CAFFÈ ("bottega del caffè" negli scrittori del sec. XVIII; fr. e sp. café; ted. Kaffee-haus; ingl. coffee-house)
Locale in cui si servono al pubblico, oltre all'infuso da cui esso prende il nome, gelati, bibite e pasticceria. Non abbiamo notizia che nell'antichità ci fossero locali pubblici corrispondenti a quelli che noi chiamiamo caffè; tutt'al più si potrebbero ricordare come ambienti pubblici di riunione, le botteghe di barbiere dove convenivano gli oziosi, e i termopolí, mescite di bevande calde, specialmente di vino caldo aromato.
Le tradizioni arabe attribuiscono la scoperta o l'introduzione dell'uso della bevanda a pii personaggi del Yemen (p. es. ad un santo di Moca od al-Makhā) alla fine del sec. VIII èg., XIV e. v., poiché le sue qualità eccitanti servivano a prolungare le veglie dei ṣūfī (v.) o mistici dediti alla preghiera e alla meditazione. Presto il suo uso si estese anche ai profani e varcò i confini del Yemen: verso la fine del sec. IX èg. (XV) compaiono i primi caffè pubblici alla Mecca, ove uomini e donne si riunivano per ascoltare la musica e giuocare agli scacchi, ecc. Al Cairo appaiono pubblici caffè nel primo decennio del sec. X èg. (1592-1602), malgrado parecchie opposizioni; di là l'uso si propagò in Siria, e due siriani appunto, nel 962 èg., 1554, aprirono i primi caffè di Costantinopoli. Successivamente, i caffè che intanto s'erano moltiplicati, furono fatti chiudere, ma dopo poco la proibizione dovette essere revocata. Mercanti e navigatori portarono in Europa l'uso del caffè e i primi locali rudimentali del genere furono aperti in Italia a Venezia nel 1640, in Francia a Marsiglia nel 1654 e a Parigi verso il 1680, in Inghilterra a Londra nel 1662, in Germania a Francoforte nel 1689. Il caffè era bevuto senza zucchero, come in Oriente. A Vienna l'uso del caffè fu introdotto forse dopo la vittoria di Sobieski sugli Ottomani nel 1683: fu trovata una grande quantità di chicchi nel campo del visir Mustafà e un soldato, distintosi per atti di valore, ottenne l'autorizzazione di aprire un caffè. Nei varî paesi d'Europa la comparsa dei caffè fu quasi contemporanea e in qualche stato, come per es. a Venezia, il governo pensò di trarre qualche utile dall'abbondante smercio dell'infuso. Al principio del sec. XVIII ci sono già a Venezia moltissime di queste botteghe; le più importanti, aperte ancora, sotto le Procuratie, sono il caffè Florian, che ebbe tra i suoi frequentatori i Gozzi, l'Algarotti, il Byron, il Rousseau, il Canova, il Pellico, ecc., e il caffè Quadri. Altro caffè celebre fu quello di Menegazzo, convegno di artisti e letterati fra cui il Baretti. Tutta la vita veneziana elegante e scioperata si svolse in questi locali fino alla Rivoluzione Francese, epoca in cui i caffè divennero centri di agitazione e di propaganda politica, soffocata poi dall'oppressione austriaca. I caffè divennero allora luoghi di convegno di malcontenti e cospiratori. Famoso il caffè Michelangelo a Firenze, tra il 1848 e il'66, che fu ritrovo di artisti. Fra burle salaci e audaci progetti sorse e si sviluppò la caricatura per opera specialmente di A. Tricca. Celebri sono pure a Padova il caffè Pedrocchi, cuore della vita cittadina e universitaria; a Roma il caffè Greco, frequentato da tutti gli artisti e letterati che si trovavano, anche solo di passaggio, nella città, e il caffè Aragno, terza saletta, ritrovo di artisti, letterati, giornalisti; a Trieste il caffè ai Volti di Chiozza, centro di tutte le dimostrazioni irredentiste fino al 1914 e poi raso al suolo dalla sbirraglia austriaca il giorno dell'entrata in guerra dell'Italia contro gl'imperi centrali. A Parigi il primo vero caffè, aperto verso il 1660, di faccia alla Comédie Française, fu il Procope, che acquistò ben presto fama europea e divenne centro di letterati e artisti fra i quali Piron, Voltaire, Crébillon. Sotto la Rivoluzione perdette il favore del pubblico, ma tornò in auge durante il Secondo Impero quando Gambetta arringava i presenti con la sua poderosa eloquenza. Rimangono ancor oggi dipinti sulle pareti i ritratti di Voltaire, di d'Alembert, di Piron e di Mirabeau. È da ricordare ancora il caffè de Foy, fondato da Luigi XVI: vi si riunivano realisti e giacobini sotto la prima Repubblica, borsisti, e incroyables; sotto il Direttorio, nel 1815 era frequentato anche dagli ufficiali degli eserciti stranieri e parecchie discussioni fra questi e i partigiani di Napoleone finirono in duelli. Sotto Luigi Filippo e il Secondo Impero ebbe fra i suoi clienti le persone più in vista, fra le quali l'astronomo Arago, Crémieux, IIaussmann, ecc.; per la sua vicinanza al Théâtre Français vi convennero pure letterati, artisti e attori: Dumas padre ne era un frequentatore assiduo. Speciale menzione merita il caffè de la Régence che ebbe fra i clienti Voltaire, Diderot, d'Alembert, Robespierre e Bonaparte; più tardi de Musset. Durante la Repubblica venne in voga il caffè Frontini, centro di repubblicani, mentre gl'imperialisti si riunivano al caffè de la Paix, in piazza dell'Opera, che fu chiamata allora Boulevard de l'Île d'Elbe. Famoso ancora a Montmartre il caffè Pigalle o del Rat-Mort che contava fra i suoi clienti Murger, Mendès, Coppée, ecc.
La forma e l'aspetto del caffè subiscono attraverso i tempi una evoluzione analoga a quella della sua importanza nella vita pubblica e privata. Fino a tutto il secolo scorso il caffè consistette semplicemente in una o più sale terrene in diretta comunicazione con la via o la piazza sulle quali si estendeva allineando all'aperto tavoli e sedie. Nel'700 l'interno delle sale riceveva spesso una gaia decorazione a base di specchi, stucchi, pitture, di cui alcuni caffè di Venezia dànno ancora esempî ammirevoli. Nell'800 con l'accresciuta importanza di simili locali predominò la tendenza ad aumentarne l'ampiezza a scapito spesso della decorazione.
Ai nostri giorni il caffè di grandi dimensioni, luogo di ritrovo e di stazionamento al centro della città, è stato quasi del tutto soppiantato da un locale analogo ma più piccolo e più rispondente all'intensità della vita moderna: il bar. Si è così sviluppata la tendenza a trasportare alla periferia e spesso nei parchi pubblici i nuovi caffè, divenuti prevalentemente luoghi di sosta e di trattenimento. Essi trovano oggi luogo in appositi organismi architettonici assai vicini al tipo del chiosco o del padiglione. Di tali edifici sono stati costruiti in questi ultimi anni, specie all'estero, esemplari veramente notevoli. (V. tavv. XLIX-LII).