calcio - Argentina
FEDERAZIONE
Denominazione ufficiale: Asociación del Fútbol Argentino
Anno di fondazione: 1893
Anno di affiliazione FIFA: 1912
NAZIONALE
Colori: bianco-celeste
Prima partita: 16 maggio 1901, Argentina-Uruguay, 3-2
Albo d'oro: 2 Campionati del Mondo (1978, 1986), 14 Coppe America (1921, 1925, 1927, 1929, 1937, 1941, 1945, 1946, 1947, 1955, 1957, 1959, 1991, 1993)
Albo d'oro delle nazionali giovanili: 3 Tornei preolimpici sudamericani under 23 (1960, 1964, 1980), 3 Campionati sudamericani under 20 (1967, 1997, 1999), 4 Campionati del Mondo under 20 (1979, 1995, 1997, 2001)
Giocatore con il maggior numero di presenze: Diego Simeone (104)
Giocatore con il maggior numero di gol: Gabriel Batistuta (55)
MOVIMENTO CALCISTICO
Formula del Campionato: 2 Campionati distinti per stagione: Apertura (da agosto a dicembre) e Clausura (da metà febbraio a metà giugno). La retrocessione è determinata dalla media-punti (promedio) delle 20 squadre nelle ultime tre stagioni intere (Apertura più Clausura); nel caso di squadre neopromosse si considerano i punti delle ultime due o solo dell'ultima stagione
Club: 2994 società, 17.826 squadre
Giocatori tesserati: 140.000 uomini, 3000 donne
Arbitri: 3255 uomini, 5 donne
Stadi principali: Monumental-Antonio Vespucio Liberti, Buenos Aires (76.500 spettatori); Bombonera-Dr. Camilo Cichero, Buenos Aires (60.200); El Anillo-Presidente Juan Domingo Perón, Avellaneda (55.000)
Primo club fondato: Alumni, Buenos Aires, 1881
Vittorie internazionali dei club: 8 Coppe Intercontinentali (2 Independiente, 2 Boca Juniors, 1 Racing, 1 Estudiantes, 1 River Plate, 1 Vélez Sarsfield), 19 Coppe Libertadores (7 Independiente, 4 Boca Juniors, 3 Estudiantes, 2 River Plate, 1 Racing, 1 Argentinos Juniors, 1 Vélez Sarsfield), 6 Supercoppe Sudamericane (2 Independiente, 1 Racing, 1 Boca Juniors, 1 Vélez Sarsfield, 1 River Plate), 7 Coppe Interamericane (3 Independiente, 1 Estudiantes, 1 Argentinos Juniors, 1 River Plate, 1 Vélez Sarsfield), 3 Recopa Sudamericane (Boca Juniors, Independiente, Vélez Sarsfield), 3 Coppe Conmebol (Rosario Central, Lanus, Talleres), 1 Copa Master de Supercopa (Boca Juniors), 1 Copa de Oro 'Nicolas Leoz' (Boca Juniors), 1 Coppa Mercosur (San Lorenzo de Almagro)
Campionati nazionali vinti dai club: 32 River Plate; 25 Boca Juniors; 15 Independiente, Racing Club; 12 San Lorenzo de Almagro; 10 Alumni (include English High School); 5 Vélez Sarsfield, Huracán, Lomas Athletic; 4 Estudiantes LP, Rosario Central, Newell's Old Boys; 3 Belgrano Athletic; 2 Ferro Carril Oeste, Quilmes (include Quilmes Rovers), Argentinos Juniors, Porteño, Estudiantil Porteño; 1 Gimnasia y Esgrima, Chacarita Juniors, Lomas Academy, Saint Andrew's, Sportivo Barracas, Sportivo Dock Sud
Giocatore con il maggior numero di scudetti: Labruna (9)
Giocatore con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Maradona (5 volte)
Giocatore con il maggior numero di presenze nella massima divisione: Hugo Orlando Gatti (765)
Giocatore con il maggior numero di gol nella massima divisione: Arsenio Pastor Erico (293)
Il calcio in Argentina viene importato dagli inglesi. Il 20 giugno 1867, nell'elegante Buenos Aires Cricket Club, in pieno centro, si gioca per la prima volta una partita. È organizzata da Thomas Hogg, un ingegnere inglese che vive per lavoro in Argentina. Per procedere alla formazione delle due squadre, Hogg ricorre a un annuncio sul giornale inglese di Buenos Aires. All'appello si presentano solo in 16 invece che in 22, e i giocatori delle due formazioni (schierati otto contro otto) decidono, per rispetto del folto pubblico femminile convenuto per assistere alla partita, di indossare i pantaloni lunghi.
