calcolosi
Condizione morbosa (detta anche litiasi) relativamente frequente, consistente essenzialmente nella presenza di calcoli nell’organismo. Non di rado sussiste asintomaticamente, ma spesso è caratterizzata da una manifestazione clinica peculiare, la colica, che assume caratteri diversi a seconda dell’organo interessato. È malattia conosciuta dalla più remota antichità, per lo più con il nome di mal della pietra.
È una c. molto frequente. I calcoli biliari possono trovarsi in un punto qualunque delle vie biliari, più frequentemente però hanno sede nella cistifellea e di qui migrano nel coledoco. La patogenesi è talora legata a turbe del metabolismo, che producono un aumento del tasso ematico della colesterina (ipercolesterinemia) e della concentrazione di questa nella bile (ipercolesterinocolia), in rapporto con fattori costituzionali, alimentari (diete ricche di grassi) e con particolari stati fisiologici (per es., gravidanza). Altri fattori predisponenti sono gli stati flogistici delle vie biliari; coaguli di sangue, di fibrina e agglomerati di germi possono agire da centri di cristallizzazione. La colica si manifesta con un dolore vivissimo alla regione epatica, irradiato alla spalla destra, accompagnato spesso da vomito, e seguito frequentemente da febbre e talora da ittero. La durata è varia, da qualche ora a qualche giorno. Il trattamento è chirurgico.
I calcoli delle vie urinarie si formano solitamente a livello dei calici e del bacinetto renale (c. renale o nefrolitiasi), dove talora possono rimanere a lungo; più spesso migrano in basso, lungo l’uretere fino alla vescica, dove possono soggiornare (c. vescicale) o essere, nella maggior parte dei casi, espulsi. Il meccanismo della loro formazione, anche se non del tutto chiarito, è in relazione a una eccessiva concentrazione nelle urine di determinati costituenti (acidi urico e ossalico, fosfati, cistina, xantina) e alla carenza nelle stesse di inibitori della cristallizzazione, come i glicosaminoglicani. La c. renale può decorrere muta. I sintomi sono dolori lombari gravativi, continui o accessionali, irradiati caratteristicamente al basso ventre e alle regioni pudende. La colica si manifesta con dolore improvviso, acutissimo, costrittivo o trafittivo. La durata può essere di ore o di giorni. I calcoli della vescica possono essere secondari, cìoè di origine renale, o primitivi, dovuti al ristagno dell’urina.
Malattia rara (detta anche scialolitiasi o sialolitiasi), per lo più della ghiandola parotide e della sottomascellare. La colica caratteristica consiste in un dolore acuto, trafittivo e contemporanea tumefazione della ghiandola interessata, per lo più in rapporto con i pasti. Alla colica può seguire emissione del calcolo salivare. Quando ciò non avviene è necessario l’intervento chirurgico.
Malattia rara, condizionata per lo più da una flogosi dei dotti escretori della ghiandola. La sintomatologia dolorosa presenta analogie con quella della c. biliare, specie se è presente l’ittero. La differenza è data dai caratteristici reperti a carico delle urine (glicosuria), delle feci (steatorrea o creatorrea) e del succo enterico (assenza degli enzimi pancreatici). La cura è prevalentemente chirurgica.
La formazione di coproliti può provocare un ileo meccanico da ostruzione e rendere necessario l’intervento chirurgico.
La patogenesi è in rapporto a cause flogistiche di tipo distruttivo, con conseguente comunicazione con le vie urinarie. Da queste giunge l’urina che vi deposita i sali dando origi-ne ai calcoli prostatici. La cura consiste nell’ablazione chirurgica.