calcio - Francia
FEDERAZIONE
Denominazione ufficiale: Fédération Française de Football
Anno di fondazione: 1919
Anno di affiliazione FIFA: 1904
NAZIONALE
Colori: blu-bianco-rosso
Prima partita: 1° maggio 1904, Belgio-Francia, 3-3
Albo d'oro: 1 Campionato del Mondo (1998), 2 Campionati d'Europa (1984, 2000), 1 Olimpiade (1984), 1 Confederations Cup (2001)
Albo d'oro della nazionale giovanile: 1 Campionato d'Europa under 21 (1988), 5 Campionati d'Europa under 18 (1949, 1983, 1996, 1997, 2000), 1 Campionato del Mondo under 17 (2001)
Giocatore con il maggior numero di presenze: Didier Deschamps (103)
Giocatore con il maggior numero di gol: Michel Platini (41)
MOVIMENTO CALCISTICO
Formula del Campionato: 18 squadre, girone all'italiana
Club: 19.835 società, 142.600 squadre
Giocatori tesserati: 795.596 uomini, 13.338 donne
Arbitri: 25.606 uomini, 100 donne
Stadi principali: Stade de France, Saint-Denis (80.000 spettatori); Vélodrome, Marsiglia (60.000); Parc des Princes, Parigi (50.000); De Gerland, Lione (42.000)
Primo club fondato: Le Havre, 1872
Vittorie internazionali dei club: 1 Coppa dei Campioni (Olympique Marsiglia: 1993), 1 Coppa delle Coppe (Paris Saint-Germain: 1996)
Campionati nazionali vinti dai club: 10 St.-Étienne; 8 Olympique Marsiglia, Nantes; 7 Monaco; 6 Stade de Reims; 5 Girondins de Bordeaux; 4 Nizza; 3 Lilla; 2 Paris Saint-Germain, Sochaux-Montbéliard, Sète; 1 Auxerre, Racing Club Lens, Racing Club Parigi, Roubaix, Rouen, Racing Club Strasburgo, Lione
Coppe nazionali vinte dai club: 10 Olympique Marsiglia; 6 St.-Étienne; 5 Paris Saint-Germain, Red Star, Racing Club Parigi, Lilla, Monaco; 3 Girondins de Bordeaux, Lione, Nizza, Nantes, Strasburgo; 2 CASG, Montpellier, Sète, Nancy, Reims, Sedan, Rennes, Metz, Auxerre; 1 Pantin, CA Parigi, Club Français, Cannes, Excelsior Roubaix, Sochaux, Toulouse, Le Havre, Bastia, Lorient
Giocatori con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Carlos Bianchi, Jean Pierre Papin (5 volte)
Giocatore con il maggior numero di presenze: Jean Luc Ettori (602)
Giocatore con il maggior numero di gol: Delio Onnis (299)
Anche in Francia, sono gli inglesi i primi a far conoscere il calcio. Così come in quasi tutta l'Europa il football si diffonde dai porti dove approdano le navi britanniche ed è naturale che sia Le Havre la città che tiene a battesimo il nuovo sport. è lì che un gruppo di membri della colonia inglese fonda nel 1872 il primo club calcistico francese. Non esistono né un regolamento né un campionato, tuttavia si gioca anche se in maniera approssimativa. La novità si diffonde rapidamente, raggiunge Parigi e poi l'immensa provincia francese. Nella capitale nasce, formato esclusivamente da calciatori britannici, lo Standard Athletic Club, il primo a laurearsi campione di Francia nel 1894. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, Parigi vive un periodo di grande splendore anche nel calcio: nascono il Racing Club, lo Stade Français e tante altre piccole squadre che testimoniano come questo sport sia entrato nei gusti del paese. Perché diventi un fenomeno di massa sarà tuttavia necessario aspettare la seconda parte del Novecento.
