calcio - Germania
FEDERAZIONE
Denominazione ufficiale: Deutscher Fussball Bund
Anno di fondazione: 1900 (Germania Est 1948)
Anno di affiliazione FIFA: 1904 (Germania Est 1952)
NAZIONALE
Colori: bianco-nero
Prima partita: 15 aprile 1908, Svizzera-Germania, 5-3
Albo d'oro: 3 Campionati del Mondo (1954, 1974, 1990), 3 Campionati d'Europa (1972, 1980, 1996)
Albo d'oro della nazionale giovanile: 1 Campionato d'Europa juniores (1981), 1 Campionato del Mondo juniores (1981), 2 Campionati d'Europa under 16 (1984, 1992)
Giocatore con il maggior numero di presenze: Lothar Matthäus (150)
Giocatore con il maggior numero di gol: Gerd Müller (68)
MOVIMENTO CALCISTICO
Formula del Campionato: 18 squadre, girone unico con 3 retrocessioni
Club: 26.697 società, 172.716 squadre
Giocatori tesserati: 1.318.250 uomini, 84.050 donne
Arbitri: 78.667 uomini, 1567 donne
Stadi principali: Olympiastadion, Berlino (76.000 spettatori); Olympiastadion, Monaco (69.000), Westfalen Stadium, Dortmund (68.500); Arena AufSchalke, Gelsenkirchen (62.000); Waldstadion, Francoforte (61.000)
Primo club fondato: Bochum, 1848
Vittorie internazionali dei club: 6 Coppe dei Campioni/Champions League (4 Bayern Monaco: 1974, 1975, 1976, 2001; 1 Amburgo: 1983; 1 Borussia Dortmund: 1997), 4 Coppe delle Coppe (Borussia Dortmund: 1966; Bayern Monaco: 1967; Amburgo: 1977; Werder Brema: 1992), 5 Coppe UEFA (2 Borussia Mönchengladbach: 1975, 1979; 1 Eintracht Francoforte: 1980; 1 Bayer Leverkusen: 1988; 1 Bayern Monaco: 1996), 3 Coppe Intercontinentali (2 Bayern Monaco: 1976, 2001; 1 Borussia Dortmund: 1997)
Campionati nazionali vinti dai club (Germania Ovest-Germania): 16 Bayern Monaco; 9 Norimberga; 7 Schalke 04; 6 Amburgo, Borussia Dortmund; 5 Borussia Mönchengladbach; 4 Stoccarda, Kaiserslautern; 3 Fürth, Colonia, Lipsia, Werder Brema; 2 Dresda, Hannover 96, Hertha Berlino, Viktoria 89 Berlino; 1 Braunschweiger TSV Eintracht, Eintracht Francoforte, Fortuna Düsseldorf, Friburgo, Holstein Kiel, Karlsruher FV, Mannheim, Phönix Karlsruhe, Rapid Vienna, Rot-Weiss Essen, 1860 Monaco, Union 92 Berlino. (Germania Est): 10 Dynamo Berlino; 8 Dynamo Dresda; 6 Vorwärts Berlino; 3 Wismut Karl-Marx-Stadt, Carl Zeiss Jena, Magdeburgo; 2 Horch Zwickau, ZSG Halle, Chemie Lipsia, Turbine Erfurt; 1 SG Planitz, Hansa Rostock
Coppe nazionali vinte dai club (Germania Ovest-Germania): 10 Bayern Monaco; 4 Colonia, Werder Brema, Eintracht Francoforte, Schalke 04; 3 Amburgo, Borussia Mönchengladbach, Norimberga, Stoccarda; 2 Fortuna Düsseldorf, Kaiserslautern, Karlsruher FV, Borussia Dortmund, Dresda, 1860 Monaco; 1 Rot-Weiss Essen, Bayer Leverkusen, Bayer 05 Uerdingen, Hannover 96, Lipsia, Offenbacher Kickers, Rapid Vienna, Essener TB Schwarz-Weiss, First Vienna. (Germania Est): 7 Magdeburgo, Dynamo Dresda; 5 Lokomotiv Lipsia; 4 Carl Zeiss Jena; 3 Dynamo Berlino, Motor Zwickau; 2 Vorwärts Berlino, Chemie Halle; 1 Waggonbau Dessau, EHW Thale, Wismut Karl-Marx-Stadt, Einheit Dresda, Chemie Lipsia, Union Berlino, Hansa Rostock
Giocatore con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Gerd Müller (7 volte)
Giocatore con il maggior numero di presenze: Karl Heinz Körbel (602)
Giocatori con il maggior numero di gol: Gerd Müller (365), Fischer (268), Heynckes (220), Burgsmüller (213), Kuntz (179)
Per i risultati ottenuti, la Germania è seconda solo al Brasile nel calcio mondiale, eppure il suo inserimento nell'élite di questo sport è stato molto lento. Anche in Germania furono gli inglesi a diffondere il gioco, nella seconda metà del 19° secolo, seppure con esordi piuttosto laboriosi: la Federazione venne fondata soltanto nel 1900, l'affiliazione alla FIFA risale al 1904 e il primo importante trionfo, la vittoria ai Campionati del Mondo, si ebbe solo nel 1954, lo stesso anno dell'affiliazione alla UEFA.
