Vedi CALCO dell'anno: 1959 - 1994
CALCO (v. vol. II, p. 266)
Nell'antichità gli artigiani disponevano di un'avanzata tecnologia di formatura, che veniva impiegata nella produzione di oggetti ornamentali in gesso e anche come strumento ausiliario nella bronzistica, nella toreutica, nella produzione di terrecotte, nelle manifatture in stucco, nella fabbricazione di lucerne e nella scultura. Anche se i campi di applicazione erano diversi, vennero largamente impiegate le medesime tecniche.
Il c. degli oggetti artistici sembra essere tecnicamente avvicinabile, in alcuni punti, alla produzione di negativi utilizzati nella colatura del bronzo, e forse il procedimento si è sviluppato proprio sulla base della tecnica bronzistica.
Due recenti ritrovamenti ci forniscono importanti testimonianze sulla tecnica del c. usata nell'antichità. Negli scavi della città romana di Sabratha sono stati rinvenuti numerosi frammenti in gesso che appartengono tanto a c. che a matrici. I c. di statuette, multicolori, di piccolo formato, avevano molto probabilmente una funzione decorativa: altri gessi, interpretabili come forme per rilievi resi a guisa di medaglione, servivano forse da modello per la fabbricazione di oggetti in bronzo. Un grande frammento in gesso di una testa barbata appartiene a un ornamento in stucco che probabilmente decorava una parete o un soffitto. Le forme in negativo sono riferibili a statue diverse e di grandi dimensioni: tra queste ultime troviamo modelli di statue che furono oggetto di continua richiesta durante l'età imperiale, statue di cui si fecero numerose copie in marmo come p.es. l’Afrodite Anadiomène.
Queste forme erano verosimilmente impiegate nella fabbricazione di c. in gesso, che erano poi utilizzati dagli scultori romani per l'esecuzione di copie di eguali dimensioni. È vero infatti che un grande frammento di una forma in negativo, raffigurante il volto di un satiro, corrisponde in complesso a una testa marmorea rinvenuta a Sabratha. Tuttavia, poiché la forma in negativo e la testa marmorea presentano una diversa modellatura, la forma deve essere stata calcata su un'altra statua. Pertanto il gran numero di forme in negativo, come anche il relativo ritrovamento di resti in gesso e di c. non riusciti, richiamano l'attenzione su una produzione locale.
Di enorme importanza storico-artistica sono i frammenti in gesso, rinvenuti a Baia durante lo scavo di un impianto termale di epoca imperiale, costituiti esclusivamente da frammenti di calchi. La ricerca sistematica su questi ha portato alla conclusione che essi derivano da statue bronzee di dimensioni uguali e maggiori del vero, tutte inquadrabili nell'ambito del periodo classico. Molti frammenti possono essere ricondotti a famosi capolavori greci quali l'Atena di Velletri, le Amazzoni di Efeso, la c.d. Hera Borghese, la Persefone Corinto, l’Eirene di Cefisodoto, i Tirannicidi (v. armodio e aristogitone), l’Apollo del Belvedere, il Narciso e l’Efebo Westmacott. I c. in gesso di Baia che ci forniscono in maniera precisa - benché incompleta - l'aspetto esteriore di originali ormai perduti, costituiscono un'esatta documentazione di alcuni capolavori dell'arte greca e forniscono inoltre un'oggettiva base critica per analizzare la fedeltà delle singole copie. Il confronto tra c. e copia ha chiarito il rapporto fra diverse serie di copie: si è così stabilito che esse corrispondono ai c. in tutto e per tutto, anche se il volume delle singole parti delle statue è maggiore per esigenze imposte dal materiale. Perciò i c. in gesso permettono di avanzare ipotesi riguardo la composizione dell'originale, e confermano la versione tramandata dalle copie. Tuttavia, nella restituzione dei dettagli, le singole copie di una determinata serie non presentano caratteri uniformi; in un caso si restituisce l'immagine di determinate parti dell'originale in maniera precisa, mentre in altri ciò avviene con trascuratezza. L'analisi della scelta e della trasformazione del dettaglio permette anche di gettare uno sguardo sulle tendenze artistiche delle copie romane in marmo nelle diverse epoche.