Un anno chiave è sicuramente il 1904, allorché alla Federazione aderiscono club di 13 regioni: oltre a Parigi e al Nord della Francia (rappresentato da Lilla, Roubaix e Le Havre), spiccano Marsiglia con l'Olympique e Lione, al Sud. Nello stesso anno comincia, con il 3-3 contro il Belgio, l'avventura della nazionale: tuttavia, dopo una rovinosa serie di sconfitte tra le quali un 15-0 subito dall'Inghilterra (a Parigi nel 1906), per registrare la prima vittoria è necessario aspettare il 1907 (2-1 contro il Belgio). Intanto, tra incomprensioni e problemi, si formano quattro piccole Leghe, ognuna con il proprio Campionato. Soltanto nel 1919 avviene la riunificazione di tutte le competizioni sotto le insegne della FFF (Fédération française de football), che riesce finalmente a varare il Campionato a girone unico, la Première Division, nella stagione 1932-33: a trionfare è l'Olympique Lilla. Nel frattempo, la nazionale migliora il suo rendimento e nel 1920, alle Olimpiadi di Anversa, infligge un 3-1 all'Italia. Da quel giorno, trascorreranno 62 anni prima che i francesi riescano a prevalere contro gli azzurri, per di più in una partita amichevole (2-0 al Parco dei Principi nel febbraio 1982).
Ma è soltanto dopo la Seconda guerra mondiale che il calcio francese comincia a emergere con determinazione, anche grazie all'apporto di giocatori di origini diverse. Il calcio, in Francia, ha infatti uno spiccato carattere multietnico e cosmopolita, e dal 1950 in poi i nomi dei protagonisti denunciano spesso chiare origini italiane, polacche, marocchine, armene: Piantoni e Kopa, Platini e Djorkaeff (padre e figlio) sono solo alcuni esempi. È il momento di massima espansione del calcio a ogni latitudine; i francesi inventano la Coppa dei Campioni, destinata a diventare senza discussione la più prestigiosa e ricca manifestazione continentale, nonché il Pallone d'oro, il trofeo con il quale ogni anno viene premiato il miglior calciatore europeo. Sul piano tecnico si afferma il Reims, due volte finalista in Coppa dei Campioni e due volte battuto dall'invincibile Real Madrid di Di Stefano e Puskas. Fondata sul nucleo vincente di quella squadra, la nazionale è, con il Brasile, la protagonista più applaudita ai Mondiale del 1958 in Svezia. È la cosiddetta 'Francia-champagne', e non solo perché i suoi campioni arrivano dalla terra del celebre vino, ma soprattutto per la sua interpretazione spettacolare del calcio: infligge ai rivali punteggi pesantissimi, 7-3 al Paraguay, 4-0 all'Irlanda del Nord e 6-3 alla Germania Ovest nella finale di consolazione, dopo essere stata battuta in semifinale dall'ineguagliabile Brasile del giovanissimo Pelé (2-5).
Alle spalle della nazionale, non vi è ancora un'organizzazione efficace e i club trovano difficoltà a livello europeo. Ma il calcio francese è pieno di fermenti al suo interno e si intuisce che sta per fiorire un'altra generazione di assi, guidati dal più grande di tutti, Michel Platini. Anche prima della sua comparsa sulla scena, un club francese è già capace di far sognare i tifosi: il St.-Étienne. Le vittorie internazionali della squadra allenata da Robert Herbin, i 'Verts', sono entusiasmanti e la finale nella Coppa dei Campioni del 1976 a Glasgow contro uno dei colossi del calcio, il Bayern, cattura l'interesse di quasi 40 milioni di telespettatori. È un evento senza precedenti. Ma il destino è contro il St.-Étienne: due pali salvano il portiere Maier, mentre è Roth a realizzare il gol del successo. Quella partita entra nella leggenda, al ritorno i francesi ricevono gli onori riservati ai vincitori: la sfilata sugli Champs Elysées e ricevimento dal presidente della Repubblica, Giscard d'Estaing. Quando si mette in luce Platini, si ha subito la sensazione di un campione di straordinario talento, nato per giocare al calcio e imporre la propria leadership. Platini è la stella del Nancy, la città in cui vive e a cui regalerà la prima e unica Coppa di Francia nel 1978. Specialista nei calci piazzati, regista con la capacità di inventare il gol in qualsiasi modo, egli trascina la nazionale al Mondiale d'Argentina. Accanto a lui, un'altra figura assume un ruolo fondamentale: il commissario tecnico della nazionale, Michel Hidalgo, che ha raccolto gli insegnamenti del romeno Stefan Kovacs, ingaggiato dalla FFF dopo aver avviato il ciclo dell'Ajax. In Argentina, però, la Francia, capitata in un girone di ferro con Italia, Ungheria e i padroni di casa, esce al primo turno, non senza giustificate recriminazioni. La lezione servirà. Intanto Platini si trasferisce al St.-Étienne: tre stagioni, un titolo nazionale e due sfiorati, ma ancora nessuna vittoria a livello europeo.
