in Anagni, che forse fanno tutti capo a un ceppo unico. Di scarsa importanza storica furono i rami di Castelmola, di Maenza e della Fargna, derivati da quello di Anagni. Al ramo romano appartiene il cardinale Aldobrandino (morto nel 1223?).
Ramo di Napoli. - Il più antico documento si riferisce a Marino "cognomento Gaietano" (morto anteriormente al 1103). Questa famiglia, quantunque tenuta in onore alla corte angioina, non ebbe lustro storico e se ne perde traccia col sec. XV.
Ramo di Pisa. - Fiorì nei secoli XII e XIII; si distinse per quattro cardinali e numerosi prelati ed ebbe notevole parte nelle vicende politiche e militari della repubblica. Il banchiere Giacomo, "Sciarra Barone" (morto nel 1342), fu intimo e consigliere di Bonifacio VIII; ma dopo di lui, la famiglia perse d'importanza. Un suo discendente, Pietro, nel 1417 emigrò in Sicilia e da esso ebbe origine il ramo siciliano dei marchesi di Sortino e principi del Cassaro, che nel 1652 s'imparentò con i Caetani di Sermoneta
Ramo di Anagni (Serm0neta e Fondi). - Imparentato con la famiglia Conti e con gli altri signori della Campagna, esso acquistò lustro e potenza con Benedetto, che fu elevato al trono pontificio (1294) col nome di Bonifacio VIII (v.). Il nuovo papa, spinto da ardente nepotismo, creò ai suoi un vasto e ricco stato. Il fratello Roffredo II, già senatore di Roma (1290-92), fu da Carlo II fatto conte di Caserta, titolo confermato al figlio Pietro II, marchese della Marca anconitana e signore delle milizie (morto nel 1308). Dei figli di questo, Roffredo III sposò Giovanna dell'Aquila, ereditando le ricche contee di Fondi e di Traetto; Benedetto III ricevette il configcato feudo degli Aldobrandeschi; Francesco e Benedetto II furono nominati cardinali. Morto Bonifacio VIII, i Caetani, assaliti da ogni parte dai nemici, si ritirarono da Roma nei loro feudi, resistendo vittoriosamente a una guerra di 24 anni condotta dai Colonnesi. Anzi, grazie alle solide basi giuridiche su cui Bonifacio VIII aveva fondato il loro dominio, godettero di quasi assoluta egemonia nella Campagna e Marittima e in Terra di Lavoro, durante tutto il sec. XIV.
Il loro stato, da una parte, subì accrescimenti per acquisti, eredità, concessioni sovrane e matrimonî; dall'altra, diminuzioni per vendite, confische, e pagamento di doti. Durante l'apogeo della potenza (1350-fine sec. XV), lo stato dei pronipoti di Bonifacio VIII si estendeva dai colli Albani al Garigliano e, tra le 200 rocche e castella, si debbono annoverare, Anagni (in signoria), Astura, Carpineto, Ceccano, Filettino, Marino, Morolo, Ninfa, Norma, Pofi, Ripi, S. Felice al Circeo, Sermoneta, Sezze (in signoria), Sgurgola, Sonnino, Trevi, Vallecorsa, ecc., nella Campagna e Marittima; nonché Alife, Atina, Calvi, Fondi, Itri, Maranola, Piedimonte, S. Agata de' Goti, Scauri, Sperlonga, Vairano, ecc., nel Napolitano.
I nipoti e pronipoti di Bonifacio VIII furono prodi capitani di Roberto d'Angiò ed ebbero grande ascendente alla sua corte. Niccolò, figlio di Roffredo III, condottiero di singolare ardire e abilità, fu in guerra con Gaeta e Terracina, sconfisse l'esercito della regina Giovanna I in Itri e fu l'unico barone che non si sottomettesse al tribuno Cola di Rienzo. A Niccolò successe Onorato I (1348). Barone potentissimo, ospitò a Fondi i cardinali dissidenti, che ivi elessero l'antipapa Clemente VII (1378); diventato principale fautore in Italia del grande scisma, fu nominato rettore perpetuo della Campagna e Marittima, ed ebbe il dominio quasi assoluto di esse, finché fu disfatto dagli eserciti riuniti di Bonifacio IX e di Ladislao (1400). Verso il 1420, lo stato dei Caetani, per volontà di Giacomo II (morto nel 1423), fu diviso in due parti:
Ramo dei Caetani d'Aragona. - Da Giacomo II i feudi napolitani furono dati al figlio secondogenito Cristoforo, valente e fedele capitano di Giovanna II; capostipite del ramo, che, nel 1466, ebbe il privilegio d'intitolarsi "d'Aragona". Questo sa ì a grande potenza per opera di Onorato II (m. nel 1491), logoteta e protonotario del regno e intimo di Ferdinando I. A Fondi, egli ricostruì molte chiese e il bellissimo palazzo baronale, ove tenne magnifica corte. Suo figlio Bernardino Maria, per avere cospirato contro il re e lo stesso padre, fu diseredato. Il nipote Onorato III sposò Sancia, nipote, e poi Lucrezia, figlia di Ferdinando I; nel 1497, per aver preso le parti dei Francesi, si vide spogliato dei feudi aviti, che furono assegnati ai Colonna. I suoi discendenti furono principi di Altamura e di Piedimonte d'Alife nonché duchi di Laurenzana, e rappresentano tuttora il ramo secondogenito o napolitano della famiglia. Antonio, fratello di Cristoforo, fu patriarca d'Acquileia e cardinale (morto nel 1412).