Grazie allo scozzese Alexander Watson Hutton, nel 1881 nasce la prima squadra di calcio, nella Buenos Aires School, che è chiamata 'Alumni' per non far pubblicità all'istituto. L'Alumni ‒ composto per la maggior parte da giocatori di origini britanniche tra i quali meritano citazione i sette fratelli irlandesi Brown ‒domina la prima fase del calcio amatoriale argentino per poi passare il testimone, nel 1913, al Racing Club di Avellaneda, quartiere alla periferia di Buenos Aires. Il football inglese comincia a lasciare spazio al fútbol argentino anche grazie alla nascita, il 3 giugno 1887, del club Gimnasia y Esgrima di La Plata, che diventerà la più antica società di calcio del Sudamerica. A Hutton si deve anche la fondazione ‒ il 21 febbraio 1893 ‒ della Argentine association football league, antenata dell'attuale Federazione calcio argentina, che subirà, in seguito, varie scissioni.
All'inizio del 20° secolo vede la luce la nazionale: il 20 luglio 1902 si disputa, infatti, il primo incontro internazionale della Selección argentina contro i già allora storici rivali dell'Uruguay. A Montevideo, nello stadio del Molina, 7000 persone (di cui 1000 argentini che attraversano in nave il Rio della Plata da Buenos Aires alla costa uruguayana) assistono alla goleada (6-0) dell'Argentina, una squadra ancora 'all'inglese', con dieci cognomi su undici di chiare origini britanniche (l'unica eccezione è il portiere Laforia Buruca). In breve tempo, tuttavia, la Selección si fa sempre più argentina e, già in occasione della prima Coppa America, nel 1916, la componente britannica è drasticamente ridimensionata, avendo ceduto il passo a quei cognomi d'origine italiana e spagnola che caratterizzeranno da quel momento in poi il calcio argentino. Nel 1921 l'Argentina vince per la prima volta la Coppa America: decisivo il gol del centravanti Julio Libonatti per battere nell'ultima partita l'Uruguay. Quattro anni dopo, Libonatti passa dal club Newell's Old Boys di Rosario al Torino, inaugurando l'esodo di talenti argentini nel calcio italiano. E proprio Libonatti costituisce, con il portiere Americo Tesoriere e l'ala destra Pedro Calomino (entrambi giocatori del Boca Juniors), il primo esempio di idoli del calcio argentino nell'era amatoriale. Il ricambio però è rapido e nessuno dei tre campioni prende parte tanto alle finali delle Olimpiadi di Amsterdam nel 1928 quanto a quelle dei Mondiali di Montevideo nel 1930, dove l'Argentina arriva a un passo dal trionfo. In entrambi i casi è l'Uruguay ad avere la meglio e sono i calciatori futuri protagonisti del calcio italiano a mettersi in evidenza con la maglia dell'Argentina. Nei Giochi del 1928 si distinguono il centromediano Luis Monti e l'ala sinistra Raimundo Orsi (gli straordinari talenti della Juventus dei cinque scudetti consecutivi), mentre al Mondiale di due anni dopo Monti confermerà le sue doti e si metterà in luce anche il centravanti Guillermo Stabile, poi acquistato dal Genoa.
L'Argentina, vicecampione olimpico e mondiale, vive, all'indomani dei suoi più prestigiosi piazzamenti, il passaggio da un dilettantismo ormai di facciata al professionismo, il tutto in un delicato periodo politico-sociale che aveva causato, il 6 settembre 1930, un sanguinoso golpe con la destituzione del presidente Hipolito Yrigoyen, eletto democraticamente, a opera del generale José Felix Uriburu. In piena dittatura arriva la protesta dei calciatori che, il 1° aprile dell'anno successivo, scioperano per ottenere lo status di professionisti e il diritto a un vero contratto di lavoro. La giunta militare ‒ conscia dell'enorme popolarità del fenomeno calcio ‒ media tra le richieste dei calciatori e le resistenze dei club. Dopo due mesi di interruzione delle competizioni, il 31 maggio 1931, si raggiunge un accordo e in Argentina nasce ufficialmente il professionismo. Una data spartiacque: solo a partire dal 1931, infatti, si annoverano, nell'albo d'oro, i vari titoli. Con la nascita del professionismo, il calcio consegue livelli di popolarità e passione clamorosi. Il Boca Juniors conferma la leadership mostrata nei tornei amatoriali degli anni Venti vincendo il primo campionato professionistico. Il River Plate inaugura le 'follie' del calciomercato, guadagnandosi l'etichetta di club 'millonario' con l'acquisto, nel febbraio 1932, del centravanti Bernabé Ferreyra, detto 'la Fiera', pagato 35.000 pesos (pari a più di 9000 dollari) una cifra, per l'epoca, davvero incredibile. Gli anni Trenta, se da un lato vedono confermare il copioso esodo di calciatori argentini verso l'Italia, dall'altro aprono le porte del Campionato argentino anche in entrata: dal Paraguay arrivano due formidabili cannonieri: Delfin Benitez Caceres, che approda al Boca Juniors nel 1932, e Arsenio Erico, acquistato dall'Independiente nel 1934. Caceres ed Erico sono ancora oggi rispettivamente l'ottavo e il primo goleador assoluto del calcio argentino.
Per diciannove anni ‒ dall'inizio della stagione del professionismo fino al 1948 ‒ il titolo di campione d'Argentina è vinto sempre e solo da quattro squadre: Boca Juniors, River Plate, Independiente e San Lorenzo. Il decennio degli anni Quaranta si apre con l'inaugurazione (25 maggio 1940) dello stadio La Bombonera, a Buenos Aires, nel popolare quartiere della Boca che dà il nome alla squadra fondata a inizio secolo da un gruppo di emigrati genovesi. Un anno dopo, il 21 settembre 1941, si impone ad Avellaneda, con un 4-0 ai padroni di casa dell'Independiente, la cosiddetta maquina del River Plate, forse il miglior quintetto d'attacco mai visto sui campi argentini di tutti i tempi: Muñoz, Moreno, Pedernera, Labruna e Deambrosi (sostituito l'anno dopo da Loustau).
Con il 1946 ‒ terminata in Europa la Seconda guerra mondiale e ripresa in toto l'attività sportiva ‒ riprende anche l'esodo verso l'Italia dei migliori calciatori argentini. Il calcio locale vive momenti economicamente difficili che sfociano nello sciopero del novembre 1948 e in un conflitto che andrà avanti per sei mesi, durante i quali la Federcalcio argentina impone ai club di mettere in campo i giocatori delle giovanili. Lo sciopero e la contestuale creazione in Colombia di una Lega calcio fuoriuscita dalla Federazione ufficiale inducono molti tra i migliori calciatori ad andare all'estero: nel 1949, sono ben 57 gli argentini, su un totale di 108 stranieri, presenti nel Campionato colombiano. Emigrano giocatori ormai sul viale del tramonto come Adolfo Pedernera, ma anche giovani di talento come Nestor Rossi e Alfredo Di Stefano, tutti e tre approdati al Millonarios di Bogotá.
Il 1949 vede il primo titolo professionistico del Racing, ultima delle cinque grandi squadre d'Argentina a vincere il Campionato, pur essendo stata la prima a dominare la scena agli inizi del calcio amatoriale. Gli anni Cinquanta sono ricchi di trionfi sportivi per l'Argentina, nonché di notevoli progressi socioeconomici. Entrano nelle case la televisione e la Coca cola, Manuel Fangio domina sulle piste della Formula Uno, le Olimpiadi di Helsinki del 1952 portano quella che ancora oggi è l'ultima medaglia d'oro dello sport argentino ai Giochi: Tranquilo Capozzo ed Eduardo Guerrero vincono nel 'due senza' di canottaggio. Anche per il calcio è un'epoca florida: il Racing è la prima squadra a vincere tre scudetti consecutivi, completando nel 1951 l'opera cominciata due anni prima. Il 14 maggio 1953 è una data storica per il calcio argentino: la Selección supera per la prima volta i 'maestri' d'Inghilterra allo stadio Monumental del River Plate, sotto gli occhi del Presidente della Repubblica Juan Domingo Perón. L'Argentina batte l'Inghilterra 3-1, doppietta di Ernesto Grillo (futuro milanista) e gol di Micheli che ribaltano l'iniziale vantaggio inglese di Taylor. Nella memoria calcistica rimane soprattutto il gol del parziale 1-1, una prodezza di Grillo, che batte da posizione angolata e quasi impossibile il portiere Ditchburn. La nazionale sembra aver incontrato la formula giusta: dopo nove vittorie in Coppa America, coglie un decimo trionfo nel 1955 in Cile e un undicesimo nel 1957 in Perù. Vince e offre spettacolo grazie alla sicurezza tra i pali del portiere Dominguez e ai gol dei tre attaccanti Maschio, Angelillo e Sivori, soprannominati i 'tre angeli dalla faccia sporca'. Per tutti è pronto un ricco contratto europeo: Dominguez finisce al Real Madrid, Maschio e Angellillo all'Inter, mentre la Juventus riesce a sottrarre ai neroazzurri Sivori. Proprio grazie alla cessione di Sivori (per 10 milioni di pesos, il costo complessivo di Maschio e Angelillo) il River Plate può finalmente completare, con la costruzione della tribuna Almirante Brown, il suo stadio Monumental, che sarà teatro, vent'anni dopo, della finale mondiale tra Argentina e Olanda. Il successo di Lima del 1957 illude esageratamente il tecnico Guillermo Stabile che l'anno successivo, ai Mondiali, è convinto che la nazionale possa esprimersi al meglio. In Svezia invece l'Argentina perde 6-1 contro la Cecoslovacchia, uscendo subito al primo turno tra le polemiche.
Il calcio argentino cerca di riscattarsi nelle competizioni per club. L'Independiente vince la quinta edizione della Coppa Libertadores, nata nel 1960 come risposta sudamericana alla Coppa dei Campioni europea, ma è al Racing, sull'altra sponda di Avellaneda, che avviene il miracolo. Tra due Campionati del Mondo disputati dalla nazionale argentina senza alcun successo, (quello del 1962 in Cile e quello del 1966 in Inghilterra, con coda polemica dopo la sconfitta per 1-0 contro i padroni di casa), il Racing, che si trova all'ultimo posto del Campionato 1964-65, viene affidato a un nuovo allenatore, José Pizzuti, ex giocatore, che non solo riesce a salvarlo, ma l'anno successivo lo proietta alla conquista dello scudetto. In un calcio votato tradizionalmente al tocco di palla e all'estro, Pizzuti introduce il dinamismo, il movimiento, anticipando, sia pure in piccolo, la rivoluzione olandese degli anni Settanta. Il Racing realizza così, tra il 1966 e il 1967, un fantastico tris: Campionato, Coppa Libertadores (battuto il Nacional di Montevideo) e Coppa Intercontinentale (vittoria nella 'bella' di Montevideo sul Celtic Glasgow). La vittoria sugli scozzesi consente agli argentini di fregiarsi, per la prima volta, del titolo di 'campioni del mondo' nel calcio, sia pure a livello di club.
Il 1967 è un anno importante anche perché la Federcalcio argentina decide, per impulso del presidente Valentin Suarez, una ristrutturazione dei Campionati: la stagione viene così divisa in due tornei, il Metropolitano (prosecuzione dei classici Campionati argentini) e il Nacional (una sorta di Coppa), cui prendono parte anche squadre delle province interne dell'Argentina: un sistema che durerà quasi vent'anni, per poi lasciare spazio ‒ dopo sei stagioni di scudetti unificati sotto un solo torneo ‒ all'attuale sdoppiamento della stagione nei Campionati di Apertura e di Clausura. Nel 1967 vince il torneo Metropolitano l'Estudiantes di La Plata, prima squadra 'piccola' a rompere l'egemonia delle cinque 'grandi' tradizionali (Boca, River, Independiente, Racing e San Lorenzo) che si erano spartite i precedenti 37 scudetti. Come nel caso del Racing, anche l'Estudiantes si identifica con il suo tecnico, Osvaldo Zubeldia, un maniaco del lavoro e della tattica e come il Racing anche l'Estudiantes realizza il tris Campionato-Libertadores-Intercontinentale, battendo nelle due Coppe i brasiliani del Palmeiras e gli inglesi del Manchester United.
