calendario
calendàrio [Der. del lat. calendarium, da calendae → calende; in origine "libro di credito, di scadenze", perché gli interessi maturavano il primo del mese] [MTR] [ASF] [GFS] Sistema convenzionale di divisione del tempo: l'intervallo base di tale divisione è per solito l'anno (c. annuale) la cui durata è fissata in modo che si discosti il meno possibile dalla durata media astronomica (→ anno). Esistono c. lunari, basati cioè esclusivamente sul moto della Luna (anno di 12 lunazioni), e tale è il c. musulmano; lunisolari sono invece i c. (come l'ebraico) basati sulla coincidenza dei mesi con le lunazioni, però in modo che le stagioni (dipendenti dal moto del Sole) si ripetano nei medesimi periodi dell'anno; più comodi i c. solari, che collegano la durata dell'anno civile o legale con quella dell'anno tropico cioè con l'intervallo di tempo compreso fra due passaggi consecutivi del Sole a uno stesso equinozio; poiché però la durata dell'anno tropico (365.242 214 giorni) non è di un numero intero di giorni, è necessario intercalare un certo numero di giorni per ottenere che un certo numero di anni civili corrisponda il più prossimamente a un ugual numero di anni tropici. ◆ [STF] Per le origini del c. si deve osservare che il computo più o meno elementare del tempo non si esercita, presso i popoli "primitivi", per la necessità profana di calcolare e suddividere il tempo stesso, ma è il risultato di un comportamento particolare, nei riguardi del tempo, impostato su un interesse per la periodicità in quanto tale; mentre questa, nella società "colta", è uno strumento al quale si ricorre per tenere il computo del tempo, concepito come durata profana illimitata, nelle società arcaiche costituisce il centro dell'attenzione in sé e per sé, ed è scandita mediante l'istituto religioso della festa. Abbiamo così, all'origine, i c. festivi, espressione dell'esigenza di regolarizzare e fissare una periodicità ciclica di carattere intrinsecamente religioso. Mentre dal c. festivo esorbitano tutte le feste indette per occasioni eccezionali (per es., le feriae imperativae dei Romani), esso non costituisce neppure una perfetta periodizzazione dal punto di vista cronologico. D'altro canto, la periodicità legata al manifestarsi ricorrente di eventi naturali, astronomici o terrestri (lunazioni, solstizio, levata eliaca delle costellazioni; levata dei venti, ritorno regolare dei prodotti della terra, selvatici o coltivati) può non consentire un calcolo cronologicamente esatto del tempo, per es. quando, per particolari condizioni meteorologiche, sia impossibile l'osservazione dei fenomeni astronomici, oppure a causa di un margine di oscillazione dei fenomeni connessi con la stagionalità. Solo quando le civiltà "colte", disponendo di sistemi di scrittura, costruiranno dei calendari scritti, questo margine di oscillazione verrà progressivamente ridotto; ma in queste stesse civiltà rimangono vive, accanto alle feste (fisse o mobili che siano) che hanno una loro collocazione nel c. scritto, anche feste periodiche che però continuano a essere indette volta per volta con una certa possibilità di oscillazione. ◆ [STF] C. giuliano: un c. di 10 mesi ascritto a Romolo è dai più ritenuto leggenda: a ogni modo, l'istituzione di un c. di 12 mesi è attribuita a Numa Pompilio; esso, principalmente regolato sul moto della Luna, comprendeva 355 giorni ed era diviso in 12 mesi: gennaio di 29 giorni, febbraio di 28, marzo di 31, aprile di 29, maggio di 31, giugno di 29, quintile di 31, sestile di 29, settembre di 29, ottobre di 31, novembre di 29, dicembre di 29. Era inoltre stabilito che a intervalli si intercalasse, subito dopo il 23 febbraio, un periodo di 22 o 23 giorni (mese mercedonio): febbraio era allora ridotto a 23 o 24 giorni, e i restanti 5 o 4 giorni erano aggiunti al mese mercedonio, che veniva così ad averne 27; occorreva però opportunamente alternare gli anni comuni e gli anni intercalari, e di ciò assunsero l'incarico i pontefici. Le intercalazioni non vennero però sempre fatte con la necessaria cura, per cui al tempo di Giulio Cesare il c. era caduto in estremo disordine, l'anno ufficiale anticipando di una novantina di giorni sull'anno tropico. Cesare operò una radicale riforma, dietro consiglio