L'esordio internazionale della Germania non fu particolarmente significativo ‒ il primo match ufficiale della nazionale, il 5 aprile 1908, a Basilea, contro la Svizzera, finì con una sconfitta per 5-3 ‒ anche perché i tedeschi pativano la superiorità tecnico-tattica della vicina Austria, dominatrice della scena grazie alle imprese del Wunderteam. Quando nel 1934, nella seconda edizione dei Campionati del Mondo, cominciò il declino degli austriaci, i tedeschi furono pronti ad approfittarne, battendoli nella finale per il terzo posto. Fu tuttavia un fuoco di paglia, visto che la Germania si presentò ai Mondiali del 1938 con il blocco austriaco, il che significava l'implicita superiorità della 'magnifica squadra'. La Nationalmannschaft (così viene chiamata la selezione tedesca) avrebbe dovuto recitare un ruolo di primo piano, considerando il valore degli atleti confluiti in squadra, invece l'inserimento coatto non solo non diede buoni frutti, ma fu addirittura dannoso e la Germania andò incontro all'autentica umiliazione di essere eliminata al primo turno dalla Svizzera. Viceversa, proprio quando non ci si attendeva molto, con il paese ancora in grave crisi dopo la guerra, la Germania Ovest si impose nel torneo del 1954 disputatosi in Svizzera. L'Ungheria era la grande favorita della manifestazione, trascinata da un autentico fuoriclasse qual era Ferenc Puskas, intorno al quale giocavano atleti di indiscutibili qualità. Non a caso proprio contro i tedeschi, nella prima gara del torneo, gli ungheresi vinsero nettamente per 8-3. Il tecnico tedesco Sepp Herberger tuttavia era stato molto scaltro: intuendo che il futuro della Germania nella competizione non sarebbe dipeso da quella partita fece riposare parecchi titolari. Gestì così nel migliore dei modi le risorse, sino a raggiungere la condizione ideale per la finalissima, naturalmente contro l'Ungheria. Di converso, la prima gara fu vanamente illusoria per gli ungheresi, tanto che con un eccesso di sufficienza schierarono egualmente Puskas, nonostante fosse reduce da un infortunio. La caratura e la classe dell'Ungheria inizialmente sembrarono non conoscere ostacoli, tanto che all'intervallo conduceva per 2-0. Tuttavia nella ripresa le forze abbandonarono i giocatori dell'Est e la potenza dei tedeschi (negli anni successivi si disse malignamente che i giocatori della Germania, apparsi completamente trasformati, si sarebbero avvalsi nell'intervallo di un aiuto farmaceutico: affermazione naturalmente indimostrabile dato che all'epoca non era previsto alcun controllo antidoping) annicchilì l'Ungheria. Il 3-2 dei tedeschi sbalordì tutti, ma non era che il primo sigillo di una nazione che nel prosieguo del secolo avrebbe spesso dominato la scena.
A favorire l'impetuosa crescita del calcio tedesco fu la miglior organizzazione delle risorse. La nascita del Campionato a girone unico (la Bundesliga), al posto dei tornei regionali, e poi la creazione di una scuola per allenatori a Colonia nel 1963 coincisero con l'inizio di risultati straordinari, sia per la nazionale sia per le squadre di club. Ne fu dimostrazione la finalissima raggiunta in Inghilterra nel 1966, contro i padroni di casa, con un epilogo amaro che continua, a decenni di distanza, a far discutere. La vittoria degli inglesi fu determinata da un gol-fantasma di George Hurst (la palla batté contro la traversa e tornò in campo) ai tempi supplementari: alla fine del 2001 il protagonista di quel gol ha rivelato che la palla non era entrata in rete e la finale avrebbe potuto quindi avere un'altra storia. La partita aveva comunque confermato la solidità di una nazionale destinata a entrare nella leggenda del calcio.