Se gli anni Sessanta portano titoli e gloria a livello di club, la Selección subisce, il 31 agosto 1969, una delle più grandi umiliazioni della sua storia. Per qualificarsi ai Mondiali di Città del Messico nel 1970 deve battere il Perù, ma la drammatica sfida allo stadio Bombonera, il campo di gioco del Boca Juniors, si conclude 2-2. È la prima volta che l'Argentina non riesce a qualificarsi alla fase finale di un Mondiale (nel 1938 non aveva partecipato). La consacrazione della nazionale biancoceleste arriverà nel decennio successivo, con la vittoria al Mondiale del 1978 e il successo al Mondiale under 20 del 1979 in Giappone. Gli anni Settanta rimangono indimenticabili per la quantità e la qualità dei suoi protagonisti. In quel periodo debuttano in serie A futuri campioni del calibro di Diego Armando Maradona, Mario Kempes e Daniel Passarella e due fantasisti come Enrique Bochini e Norberto Alonso, idoli rispettivamente dell'Independiente e del River Plate. Bochini sarà presente nelle due vittorie della Coppa Intercontinentale del 1973 (gol vincente a Roma contro la Juventus) e del 1984 (a Tokyo contro il Liverpool) e farà parte della rosa dell'Argentina campione del Mondo in Messico; Alonso trascinerà il River Plate alla conquista del Metropolitano 1975 (dopo diciotto anni di astinenza) prima di laurearsi campione del Mondo nel 1978, sia pure con un ruolo marginale, e conquistare poi, come capitano della stessa squadra, l'Intercontinentale a Tokyo nel 1986 (1-0 contro la Steaua Bucarest). Il Giappone saluta il trionfo mondiale di una squadra argentina anche nel 1994 con il Vélez e nel 2000 con il Boca Juniors, occasione di un doppio bis: di Carlos Bianchi (tecnico sia di quel Vélez sia di questo Boca) e del Boca (già vincitore nel 1977).
Il fattore determinante del primato mondiale della nazionale argentina nel Campionato del Mondo del 1978 era stata la lungimirante decisione, assunta nel 1974 dal presidente federale David Bracuto, di affidare la squadra a Cesar Luis Menotti, un giovane e disinvolto allenatore appena reduce dalla vittoria in Campionato alla guida del 'piccolo' club Huracán. Menotti impone una programmazione seria per una Selección che in passato aveva sempre vissuto sull'improvvisazione, affidando le sue speranze esclusivamente alle qualità dei singoli. All'appuntamento mondiale Menotti arriva con le idee chiare e il rimpianto per aver lasciato Maradona fuori dai 22 convocati, ma centra l'obiettivo: Argentina campione. Per Maradona la rivincita arriverà l'anno dopo con il successo nel Mondiale giovanile del 1979, primo di una serie di quattro vittorie (le successive nel 1995 in Qatar, nel 1997 in Malesia e nel 2001 in casa), che fanno dell'Argentina la squadra più titolata a livello dei Mondiali under 20.
L'era Menotti si chiude nel 1982, all'indomani del deludente Mondiale spagnolo. La guida della Selección passa a Carlos Bilardo, che di Menotti rappresenta l'antitesi tecnica: spregiudicato e offensivo il calcio di Menotti, esasperatamente tattico e difensivo quello di Bilardo, che ha però l'intuizione giusta di affidarsi totalmente all'estro di Maradona, concedendo al fuoriclasse privilegi da 'prima donna'. Sarà 'Dieguito', con la fascia di capitano, ad alzare la Coppa del Mondo nel 1986 in Messico e a trascinare l'Argentina alla finale mondiale in Italia nel 1990. Obiettivi falliti successivamente da Basile nel 1994, da Passarella nel 1998 e da Bielsa nel 2002, quando addirittura i biancocelesti si fermano al primo turno.