dell'astronomo alessandrino Sosigene, istituendo un anno civile di 366 o 365 giorni. L'intercalazione giuliana supponeva l'anno tropico di pochissimo differente da 365 giorni e un quarto (365.25), onde, ammettendo questo valore come lunghezza media dell'anno civile, l'istituzione dei cicli quadriennali, composti ciascuno di 3 anni di 365 giorni e di un anno di 366 giorni, sembrò sanare definitivamente l'incostanza del calendario di Numa. All'anno di 366 giorni fu dato il nome di bisestile, perché il giorno da intercalare ogni 4 anni fra il 23 e il 24 febbraio (cioè nel luogo ove si intercalava il mese mercedonio) si chiamò bis sexto kalendas Martias, donde il nome rimasto all'anno bisestile. Quando invalse l'uso di contare le date con numeri successivi a partire dal primo giorno di ciascun mese, il giorno aggiunto a febbraio prese il numero 29, pur continuando l'anno a chiamarsi bisestile. L'anno giuliano venne diviso in 12 mesi: gennaio di 31 giorni, febbraio di 28 o 29, marzo di 31, aprile di 30, maggio di 31, giugno di 30, quintile di 31, sestile di 31, settembre di 30, ottobre di 31, novembre di 30, dicembre di 31. I mesi di quintile e sestile presero più tardi i nomi di luglio (iulius) e agosto (augustus) in onore di Giulio Cesare e di Augusto. Il c. giuliano entrò in vigore nel mese di febbraio dell'anno 708 di Roma = 46 a. C., allorché Cesare intercalò il consueto mese mercedonio di 23 giorni, interponendo i rimanenti giorni, necessari per far coincidere l'anno con quello tropico, in ritardo di circa 90 giorni, ripartendoli in 2 mesi, fra novembre e dicembre. Sicché quell'anno (di 443, 444 o 445 giorni secondo vari autori) ebbe 15 mesi e fu detto anno della confusione. Il c. giuliano ebbe bisogno d'una temporanea correzione ai tempi di Augusto. I pontefici, cui continuò a essere affidato l'incarico delle intercalazioni dei giorni bisesti, mal compresero l'ordine di Giulio Cesare, e intercalarono un giorno ogni 3 anni. Questo errore fu corretto dopo 36 anni da Augusto, il quale ordinò che non si facesse per 12 anni alcuna intercalazione e si continuasse poi con l'intercalazione stabilita da Giulio Cesare. ◆ [STF] C. gregoriano: nel concilio di Nicea (325 d.C.) si osservò che l'equinozio di primavera cadeva in quell'anno il 21 marzo e fu stabilito che la Pasqua si sarebbe celebrata, da allora in poi, la prima domenica successiva al primo plenilunio primaverile; tale regola si appoggiava sulla convinzione che la lunghezza del-l'anno tropico coincidesse con quella dell'anno giuliano e che quindi l'equinozio di primavera sarebbe sempre avvenuto intorno al 21 marzo; determinazioni più accurate dell'anno tropico lo mostrarono però in seguito alquanto inferiore al-l'anno giuliano. Tolomeo (130 d.C.) aveva già trovato per l'anno tropico 365.247 giorni, al-Battani (830) 365.240 5 giorni, i redattori delle Tavole alfonsine (1250) 365.242 5 giorni; Copernico infine concluse che la sua lunghezza variava fra un massimo di 365.247 2 giorni e un minimo di 365.238 1. L'equinozio di primavera verso la fine del sec. 13° cadeva intorno al 13 marzo e verso la fine del sec. 16° intorno all'11 marzo. Nel 1582 papa Gregorio XIII, secondo un piano elaborato da Luigi Lilio e sottoposto all'approvazione di matematici di tutto il mondo, promulgò la correzione del calendario. Ritenuto che l'equinozio in quel tempo cadesse l'11 marzo e che anticipasse di 3 giorni ogni 400 anni, Gregorio XIII, per ricondurlo al 21 marzo fissato dal concilio di Nicea, ordinò che si sopprimessero 10 giorni, senza interrompere il ciclo settimanale, passando dalla data giovedì 4 ottobre 1582 alla data venerdì 15 ottobre; e, per non farlo più allontanare dal 21 marzo, che si sopprimesse il bisesto a tutti gli anni centenari non multipli di 400 (cioè gli anni secolari divenissero comuni, a eccezione di quelli le cui due prime cifre fossero divisibili per 4). Gli elementi astronomici che servirono di base alla riforma gregoriana sono stati leggermente modificati da ulteriori e più accurate osservazioni. La più recente determinazione della lunghezza del-l'anno tropico (S. Newcomb) è di giorni 365.242 214 per il 1900, con una diminuzione di 61 decimilionesimi di giorno ogni 100 anni; per almeno 200 anni il calendario gregoriano non