La rimonta da 0-2 a 3-2 contro gli stessi inglesi a Città del Messico, nei quarti di finale dei Mondiali 1970, e la successiva semifinale contro l'Italia (persa 4-3, in quella che per molti rimane la partita più bella e intensa del 20° secolo) ribadirono la crescita costante della Germania, che infatti dettò legge negli anni Settanta e si confermò su eccellenti livelli nel ventennio che seguì. Con la fantasia della mezzala Netzer, l'ordine di Overath, il carisma di Beckenbauer e la prolificità di un attaccante come Müller, i tedeschi vinsero gli Europei del 1972, battendo in finale l'URSS per 3-0 e poi due anni dopo, nei Mondiali giocati in casa, fecero pesare classe e 'influenza' del paese organizzatore imponendosi 2-1 sull'Olanda, la squadra rivelazione del torneo in virtù di un calcio che fece scuola, con il pressing a tutto campo. Dopo la sconfitta ai rigori patita nel 1976 contro la Cecoslovacchia, il titolo europeo tornò alla Germania nel 1980, con la vittoria sul Belgio per 2-1 nella finalissima di Roma. Ai Mondiali, la doppia delusione della sconfitta in finalissima nel 1982 contro l'Italia e nel 1986 contro l'Argentina fu compensata dalla rivincita contro entrambe nel 1990, quando un rigore di Andreas Brehme rappresentò la miglior vendetta contro gli argentini, battuti sul campo dopo che a loro volta avevano eliminato gli azzurri, considerati alla vigilia favoriti. E se la sconfitta inaspettatamente patita contro la sorpresa Danimarca negli Europei del 1992 ha frenato l'impeto tedesco, il successo grazie al golden-gol dell'attaccante Bierhoff contro la Repubblica Ceca ha portato il terzo titolo europeo nell'edizione del 1996.
Successivamente, però, la Germania ha conosciuto un periodo di involuzione. Dopo la clamorosa eliminazione dai Campionati del Mondo di Francia 1998, con la cocente sconfitta (3-0) patita ad opera della Croazia, la Federazione tedesca ha implicitamente ammesso una situazione di disagio accelerando le pratiche per la naturalizzazione di tre giocatori: un brasiliano (Paulo Rink), uno svizzero (Oliver Neuville) e persino un turco (Mustafà Dogan), destinati ad arricchire una nazionale dove continuano a essere prescelti i giocatori della ex Germania Ovest. Dai giorni della riunificazione politica, anche il calcio, come il quadro economico e politico, è infatti somma, più che integrazione, dei due territori. Il problema è nella totale mancanza di ricambio generazionale che ha portato i tedeschi a giocare il Campionato d'Europa 2000 con campioni datati quali Matthäus e Hässler. Il destino ha poi voluto che la Germania abbia dovuto affrontare l'Inghilterra, desiderosa di ripetere l'unico successo conseguito contro i tedeschi 34 anni prima. Per entrambe si è trattato di un campanello d'allarme, puntualmente suonato nella partita successiva quando sono state eliminate, già nel primo turno, da avversarie non certo irresistibili: nel caso della Germania, addirittura dal rimaneggiatissimo Portogallo (cui mancavano otto titolari) con la tripletta di Sergio Conceiçao. I tedeschi hanno attribuito la colpa dell'eliminazione al commissario tecnico Erich Ribbeck, subentrato a Berti Vogts, dimissionario dopo i Mondiali del 1998, solo dopo che in sei avevano rinunciato ad assumere la guida della nazionale. L'eliminazione è stata considerata il punto più basso in tanti anni di storia e giudicata ironicamente una data significativa, "perché peggio di così non si potrà mai più giocare".
Sfumato ancor prima di nascere il rapporto con l'allenatore Chrisoph Daum, travolto da un'avvilente storia di cocaina che gli ha impedito di prendere le redini della nazionale, il compito di traghettare la Germania ai Mondiali di Giappone e Corea è stato affidato a Rudi Völler. Umiliata in casa dall'Inghilterra e incapace persino di battere sul proprio campo la Finlandia, la Germania è stata costretta per qualificarsi allo spareggio contro l'Ucraina. Ma la prestazione nel torneo è stata, a sorpresa, quanto mai lusinghiera, nonostante un livello di gioco non sempre brillante: la Germania è arrivata alla sua settima finale, perdendola contro il Brasile per 0-2.