Caino
Figlio di Adamo, uccise suo fratello Abele per invidia e per questo fu maledetto e condannato a una vita errabonda (Gen. 4, 1-16). Probabilmente nella storia di C. e Abele è da vedere un'eco, e più che un simbolo, della lotta tra Israele nomade e la popolazione sedentaria di Canaan. In Pg XIV 133 quelli che espiano il peccato d'invidia passando in tutta fretta, fuggitivi come C., gridano le parole di lui di Gen. 4, 14: Anciderammi qualunque m'apprende. L'immaginazione popolare vede disegnata entro la luna piena l'effige di una persona curva (una strega, un vecchio) che porta un fagotto. A ciò D. allude due volte (If XX 126 e Pd II 51), riportando l'idea popolare che nella luna piena vedeva l'immagine di C. errante che recava un fascio di spine, frutti della terra maledetta dal suo peccato.
Per C. variante di Caina, in If V 107, cfr. Petrocchi, Introduzione 120.