CALETTI, Giuseppe, detto il Cremonesi (Cremonese)
Sono ignoti luogo e data di nascita e di morte; poiché non è citato da A. Superbi, in Apparato degli huomini illustri…, Ferrara 1620, tra i pittori viventi a Ferrara, lo si può supporre ivi operoso solo dopo tale data; attivo fino verso il 1660. Personalità stravagante, i vecchi scrittori ferraresi si sono indugiati a narrarne la vita sregolata, più dedita a frequentare taverne che accademie di pittura, e a tramandarne le presuntuose vanterie di non aver seguito alcuna scuola, sentendosi egualmente in grado di superare i migliori e anche Tiziano. Certamente agli inizi dovette essere attento alla maniera fortemente contrastata del Catanio, personalità dominante in quell'epoca a Ferrara, ma il suo spiritaccio disordinato lo rendeva insofferente di ogni disciplina, mentre un innato facile talento pittorico lo inclinava verso modi di spontanea improvvisazione aliena da rigidi schematismi scolastici. A Ferrara si volse piuttosto agli splendidi capolavori dei Dossi per assimilarne l'intenso cromatismo, mentre non gli sfuggì certo il vigoroso naturalismo delle opere vibranti di luce che il giovane Guercino aveva inviato dalla vicina Cento. Anzi, le palesi imitazioni dal centese, nella umanità rustica delle figure, e inoltre la particolare tecnica delle incisioni, in tutto simile alla grafica guercinesca, fanno presumere che il C. sia anche andato a Cento.
Sotto questo aspetto è significativo che a Venezia, nella mostra di "Quattrocento pitture inedite", figurasse (catal. di A. Riccoboni, Venezia 1947, p. XXVI) con attribuzione al Guercino, convalidata da famosi esperti, un Trattenimento campestre (n. 88), giustamente poi rivendicato al C. dall'Ivanoff (1951, p. 78).
Della prolungata amicizia che secondo la tradizione legò il C. a un altro scapestrato come lui, il pittore bolognese A. Randa, allievo del Reni e del Massari, non si riscontrano tracce nella sua artetra i bolognesi, egli sembra essersi accostato piuttosto alla accesa pittura del Cavedoni. è da supporre che la sua pretesa di rivaleggiare con i maggiori coloristi lo abbia indotto a qualche viaggio nel Veneto; a Epinal l'Ivanoff (1965) ha riconosciuto come del C. un S. Sebastiano manifestamente esemplato su quello di Tiziano a S. Nazaro di Brescia, e a Ferrara, secondo la vecchia letteratura locale, esisteva nella chiesa di S. Francesco un suo S. Luca nella maniera del Pordenone (oggi perduto).
La spedita pennellata del C., accompagnata da un singolare talento imitativo, capace di conferire ai dipinti aspetto di patina antica, gli facilitava le copie, e la tradizione vuole che lo inducesse talvolta per bravata, senza escludere tentazioni truffaldine, a vere e proprie contraffazioni; dipinti di questo tipo, a dire del Baruffaldi, furono, già nel sec. XVII, incettati a Ferrara da antiquari di poco scrupolo, e si può rammentare che ancora in anni recenti un suo Guerriero con scudo, dipinto alla giorgimesca, pervenne ad inserirsi, come cosa cinquecentesca, alla mostra veneziana del 1955 dedicata a Giorgione (n. 128: cfr. catal. a cura di P. Zampetti), e ricomparve nel 1964 (1º maggio) sotto il nome del Dosso in una vendita londinese di Christie's (n. 37 del catal.).
La pittura del C. è tuttavia riconoscibile per una preparazione di fondo scura e terrosa, dalla quale spiccano le figure di primo piano per l'evidenza del colorito caricato e le carni rossicce, mentre nelle lontananze, sotto nubi a fiocchi bambagiosi, goffi omuncoli animano spiazzi illuminati dai bagliori del tramonto, e nel fondo compaiono, tra livide luci, castelli e paesi appena abbozzati, quasi visioni di sogno.
Tra le poche opere impegnative destinate ad altari delle chiese, a Ferrara è sempre stato ammirato come suo capolavoro il S. Marco (già in S. Benedetto, ora in Pinacoteca): dipinto non molto dopo il 1630, quel "vecchione calvo e rugoso", quasi "immerso in una farragine" di libroni resi con magistrale realismo (Baruffaldi, 1846, p. 214) èindiscutibilmente un pezzo di eccezionale bravura. Ma la bizzarra natura dell'artista mal si prestava a opere che richiedevano studio e attenta applicazione; egli si dedicava piuttosto a quadretti di spedita esecuzione e di piccolo formato, con una strana predilezione per soggetti truculenti, come la Decollazione del Battista o il David con la testa di Golia, interpretati, però, senza tragedia, ma con quasi umoristica bonomia popolaresca.
Il C., anche per la ragione che suoi dipinti passarono spesso sotto nomi più altisonanti, fu per lungo tempo meglio apprezzato come incisore che come pittore.
Le sue incisioni, spesso firmate o siglate I.C.F., rappresentano, oltre ai soliti soggetti - Davide con la testa di Golia (Bartsch, I, 2, 3) e la Decollazione di s. Giovanni Battista (B. 6) -, Sansone e Dalila (B. 4), S. Rocco (B. 5), un Santo vescovo (B. 7), un Nudo di donna (B. 8), L'Innamorato (B. 9), ed una Testa di uomo, forse autoritratto (B. 10), tutte riprodotte dal Riccomini (1969, figg. 38, 39 a e b., 40, 41, 42, 43, 44); una serie di Principi di Ferrara (B. 1-14) è di qualità più debole. Alla produzione più caratteristica va aggiunta una Testa di donna volta a destra, individuata dal Kristeller a Berlino Dahlem e tuttora ivi conservata (notizia del dr. P. Dreyer). Composizioni semplici, tese all'essenziale, condotte a tratti paralleli che si incurvano per dar corpo alle figure, si infittiscono, senza quasi intersecarsi, per creare ombreggiature, e finiscono a tratti brevi ridotti a punteggiature nelle zone più rilevate di luce, con tecnica palesemente simile a quella dei disegni per incisioni del Guercino e alle pochissime incisioni di mano di questo artista.
In questi ultimi tempi, con il generalizzarsi di un gusto più sensibile per l'arte di prima impressione spontanea e genuina, si è risvegliato l'interesse anche per le piccole pitture del C., succose di colore e macchiate alla brava, di composizione elementare, talvolta quasi da ex voto, ma nonostante corrive trascuratezze, sempre piacevoli, per innegabili qualità pittoriche.
Si è ritenuto che fossero del C. paesaggi spesso citati come del "Cremonese" negli inventari di antiche collezioni veneziane, ma è più probabile che si trattasse di lavori di Francesco Bassi di Cremona, operoso a lungo a Venezia, dove appunto era chiamato "il Cremonese dei paesi".
Qui di seguito un catal. delle opere del B. per luogo e in ordine alfabetico: Besançon: Museo, Inv. 899.1.3, Decollazione di s. Giovarmi Battista;Bologna: già coll. Podio, Le arti del quadrivio;coll. C. Savonuzzi, Presepio;coll.G. Raimondi, Testina di David;Budrio: Pinacoteca, Buffone (già dato al Dosso, attr. Ivanoff); Cento: coll. Taddei, S. Sebastiano;Epinal: Musée des Beaux-Arts, S. