calare [Il singol. pres. cong. anche cale]
Del verbo, quasi esclusivo della Commedia, prevale il costrutto intransitivo. É usato spesso in senso assoluto, nel significato di " scendere " che l'accostamento a monta rende di particolare evidenza in Pd XXII 103 qua giù [sulla terra] ... si monta e cala / naturalmente (costrutto impersonale; da notare l'analogo accostamento di ‛ montare ' con il sostantivo calo, in Pd XV 111 Non era vinto ancora Montemalo / dal vostro Uccellatoio, che, com'è vinto / nel montar sù, così sarà nel calo).
In tre casi è detto di uccelli: nella sconsolata esclamazione - Omè, tu cali! (If XVII 129) - del falconiere al falcon ch'è stato assai su l'ali (v. 127); oppure riferito all'aguglia che D. vede in sogno sospesa / ... nel ciel... / con l'ali aperte e a calare intesa (Pg IX 21), o ancora, con particolare intensità, detto di un'altra aquila, l'uccel di Giove (XXXII 112), che dall'alto si precipita perl'alber giù, rompendo de la scorza, per colpire il carro che simboleggia la Chiesa.
Ancora di discesa, giù per lo scacco / di quelle pietre, che spesso moviensi / sotto i miei piedi (If XII 28-29), si tratta in If XII 58 (cfr. anche v. 62); e infatti, poco prima, Virgilio ha consigliato D. di approfittare dell'ira del Minotauro per superare la scesa del burrato: Corri al varco; / mentre ch'e' 'nfuria, è buon che tu ti cale (XII 10 e 27: " qui è notabile che la ragione significata per Virgilio ammaestra la sensualità significata per Dante, che l'uomo si dee togliere dinanzi al furioso, e non dee stare a contendere con lui ", Buti; per il costrutto pronominale, v. oltre). Più attenuato il valore del termine in un altro passo dell'Inferno (XIV 126), dove c. significa " procedere verso il basso ", verso il centro del baratro infernale.
Due volte, nel Purgatorio, il verbo è usato con riferimento alla difficoltà del percorso, che induce D. a cercare da qual man la costa cala (III 52), " allenta il suo pendio " (Scartazzini-Vandelli), o il varco / ... che men erto cala (XI 42), " che scende men ripido " (Lombardi). Detto del sole, vale " tramontare " (V 39). In Pd XVI 90 il verbo, con valore di sostantivo, è usato a significare, nell'amara rievocazione di Cacciaguida, la decadenza delle nobili casate fiorentine: Io vidi li Ughi e vidi i Catellini, / Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi, / già nel calare, illustri cittadini (cfr. ancora l'analogo uso metaforico di calo nel passo già citato di Pd XV 111).
Nel costrutto pronominale c. conserva ancora il significato di " scendere " (If XII 27 prima citato, Pg II 105, Pd X 90, detto dell'acqua ch'al mar non si cala), o si precisa meglio in quello di " immergersi " nella pece, nel cerchio dei barattieri (Se tu ti cali, If XXII 113; e cfr. il gittarsi giuro del v. 108; Benvenuto invece intende " si tu praecipitas te per ripam ").
Il costrutto transitivo è limitato a due occorrenze del Purgatorio, entrambe nel senso di " piegare ", " abbassare " - Fa, fa che le ginocchia cali (II 28), dice Virgilio a D. in cospetto dell'angel di Dio; nell'altro caso (XXV 12) il verbo è adoperato nell'immagine del cicognin che leva l'ala / per voglia di volare, e non s'attenta / d'abbandonar lo nido, e giù la cala -, e ad altri quattro luoghi in cui ricorre il sintagma ‛ c. le vele ', usato metaforicamente (in tre casi) a significare l'abbandono delle attività mondane: in If XXVII 81 l'espressione è attribuita a Guido da Montefeltro (Quando mi vidi giunto in quella parte / di mia etade ove ciascun dovrebbe / calar le vele e raccoglier le sarte / ... pentuto e confesso mi rendei), cui si allude pure, insieme con lo cavaliere Lancellotto, in Cv IV XXVIII 8 Bene questi nobili calaro le vele de le mondane operazioni, che ne la loro lunga etade a religione si rendero (da notare la presenza anche di questo secondo verbo, qui come nel luogo della Commedia). Nello stesso capitolo del Convivio (§ 3) l'uso figurato dei sintagma è accostato a quello proprio: come lo buono marinaio... cala le sue vele, e... entra in quello [porto]; così noi dovemo calare le vele de le nostre mondane operazioni e tornare a Dio. Per c. variante di caler (Pg XXXII 5) cfr. Petrocchi ad l.