Ramo dei Caetani di Sermoneta I feudi della Campagna e Marittima rimasero al primogenito di Giacomo II, il cui pronipote Onorato III militò (1459-1465) sotto le bandiere di Giovanni d'Angiò contro Ferdinando I, avendo in animo di togliere al cugino Onorato II di Fondi i feudi del Napoletano. Nel 1499 Alessandro VI tentò di sterminare il ramo di Sermoneta e ne confiscò i feudi: varî membri della famiglia furono messi a morte; Sermoneta fu venduta a Lucrezia Borgia. Ma nel 1504, Giulio II reintegrò Guglielmo (morto nel 1519) nel possesso dello stato. A partire dal 1530 circa, questo ramo ha adottato il nome di Caetani invece di Gaetani. Il nipote di Gugliemo, Niccolò, fu creato, dodicenne, cardinale (1538); e alla di lui morte (1585), ebbe a successore nel sacro collegio il nipote Enrico, legato in Francia (1589-90) e in Polonia (1596-97). Il fratello di Enrico, Onorato IV, sposò (1560) Agnesina Colonna, sorella di Marcantonio, e nel 1571 fu capitano generale della fanteria pontificia alla battaglia di Lepanto. Nel 1586, Sisto V gli conferì il titolo di duca di Sermoneta. Furono elevati alla dignità cardinalizia, nel 1606, Bonifacio II, nel 1621, Antonio II; nel 1626, Luigi che, morto nel 1642, fu l'ultimo cardinale della famiglia. Il duca Pietro III e suo fratello Ruggero II combatterono sotto Alessandro Farnese in Fiandra (1583-96). Francesco IV, grande di Spagna, fu governatore di Milano (1660-62) e viceré di Sicilia (1662-67). Le numerose legazioni e il fasto dell'epoca ridussero durante tutto il sec. XVII e XVIII i Caetani di Sermoneta in cattive condizioni finanziarie. Nel 1702, Gaetano-Francesco, per aver congiurato col principe della Macchia, si vide confiscato lo stato che, restituitogli nel 1710, rinunziò al figlio Michelangelo I; questi, per sgravarsi dei debiti, nel 1713 vendé al Ruspoli il palazzo al Corso, il feudo di S. Felice al Circeo, il lago di Paola e nel 1750 alienò al re Carlo III il principato di Caserta, ricevendo in cambio il titolo di principe di Teano. La cattiva amministrazione del figlio Francesco e del nipote Enrico ridusse il governo dello stato nelle mani dei "cardinali economi", finché Michelangelo II, il noto patriota e dantista (v. oltre), con feroci economie e rigida amministrazione, in un quadrennio restaurò permanentemente il patrimonio Caetani. Il figlio Onorato V, fu deputato, senatore, ministro (v. oltre).
Rami dei Caetani Palatini e dei Caetani di Filettino. - Durante il sec. XIV, fiorirono due rami della famiglia, discesi rispettivamente da Benedetto III, fratello, e da Bello, figlio di Roffredo III. Ebbero larga parte nelle guerriglie dei baroni, che funestarono la Campagna durante l'esilio d'Avignone e durante il grande scisma d'occidente; combatterono aspramente contro il ramo principale della famiglia. Questi due rami in breve s'impoverirono; i Palatini si estinsero con Zenobia verso la metà del sec. XVI. Il ramo di Filettino si è estinto ai giorni nostri.
La famiglia Caetani, dunque, non meno antica di altre illustri stirpi feudali romane, fu tuttavia l'ultima a conquistarsi un vasto dominio nell'Italia centrale e vi riuscì specialmente per la volontà e per la sagacia di Bonifacio VIII. Questo grande pontefice tentò di abbassare per sempre la gente dei Colonnesi, tradizionali e principali fautori dell'imperialismo germanico contro l'autorità papale; e sperò di raggiungere lo scopo, creando e consolidando nei germogli del proprio albero, una nuova e potente casata guelfa che, unitamente ai guelfi Orsini, ostacolasse il risorgere dei Colonna o almeno ne contrastasse la eccessiva potenza. Il suo nepotismo aveva una precisa finalità politica. Bonifacio VIII raggiunse l'intento, poiché il dominio dei Caetani, sorto rapidamente e affermatosi in modo quasi assoluto nella Campagna e Marittima durante tutto il sec. XIV, impedì ai Colonnesi di allargare quello proprio verso mezzogiorno, mentre i feudi degli Orsini ne limitavano l'espansione a nord di Roma. Non previde però che la creazione di una potente stirpe feudale avrebbe apportato nuovi pericoli alla chiesa, come di fatti avvenne. Durante l'esilio di Avignone e le guerre del Napoletano, i Caetani spadroneggiarono in tutta la Campagna e Marittima e in Terra di Lavoro; durante lo scisma, contrastarono il governo dei legittimi papi. Con le loro numerose castella, formanti un grande e compatto stato ai confini del territorio della Chiesa con quello del regno napoletano, ebbero larga parte in tutte le contese fra i pontefici e i re di Napoli; e, come sudditi di entrambi i sovrani, si trovarono sovente in difficile posizione, ragione per cuì Giacomo II, verso il 1420, decise di dividere lo stato.
Bibl.: La storia e la bibliografia riguardanti la famiglia si trovano compendiate nei volumi pubblicati da G. Caetani, Documenti dell'archivio Caetani, di cui sino ad ora sono stati pubblicati: Caietanorum Genealogia, Perugia 1920; Regesta Chartarum, voll. 6, dall'anno 954 al 1500, Sancasciano 1927-29; pistolarium Honorati Caietani, Sancasciano 1927; Domus Caietana, I: Medioevo, Sancasciano 1927. V. anche G. B. Carinci, Documenti scelti dell'archivio della Ecc.ma Famiglia Caetani, Roma 1846.