I c. in gesso di Baia permettono anche una ricostruzione dell'antica tecnica di formatura. L'esecuzione di un c. in gesso di una statua bronzea di notevoli dimensioni operata con l'ausilio di una forma in negativo anch'essa in gesso, passava attraverso varie fasi: 1) preparazione dell'originale. Si riempivano con argilla i punti in cui vi erano fessure e sottosquadri; le lamine sopraccigliari venivano incollate con cera o argilla; 2) rifinitura di singoli pezzi di formatura. Si poneva il gesso ancora fresco sopra un'ampia porzione oo soltanto su un campo ristretto della superficie della statua. Gli orli di questa prima sezione di formatura erano subito aggiustati con una spatola prima che il gesso facesse presa. Quando la massa di gesso si era indurita, si applicava a tutti gli orli un materiale di separazione e successivamente si poneva di nuovo gesso fresco sulla parte adiacente. In questo modo, passo a passo, l'intera superficie veniva completata; 3) fabbricazione di forme di copertura a calotta. I singoli pezzi di formatura - ancora posizionati sopra la statua - erano trattati con materiale di separazione. Successivamente si applicava un secondo strato di gesso, in modo da formare valve a coppa o a calotta ove poter comporre le parti di formatura. Queste calotte servivano a tenere in posizione ben unita le singole parti di formatura (p.es. l'occipite, la metà anteriore del torso, la metà esterna del braccio sinistro, ecc.) durante il processo del getto. Due o più calotte, con le rispettive parti di formatura, costituivano un'unità (p.es. testa, torso, braccio sinistro); 4) preparazione del gesso. Quando le parti di formatura erano smontate, si trattavano con materiale di separazione e si collocavano nelle calotte, le quali a loro volta erano montate insieme e legate con un filo; 5) gesso. Ogni parte della forma era ottenuta con una distinta colatura di gesso. Il gesso fresco veniva gettato nella forma e poi distribuito. Come rinforzo, nel gesso ancora molle, erano aggiunti ossi, fili di piombo o barre di ferro. I punti di congiuntura tra le singole parti dei c. erano ritoccati con la spatola; 6) montaggio. Si smontavano le forme, e ogni piccolo errore di colatura era corretto. Le varie parti del c. a questo punto venivano congiunte l'una con l'altra e talvolta esse erano cementate con altro gesso. Alla fine del procedimento il c., ormai terminato, era fissato a un plinto, e la sua superficie trattata con una miscela di olio e cera che aveva lo scopo di renderla più resistente.
I gessi di Baia furono fabbricati probabilmente tramite matrici anch'esse in gesso del tipo testimoniato da alcuni rinvenimenti di Sabratha. Inoltre, che anche altri materiali plastici fossero stati impiegati per la fabbricazione di forme in negativo si desume da un noto passo di Luciano (Iupp. trag., 33). L'uso della pece o di simili materiali modellabili costituiva una rilevante semplificazione del lavoro di formatura, giacché si poteva rivestire la statua solo con poche forme parziali.
Nella fabbricazione dei calchi in gesso decorativi provenienti da Sabratha (statuette, ornamenti in stucco, ecc.) furono utilizzate, verosimilmente, tecniche simili a quelle impiegate nella fabbricazione di c. in gesso di grandi statue bronzee. In molti di questi c. il gesso grezzo veniva più o meno fortemente ritoccato; mediante l'applicazione di elementi formati separatamente, con il contributo dell'incisione e della pittura, veniva portato a termine il prodotto definitivo. Da un passo di Giovenale (1, 2, 4) si desume che erano diffusi c. in gesso raffiguranti teste- ritratto e una testa in gesso rinvenuta in Cirenaica ci documenta questo uso. La rarità dei ritrovamenti di antichi c. in gesso è senz'altro determinata dal carattere effimero del gesso stesso. Così a causa della scarsità del materiale, non sono possibili più precise valutazioni sull'effettivo uso e la diffusione di questa particolare attività artigianale.
Bibl.: C. C. Edgar, Greek Moulds (Catalogue Général des Antiquités Egyptiennes du Musée du Caire), Il Cairo 1903, nn. 32001-32367; G. Barone, in LibyaAnt, XV-XVI, 1978-1979, p. 83 ss.; ead., Gessi di Sabratha. Anticipazioni e problemi, in QuadALibia, XI, 1980, p. 35 ss.; ead., Una testa di gesso delle «Terme di Oceano» a Sabratha, in Quattro note di archeologia libica, Palermo 1983, pp. 49-56; Ch. von Hees-Landwehr, Capolavori greci in calchi romani, Napoli 1984; ead., Die antiken Gipsabgüsse aus Baiae. Griechische Bronzestatuen in Abgüssen römischer Zeit (Archäologische Forschungen, XIV), Berlino 1985.