CAFFÈ (VIII, p. 257)
Produzione e commercio. - Fino al 1939 la produzione del caffè nel mondo è stata caratterizzata da una netta tendenza all'accrescimento: nel quinquennio 1935-39 una media annuale di 23,2 milioni di q., con un aumento del 28,6% sulla media del periodo 1925-29 e dell'87,1% dal periodo 1909-14. Tale accrescimento fu dovuto soprattutto all'espansione delle colture nell'America Latina, fornitrice dell'85-90% della produzione mondiale, e in Africa.
Anche la quantità complessiva di caffè esportato nel mondo avvertì fino al 1939 un notevolissimo incremento, salendo da 11 milioni di quintali in media all'anno nel periodo 1909-13 a 16,6 milioni nel 1934-38; il 52,6% proveniente dal Brasile, il 13,8% dalla Colombia e il 5,1% dalle Indie Olandesi.
Principali mercati di sbocco: gli Stati Uniti e l'Europa che nel 1934-38 importarono, rispettivamente, il 47,9% e il 42,8% del totale mondiale (Francia 11,2%, Germania 10,0%, Italia 2,2%). Nel 1939 l'esportazione fu di 17,7 milioni di q., assorbiti per il 51,4% dagli Stati Uniti e il 35,6% dai paesi europei.
Il consumo mondiale del caffè segnò pure un aumento progressivo considerevole passando da 12,1 milioni di q. nel 1909-13 a 20,7 milioni nel 1934-38. Ma il ritmo del suo accrescimento fu molto meno rapido di quello della produzione, donde il disquilibrio che depresse sempre più il mercato internazionale del caffè, spingendo i prezzi al ribasso.
Al 31 dicembre 1930 i depositi di caffè in Brasile si elevavano alla enorme quantità di 17,6 milioni di q., sufficienti da soli a soddisfare il fabbisogno mondiale per un anno intero, mentre gli altri paesi produttori avevano fino allora potuto smaltire interamente i loro eecedenti esportabili. Di fronte a questa situazione, che la crisi economica generale sopravvenuta e la svalutazione del milreis aggravavano, il governo brasiliano rinunciò alla politica della "valorizzazione del caffè" e adottò varî provvedimenti che, limitando la libertà di commercio e l'estensione delle colture, tendevano a diminuire la produzione e ad impedire la ulteriore caduta dei prezzi. Fra l'altro decise la distruzione dei depositi (dal giugno 1931 al luglio 1944: ben 46,9 milioni di q. di caffè distrutti di cui 40,9 milioni fino al 1939). Ma anche questa misura non servì allo scopo di ristabilire l'equilibrio nel mercato mondiale del caffè L' esportazione brasiliana nel 1937 non rappresentava che il 47,7% del totale mondiale, mentre nel 1909-13 era stata del 69%. Per contro gli altri paesi produttori, soprattutto la Colombia, profittando delle restrizioni imposte dal Brasile alla sua caffeicoltura e al suo commercio d'esportazione, avevano continuato a smaltire completamente i loro crescenti raccolti annuali.
In numerosi consessi internazionali, tra il 1929 e il 1937, si cercarono rimedî alla grave situazione. Ma senza risultati concreti. Il Brasile abbandonò allora definitivamente la sua politica unilaterale di difesa del caffè e ingaggiò una lotta di libera concorrenza e la guerra dei prezzi. Questo nuovo indirizzo e la distruzione degli stochs, avevano portato, alla vigilia della seconda Guerra mondiale, a una fase di ripresa del mercato internazionale del caffè. La guerra, eliminando la domanda del mercato europeo, creò di nuovo una situazione estremamente precaria per tutti i paesi produttori.
Una soluzione equa fu raggiunta con l'Accordo inter-americano del caffè, firmato a Washington il 28 novembre 1940 e in seguito rinnovato, con il quale si stabilirono i contingenti-base annuali di caffè da esportare negli Stati Uniti da parte dei 14 stati americani firmatarî. Durante la guerra la produzione subì una forte contrazione, discendendo a 18,8 milioni di q. all'anno nel 1940-44, con una diminuzione del 18,7% sulla media precedente; un'ulteriore riduzione a 18,3 milioni di q. si ebbe nell'anno 1944-45.
In quanto al commercio mondiale del caffè due fatti salienti, come s'è visto, l'hanno fortemente influenzato: l'Accordo inter-americano del caffè e l'aumento straordinario delle compere da parte degli Stati Uniti; l'enorme diminuzione delle importazioni europee (meno di 1 milione di q. nel 1943 e 1944). In complesso, le importazioni medie dal 1939 al 1943, valutate a 13,6 milioni di q. all'anno, rimasero inferiori del 16,6% a quelle del 1934 al 1938.
Nel dopoguerra sia la produzione sia il commercio hanno dato segni di ripresa. Quella nel 1945 è stata di 20,4 milioni di quintali e nel 1946 di 22,5 milioni, mentre le esportazioni sono state di 14,1 milioni di quintali nel 1945-46, 14,2 nel 1946-47 e si prevedono di 14,9 nel 1947-48.
Bibl.: F. Arcoleo, L'organisation internationale du marché du café, in Revue internationale d'agriculture (I. I. A.), 1938, pag. 429; P. Landini, Il caffè, Palermo 1946; A. Di Fulvio, Le café dans le monde, Roma (IIA e FAO), 1947; FAO, Annuaire de statistique agricoles et alimentaires, Washington 1947.