Platini decide di andarsene: sta per accordarsi con l'Arsenal quando riceve una proposta dalla Juventus. A Torino vince tutto e acquista quel pizzico di cinismo in più che trasmette ai compagni della nazionale. E così, dopo aver chiuso al quarto posto il Mondiale del 1982 ‒ nuovamente con il rimpianto per la finale mancata, dopo essere arrivata sul 3-1 ai tempi supplementari contro i tedeschi ‒ la Francia è matura per la prima, grande conquista internazionale: il titolo europeo del 1984. La Francia se lo aggiudica mostrando una superiorità schiacciante. Vince tutte le partite, realizza 14 gol, esibisce il miglior cannoniere, che naturalmente è Platini, con 9 gol, tutti decisivi: uno contro la Danimarca (1-0), tre contro il Belgio (5-0), tre contro la Iugoslavia (3-2), uno contro il Portogallo (3-2 ai supplementari) e uno in finale contro la Spagna (2-0) nel delirio del Parco dei Principi.
Da questo momento, la Francia entra a far parte delle grandi squadre. Anche quando si esaurisce la vena di Platini e dei suoi validi compagni ‒ come Alain Giresse, piccolo genio di centrocampo, Jean Tigana, Luis Fernandez, Maxime Bossis, Patrick Battiston, Manuel Amoros ‒ la nazionale francese è in grado di reggere il confronto. Migliorano anche i club, grandi esportatori di calciatori che trovano all'estero considerazione e ingaggi adeguati. Dopo il terzo posto al Mondiale del 1986, occorrerà un decennio per ritrovare un campione almeno in parte degno di Platini: è Zinedine Zidane, mezzala, mediano, fantasista, dal fisico imponente e dalla tecnica sudamericana. Intorno a lui, viene costruita la nazionale che centra il massimo traguardo: il titolo di campione del mondo. Accade a Parigi, nel nuovissimo Stade de France, domenica 12 luglio 1998: 3-0 contro il Brasile, doppietta di Zidane. Costui, passato due anni prima dal Bordeaux alla Juventus, è il giocatore più importante di un gruppo solido, che schiera uomini di qualità ed esperienza in tutti i settori, da Didier Deschamps a Marcel Desailly, da Youri Djorkaeff allo stravagante (ma puntuale) portiere Fabien Barthez. E, nonostante le lacrime azzurre per l'esito della finale, nessuno può sorprendersi se nel 2000, agli Europei, la Francia si ripete. Prevale di molto poco, ma in virtù di un livello qualitativo che complessivamente nessun'altra squadra può vantare, neppure il lodatissimo Portogallo di Luis Figo. La Francia conquista così, per la seconda volta, il titolo europeo, dopo aver eliminato il fior fiore del calcio latino, affrontando la Spagna nei quarti, i portoghesi in semifinale, gli italiani in finale. Questa volta, il 2 luglio a Rotterdam, non è Zidane a condurre la squadra alla vittoria, ma due attaccanti che stanno per sistemarsi all'Arsenal e alla Juventus: Sylvain Wiltord e David Trezeguet. Wiltord guadagna il pareggio a 40 secondi dalla fine, dopo gli errori di mira di Alessandro Del Piero e l'illusorio vantaggio italiano di Marco Delvecchio, Trezeguet, invece, è l'autore del golden gol che risolve ogni questione nel primo tempo supplementare.
