Vedi CALATIA dell'anno: 1973 - 1994
CALATIA (Calatia, Kalatia, Καιατία)
Piccola città della Campania, odierna Calazia, a SE di Capua, sulla via Appia, nella contrada S. Giacomo le Galazze, tra Maddaloni e S. Nicola la Strada. La città, posta all'incrocio tra le due strade che conducevano al Sannio, l'Appia che attraverso Caudium giungeva fino a Benevento e l'altra, che per la valle di Maddaloni doveva giungere nell'agro telesino, ebbe importanza strategica notevole, che le procurò vita movimentata.
Nei primi anni della seconda guerra sannitica, e precisamente dopo la sconfitta romana alle Forche Caudine, C. cadde in mano sannitica e fu riconquistata solo verso la fine della guerra dal dittatore Fabio. Dopo il disastro di Canne C., seguendo l'esempio di Capua, passò ad Annibale che vi pose un presidio (Liv., 26, 5). La caduta di Capua nel 211 ebbe conseguenze anche per C.: i terreni furono confiscati, il territorio devastato, i capi della rivolta esiliati o giustiziati.
L'anno seguente, 210, gli abitanti di Atella furono trasportati a Calatia. Nell'anno 83 a. C., con la deduzione della colonia a Capua, il territorio di C. fu ad esso congiunto (Liber Coloniarum, 232-3) e poco dopo furono ricostruite le mura. Cesare nel 59 vi dedusse una colonia di veterani (Appian., Bell. Civ., iii, 40) ma con Augusto C. passò di nuovo sotto la giurisdizione di Capua. Nell'elenco che ci da Plinio dei comuni italiani, manca il nome di C., ma forse il suo nome è da leggere al posto di Caiatia, città con cui fu spesso confusa nell'antichità.
Pochissimo resta della città; il decumano, rettilineo, con orientamento da E ad O, era costituito dalla via Appia e andava dai cosiddetti Torrioni alla Cappella di S. Giacomo di Galazze, e qui lo Holstenius potè vedere ancora un cippo miliare con il numero VI. Nell'area urbana, piuttosto esigua e dai contorni irregolari, non mancano però scarsi resti di edifici, e blocchi antichi sono incorporati nelle costruzioni recenti.
Restano comunque tratti delle mura, precedute da un ampio fossato, che nella loro prima fase risalgono al più tardi ad epoca di poco precedente la guerra annibalica: esse sono ad una sola cortina di blocchi, rinforzata da un aggere nella parte interna; in alcuni punti si inseriscono tratti in opus incertum, molto vicino al reticulatum, dovuti a riparazioni avvenute in epoca sillana.
Ad O della città sono state individuate due necropoli, una a N dell'Appia, a cui appartengono tombe soprattutto del V sec. a. C., sebbene non manchino sepolture più antiche, e un'altra a S dell'Appia, le cui tombe vanno dalla seconda metà dell'VIII sec. a. C. al V sec. a. C.
Il materiale, in gran parte inedito, cronologicamente determinato dai vasi di importazione, presenta notevoli analogie con quello di Capua. Le tombe più antiche, con materiale confrontabile con quello della fase ii c di Capua (v. vol. ii, p. 335), ci hanno dato vasi del protocorinzio antico e pitecusani. Caratteristico di questa fase, sebbene si ritrovi anche in epoca posteriore, è un tipo di anforisco ad alto collo con spalla rigonfia ed anse a nastro, che ritroviamo anche a Ruviano (v. s. v. Caiatia). Le fibule sono ad arco di drago con apofisi a bastoncello o ad arco rivestito d'ambra.
Tipici della fase successiva, corrispondente a Capua III, sono delle coppe carenate che si trovano in gran numero, e dei vasi d'impasto con elementi a lambda rilevati, simili a quelli che si ritrovano a Caudium. A questo materiale è associata ceramica del protocorinzio medio e tardo iniziale.
Le tombe più tarde, a fossa semplice e non più a ciottoli come nelle due fasi precedenti, sono caratterizzate da una certa abbondanza di vasi in bucchero sottile probabilmente importati dall'Etruria. Le fibule sono per lo più, come nella fase precedente, a navicella.
Abbiamo poi uno iato, corrispondente alla fase V di Capua, da imputarsi alla mancanza di scavi regolari nella zona.
Nella necropoli a N dell'Appia compaiono tombe a cappuccina, con vasi attici a vernice nera importati e vasi locali che hanno stretta attinenza con quelli di Capua VI.
Sempre ad occidente della città e nel territorio, a S. Nicola la Strada ed a Maddaloni, sono state trovate tombe sannitiche del IV sec. a. C. Alcune monete di bronzo, datate alla seconda metà del III sec. a. C., portano sul dritto il profilo di Giove con corona di lauro, e sul rovescio la legenda kalati.
Bibl.: G. De Sivo, Storia di Calazia campana e di Maddaloni, Napoli 1860; A. Sogliano, in Not. Scavi, 1884, p. 277; J. Beloch, Campanien, II ed., Breslavia 1890, pp. 370-72; Ch. Hülsen, in Pauly-Wissowa, III, i, 1899, c. 1334, s., s. v.; H. Nissen, Italische Landesk., Berlino 1902, II, 2, p. 716; A. Sambon, Les monnaies antiques d'Italie, Parigi 1906, pp. 411 ss.; A. Maiuri, in Not. Scavi, 1914, pp. 172 ss.; id., ibid., 1936, p. 51 ss.; G. Guadagno, Uno scavo involontario nella antica Calatia, in Archeologia, 35, 1966, pp. 210-15; P. Aström, Electrical prospecting at Calatia, in Prospezioni Archeologiche, 2, 1967, pp. 81-83.