avrà bisogno di alcun'altra correzione, e solo tra 4000 anni richiederà la soppressione di un altro giorno bisestile. Il c. gregoriano si diffuse rapidamente in tutti i paesi cattolici; in Svizzera, la maggior parte dei cantoni protestanti lo adottò nel 1701; alcuni stati protestanti della Germania nel 1700, e più diffusamente, su proposta di Federico II di Prussia, nel 1744; la Gran Bretagna nel 1752. I paesi dell'Oriente facenti capo alla chiesa scismatica greca rimasero fedeli al c. giuliano. Dopo la rivoluzione di ottobre (1917), uno dei primi atti del governo sovietico fu quello di adottare, a tutti gli effetti civili, il c. gregoriano, in ciò imitato in seguito da altri stati dell'Oriente europeo. L'adozione del c. gregoriano ha invece incontrato maggiori difficoltà da parte delle chiese orientali ortodosse e anche unite. Il c. gregoriano fu infatti adottato solo nel 1923, e limitatamente alle feste fisse, dal patriarcato ortodosso di Costantinopo-li, dalle chiese di Atene, di Cipro, di Polonia e di Romania. Il Sinodo panortodosso di Mosca (1948) lasciò libertà di scelta in materia alle chiese dell'orbita sovietica. Anche le chiese cattoliche di rito bizantino non osservano ancora tutte la riforma di Gregorio XIII. La tab. dà la corrispondenza fra i due c. giuliano e gregoriano; la differenza tra le date nei due c., che era di 10 giorni nel 1582, anno della riforma gregoriana, è salita attualmente (1996) a 13 giorni. Ancora, è da osservare che il c. giuliano ha tuttora importanza nell'ambito scientifico, e precis. nell'astronomia. In questa disciplina le date sono state espresse per lungo tempo, per ovvie ragioni di continuità, nel c. giuliano e, da un certo punto in poi, come si usa attualmente, in numero giornaliero giuliano (ingl. Julian Day Number, JDN), esprimente quanti giorni sono passati a partire dal mezzogiorno di tempo universale del 1° gennaio dell'anno giuliano 4713 a.C.: → data: D. giuliana. ◆ [MTR] [ASF] [GFS] C. perpetuo: tabella numerica che, con opportuna procedura, consente di determinare il giorno della settimana corrispondente a una qualsivoglia data, basata sul ciclo settimanale di 7 giorni, che non è stato mai interrotto in epoca storica, anche in occasione delle predette riforme giuliana e gregoriana. Come esempio di c. perpetuo, si riporta qui quello di F. Berio, valido per tutti gli anni dal 1° al 2399° dell'era volgare. Per trovare il giorno della settimana corrispondente a una data qualsiasi si determina dapprima, nella parte dei cicli settimanali, il giorno (dal Berio detto "giorno indice") che si trova all'incrocio della parte secolare dell'anno (prima o prime due cifre del millesimo) con la parte annuale. Quindi si cerca in quale casella della riga corrispondente al mese dato si ripeta la lettera del giorno indice già trovata; la prima lettera della colonna a cui appartiene la casella così trovata indica il giorno della settimana con cui comincia il mese dato, ed è quindi facile, con l'aiuto della tabella dei giorni del mese, a destra, rintracciare a quale giorno corrisponda la data di cui si tratta. Le parti annuali stampate in neretto indicano gli anni bisestili; le parti secolari in neretto indicano i secoli del c. giuliano; il gennaio e il febbraio in neretto sono quelli da cercare quando l'anno è bisestile; (si ricordi che gli anni secolari sono bisestili, nel c. gregoriano, solo se divisibili per 400). Infine, la parte secolare 15 (in neretto) vale sino al 4 ottobre 1582, la parte secolare 15 (in caratteri ordinari) vale dal giorno dopo (venerdì) che per decreto di Gregorio XIII fu datato 15 ottobre 1582. Per es., si voglia trovare il giorno della settimana corrispondente al 14 settembre 1321, data della morte di Dante. Si cerchi nel quadro delle parti secolari il 13: si troverà nella 2a colonna; la parte annuale (21) si troverà nella 6a orizzontale; prolungate, le due linee s'incontreranno in un giovedì. Si cerchi ora il giovedì allineato orizzontalmente con il mese di settembre: esso fa parte della 6a colonna o 6° ciclo settimanale. Prescindendo dalle altre colonne dei cicli settimanali e associando il 6° ciclo settimanale con il prospetto dei giorni del mese, si avrà il calendario del settembre 1321 e si troverà che il 14 era lunedì.