Dopo tali premesse, lo smacco dei Mondiali 2002: la Francia è eliminata al primo turno, non essendo riuscita a segnare neanche un gol in tre partite.
Sono almeno 12 i club francesi che hanno lasciato la loro impronta sul panorama calcistico del Paese. In epoche diverse, il Reims, il St.-Étienne, l'Olympique Marsiglia, l'Olympique Lione, il Nantes, il Bordeaux, il Monaco, il Lilla, l'Auxerre, oltre alle tre squadre parigine ‒ il Red Star, il Racing e poi il Paris Saint-Germain ‒ hanno dominato la scena, in un quadro molto diverso da quello italiano, in cui tre squadre (Juventus, Milan e Inter) hanno totalizzato il 55% degli scudetti. Prima della Seconda guerra mondiale, il Red Star e il Racing ‒ entrambi di origine inglese, testimoniata nei loro nomi ‒ hanno collezionato titoli e coppe, lasciando dal 1945 in poi il posto alle nuove realtà, emerse con grande vivacità anche in provincia. Singolare il caso dell'Auxerre, il piccolo club che rappresenta la Borgogna: dopo essere rimasto stabilmente in prima divisione per più di vent'anni, sotto la stessa guida, quella di Guy Roux, uno dei pochi 'santoni' del football francese, ha raggiunto il titolo nazionale nel 1996, anno in cui ha vinto anche la Coppa di Francia.
Nel dopoguerra prevale lo Stade Reims, lo squadrone di Raymond Kopa, vincitore del Pallone d'oro 1958, oriundo polacco, terzo con la nazionale francese ai Mondiali di Svezia: in 13 stagioni, il Reims conquista sei titoli e due coppe. Il suo declino coincide con l'ascesa del St.-Étienne che, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, si aggiudica dieci titoli (il decimo e ultimo con Michel Platini nel 1981) e sei coppe, e va vicinissimo alla Coppa dei Campioni, perduta nel maggio del 1976 a Glasgow contro il Bayern in una delle finali più sfortunate e drammatiche. Insieme con il St.-Étienne si fa largo l'Olympique Lione che arriva a vincere il suo primo Campionato nel 2002.
L'Olympique Marsiglia, che si era messo in luce tra alterne fortune a cavallo delle due guerre, rinfresca a fine anni Ottanta il proprio albo d'oro che comprende otto titoli (più uno revocato per illecito sportivo) e dieci coppe. È dei marsigliesi anche il miglior cannoniere di tutti i tempi nel Campionato francese: lo slavo Josip Skoblar, autore di 44 gol nel 1971. Nel 1993, con altri uomini in tutti i settori (e due assi in attacco, il tedesco Völler e il croato Boksic), l'Olympique Marsiglia arriva al successo più ambito: la Coppa dei Campioni, vinta a Monaco di Baviera contro il Milan (1-0) con un gol del difensore Basile Boli. Quella partita fu il capolavoro tattico di Raymond Goethals, il tecnico fiammingo che condusse i francesi al trionfo attraverso lo studio minuzioso di ogni avversario: per lui, non usurpato, l'appellativo di Raymond-la-science. Gli anni Ottanta sono anche quelli del Bordeaux, allenato da Aimé Jacquet, futuro commissario tecnico della nazionale campione del mondo. È il Bordeaux di Alain Giresse e Jean Tigana, i compagni prediletti di Platini nella Francia campione d'Europa nel 1984.
Momenti di gloria ha più volte vissuto il Monaco, di proprietà della famiglia Grimaldi, dal seguito limitato a poche migliaia di sostenitori; il Nantes invece è la bandiera di una regione intera, l'orgogliosa Bretagna: un altro vivaio eccellente, capace anche di grandi risultati, come gli otto titoli nazionali. Infine, il Lilla, assurto ad alto livello europeo per aver eliminato nell'ultima stagione due rivali italiane ‒ il Parma nei preliminari di Champions League, la Fiorentina in Coppa UEFA ‒ e titolare di un passato carico di prestigio: dal 1946 al 1955 vinse due titoli e cinque coppe.