Vedi CAGLIARI dell'anno: 1959 - 1994
CAGLIARI (v. vol. II, p. 255)
Testimonianze di vita sono documentate a partire dal Neolitico Antico e si concentrano soprattutto intorno al Capo S. Elia (Grotta di S. Elia: Neolitico Antico, Bronzo Antico, Nuragico; domus de janas di S. Bartolomeo e fondi di capanna del Poetto: Neolitico Recente; Grotta di S. Bartolomeo: Neolitico Recente, Eneolitico, Bronzo Antico, Nuragico), al colle di Tuvixeddu con le zone limitrofe di Via Is Maglias (fondi di capanna del Neolitico Recente), di Sa Duchessa e del colle di Villa Claro (tombe dell'Eneolitico, «cultura di Monte Claro»), infine lungo lo stagno di S. Gilla (Neolitico Antico e Recente).
Per quanto concerne la città romana va precisato che, nonostante le scoperte degli ultimi anni, la lacunosità nella documentazione del tessuto urbano antico rende impossibile valutare eventuali fenomeni di abbandono e di spostamento in nuove aree. Gli scavi di Via Brenta hanno invece permesso di verificare proprio fenomeni di tal genere, sconsigliando di estendere al di fuori del contesto storico della fine del IV sec. d.C. la portata del noto passo di Claudiano (Carm., xv, 521) «tenditur in longum Caralis.». L'area di S. Gilla infatti, abitata durante il periodo punico e fino alla fine della Repubblica, ha restituito per l'età imperiale solo sepolture. È possibile dunque che al momento dell'istituzione del municipium, circa il 46 a.C., il centro urbano si sia spostato nell'area attorno alla Piazza del Carmine. Qui doveva sorgere il foro, come fanno supporre l'addensarsi di edifici pubblici e la contiguità con un ricco quartiere residenziale («Villa di Tigellio») e con il porto. Nel II sec. a.C. vi era stato costruito un teatro-tempio di tipo italico (Via Malta), probabilmente dedicato al culto di Venere. Di età imperiale sono invece tre grandi edifici termali in Viale Trieste, Via G. M. Angioy e Largo Carlo Felice. Ai bordi di quest'area, in cui sembrano concentrarsi gli edifici civili e religiosi della città romana, si disponevano i nuclei abitativi (quartieri della Marina e di Stampace). Ancora visibili sono la Casa degli Stucchi e quella del Tablino Dipinto, note come «Villa di Tigellio», attribuibili a una committenza socialmente elevata: entrambe conservavano una ricca decorazione musiva, pittorica e in stucco che attesta il protrarsi della vita di queste domus almeno sino al III-IV secolo; il primo impianto risale invece a età augustea (Casa del Tablino Dipinto).
All'esterno del centro urbano così individuato si dispongono scarne testimonianze di attività commerciali (fullonica di Via XX Settembre, dalla cui area provengono blocchi di un monumento con fregio dorico; horrea di Via Iglesias), le necropoli e l'anfiteatro, in parte scavato nella roccia e in parte costruito, la cui datazione tradizionale (II sec. d.C.) è stata recentemente rialzata (I sec. d.C.: Wilson). Nel colle di Tuvixeddu resta un solo ipogeo funerario, quello di Atilia Pomptilla, noto come Grotta della Vipera. Della facciata in antis si conservano l'architrave con iscrizione funebre (CIL, X, 7563), l'attico, al cui centro è inserito il frontone, e un capitello ionico con collare di foglie; gli epigrammi metrici in latino e in greco (CIL, X, 7565-7578) che coprono le pareti del pronao confermano una datazione del monumento al II sec. d.C. Nel Viale Regina Margherita si sono rinvenute sepolture di classiarii di Miseno, sulle pendici del colle di Bonaria ipogei con affreschi di soggetto cristiano; altre sepolture, anche con copertura a mosaico, sono nei pressi della Basilica di S. Saturno.
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