CAFRI (dall'arabo kāfir "infedele")
Nome, di origine coloniale, delle tribù negre stabilite nell'Africa sud-orientale, tra il fiume Kei, le creste dei Monti dei Draghi e del Rand Berg e la costa dell'Oceano Indiano. Dato da prima agli Ama-Xosa e ai Fingo, fu poi esteso alle tribù stanziate più al nord, Ama-Tembu, Ama-Mpondo, Ama-Zulu e Ama-Swasi. Talvolta la designazione viene allargata all'intero gruppo dei Sotho o Bantu (v.) meridionali. I Cafri proprî si distinguono fra questi per prestanza fisica, attitudini militari, indole violenta e predatoria. Erano in continua lotta fra di loro e sono stati un duro ostacolo per la penetrazione europea. Sono ancora molto numerosi (un milione e mezzo) e prolifici e in varî distretti tuttora governati dai loro capi sotto il controllo dell'amministrazione britannica.
Bibl.: G. M. Theal, History of South Africa, Londra 1903-04.
Storia. - La storia dei Cafri offre un tipico esempio del fatale e insanabile conflitto fra gl'interessi dei coloni e quelli delle popolazioni indigene. La principale causa dell'abbandono della Colonia del Capo da parte dei Boeri, che ebbe così grave conseguenza, è da ricercarsi nella politica svolta dal governo inglese verso i Cafri. Negli anni 1799, 1811 e 1819 i Cafri invasero le provincie orientali della Colnnia del Capo, guastando ogni cosa e facendo stragi. La guerra del 1819 terminò, per altro, felicemente, poiché il capo cafro Geika, sconfitto, cedette agl'Inglesi il territorio posto fra i fiumi Fish River e Keiskama. Nel 1834 i Cafri varcarono di nuovo la frontiera, ma dopo che ebbero compiuto le loro solite distruzioni, furono infine faticosamente respinti oltre il fiume Kei, in seguito ad una campagna asprissima. Il 10 maggio 1835 il Governatore della Colonia del Capo, sir Benjamin d'Urban, costituì la regione tolta ai Cafri, fra i fiumi Keiskama e Kei, in una nuova provincia, alla quale pose il nome di Provincia della Regina Adelaide. Sennonché questo provvedimento, che assicurava alla Colonia del Capo un'ottima frontiera strategica, per la quale i Boeri avrebbero potuto sentirsi in avvenire al riparo dalle ricorrenti invasioni dei Cafri, incontrò vivissima opposizione da parte dei missionarî della London Missionary Society, che avevano molti partigiani nel partito negrofilo, allora potente in Inghilterra, e che avrebbero voluto, anziché l'annessione di nuovi territorî, la costituzione di stati cafri indipendenti posti sotto la loro tutela politica.
In tal senso i missionarî seppero così bene commuovere l'opinione pubblica inglese, che, con dispaccio 26 dicembre 1835, Lord Glenelg, ministro delle Colonie, ordinò la retrocessione ai Cafri dei territorî loro conquistati e la riassunzione della frontiera del 1819 al fiume Kei. Tali ordini, che erano stati ricevuti con costernazione dalla Colonia del Capo, furono eseguiti il 5 dicembre 1836, ma la massa della popolazione boera, per non dovere più oltre essere esposta ai danni delle invasioni cafre e sfiduciata per la mancanza di protezione da parte del governo inglese, iniziò nel gennaio 1837 la grande emigrazione (great trek), verso il nord, in seguito alla quale furono poi costituite le repubbliche indipendenti del Transvaal e dell'Orange.
Dal marzo 1846 al 7 gennaio 1848 si svolse, aspra, insidiosa e sanguinosa una settima guerra fra i Cafri e gl'Inglesi, terminata con la vittoria di questi ultimi, che riportarono la frontiera della Colonia del Capo al Keiskama, costituendo nel territorio riacquistato la provincia della British Koffraria, che fu poi annessa alla Colonia del Capo nel 1865. Fra il 1877 e il 1885 furono pure annessi il Gealekaland, il Bomvanaland e il Tembuland, regioni abitate dai Cafri. Nel 1885 fu posto sotto il protettorato inglese il Pondoland, che nel 1894 fu infine annesso alla Colonia del Capo.
Bibl.: Godlonton, A narrative of the irruption of the Kafir hordes into the eastern province of the Cape of Good Hope in the years 1834-35, Grahamstown 1836; Holden, The past and future of the Kaffir races, Londra 1866; Delegorgue, Notice sur les Cafres, Parigi 1847; Deherain, L'expansion des Boers au XIXe siècle, Parigi 1905.
Lingua. - La lingua cafra appartiene alla grande famiglia Bantu (v.) ed è parlata nella parte orientale della Colonia del Capo; il nome indigeno è xosa ed è strettamente affine allo zulu (v.). Il cafro è stato uno degli idiomi bantu più presto conosciuti e meglio studiati. Il cafro, al pari dello zulu e del nyanya, possiede, accanto ad un accento dinamico, anche un accento musicale che assume considerevole importanza per distinguere delle voci che, senza tale accento, sarebbero omofone. Molto caratteristico il fatto che il cafro, quantunque sia una lingua prettamente bantu, abbia i cosiddetti suoni avulsivi (ted. Schnalzlaute; ingl. clicks) i quali sono certamente dovuti all'influsso di un substrato ottentotto-boscimano, giacché, come è noto, solo queste lingue possiedono tali stranissimi suoni (v. ottentotti: Lingue).
Bibl.: J. Torrend, Outline of Xosa Kafir Grammar, Grahamstown 1887; J. Stewart, Outline of Xosa Grammar with practical exercices, South Africa 1901; Kaffir Phrase Book and Vocabulary, 3ª ed., 1901; C.J. Crawsaw, A first Kaffir course, 5ª ed., Lovedale 1903; W.J. Davis, A dictionary of the Kaffir language, Londra 1871 segg. Per i suoni avulsivi cfr. C. Meinhof, Hottentottische Laute und Lehnworte in Kafir, in Zeitschr. d. Deutsch. Morg. Gesell., 1905.