San Lorenzo de Almagro. Fondato nel 1908, nell'oratorio di Sant'Antonio di Buenos Aires, per iniziativa di un prete salesiano di origini italiane, padre Lorenzo Mazza, viene considerato 'la quinta grande' del calcio argentino, dopo Boca Juniors, River Plate, Independiente e Racing. È celebre anche per aver annoverato calciatori di notevole calibro, come Luis Monti, Rinaldo Martino (entrambi poi emigrati in Italia con brillanti risultati) e José Sanfilippo, quinto goleador del calcio argentino. Ha vinto nove Campionati (1932-33, 1945-46, 1958-59, Metropolitano 1968 e 1972, Nacional 1972 e 1974, Clausura 1995 e 2001) e una Coppa Mercosur (2001).
Rosario Central. Nato nel 1889 con l'iniziale nome di Central Argentino Railway Athletic Club, perché composto da impiegati delle ferrovie, è stato la grande passione del guerrigliero argentino (nativo di Rosario) Ernesto 'Che' Guevara. Il suo giocatore più famoso è Mario Kempes. Ha vinto quattro Campionati (Nacional 1971, 1973, 1980, 1986-87) e una Coppa Conmebol (1995).
Newell's Old Boys. Deve il suo nome al professor Isaac Newell che nel 1905 diede vita a una squadra con i suoi ex alunni della Scuola Commerciale angloargentina di Rosario. Ha un vivaio tradizionalmente ricchissimo, da cui sono usciti, tra gli altri, Balbo, Sensini, Batistuta e Samuel. Ha vinto quattro Campionati (Metropolitano 1974, 1987-88, 1990-91, Clausura 1992).
Ferro Carril Oeste. Nato nel 1904, nel centrale quartiere bonaerense di Caballito, come squadra dei lavoratori delle ferrovie, negli anni Settanta era considerato la miglior polisportiva sudamericana, con formazioni di successo nelle filiali di basket e di pallavolo (vi ha lavorato a lungo Julio Velasco, tecnico che conseguì i suoi maggiori successi nella pallavolo italiana). Grazie al carismatico allenatore Carlos Griguol e alla fermezza difensiva di Héctor Cúper (futuro allenatore dell'Inter), ha vissuto all'inizio degli anni Ottanta momenti gloriosi anche nel calcio, vincendo due Campionati (Nacional 1982, 1984), prima di scendere in terza divisione al termine della stagione 2000-01.
Chacarita Juniors. Fondato nel 1906, è la squadra della città di San Martín, agglomerato urbano e operaio a ridosso di Buenos Aires. è noto per la passione a volte eccessiva dei suoi tifosi, considerati tra i più fanatici dell'Argentina. Vi hanno giocato in tempi diversi Renato Cesarini, Luis Carniglia, Eduardo Ricagni e Juan Carlos Lorenzo, tutti poi passati al calcio italiano. Ha vinto il Campionato Metropolitano del 1969.
Huracán. Nelle sue file hanno giocato, tra gli altri, Stabile e Di Stefano, ma l'Huracán ‒ fondato nel 1908 e da molti considerato 'la sesta grande' del calcio argentino ‒ deve il suo unico titolo, il Campionato Metropolitano del 1973, alla squadra allestita da Cesar Luis Menotti, che si basava sulle magie e le geometrie a centrocampo di Brindisi e Babington e sul talento in attacco di Houseman, giocatore che andò a segno contro l'Italia ai Mondiali di Monaco del 1974.
Quilmes. Fondato nel 1887, è la squadra di un popolare sobborgo di Buenos Aires ed è soprannominato Cervecero per via della fabbrica di birra che vi ha sede. Vincitore di un unico Campionato (Metropolitano 1978), nelle ultime due stagioni ‒ in serie B ‒ ha perso ben cinque spareggi, non riuscendo a tornare nella massima divisione. è stata la prima squadra a trasformarsi in società per azioni, nell'aprile del 2000.