Cagnazzo
Uno dei diavoli della quinta bolgia (If XXI 119, XXXII 106); terzo dei dieci diavoli scelti da Malacoda e inviati a sorvegliare lungo l'argine sinistro della bolgia. Alla proposta del barattiere navarrese, levò 'l muso, / crollando 'l capo (XXII 106-107), subodorando l'inganno, e mise in guardia i compagni. Il nome è un alterativo spregiativo, ed è inteso come derivante dal termine ‛ cane ', a cui d'altronde D. si rifà nel descrivere le mosse del personaggio. Così spiegavano gli antichi commentatori: " Cagnazzo ciò è cane " (Anonimo); " cane mordente et abbaiante " (Buti), che leva infatti il muso, termine questo con cui " propriamente si dice la bocca del cane " (ancora Buti); troviamo in un lettore moderno, lo Scolari, " Cagnazzo dal muso e dal fiuto di cane (e saprà invero fiutare gli inganni dei dannati) ". Un'altra spiegazione, che fa capo al Tommaseo, attribuisce al nome il valore di " paonazzo ", o come esattamente dice il Tommaseo " rosso scuro " (" livido " per l'Andreoli), quindi con diretto riferimento all'aggettivo cagnazzo che qualifica i visi dei traditori dell'Antenora (If XXXII 70). Ma la spiegazione non tiene conto del fatto che questo diavolo, come tutti gli altri della bolgia, è nero (If XXI 29, XXIII 131). Non è da escludere che il nome sia stato coniato sulla traccia di qualche casato contemporaneo: il Torraca, fra i documenti toscani dell'epoca, ha rinvenuto " Canasso "; il Luiso, fra le carte lucchesi, " Cagnasso ".
Bibl. - F.P. Lusso, ‛ L'anzian di Santa Zita etc. ', in Miscellanea Bongi, Lucca 1931; A. Scolari, in Lect. Scaligera 1752.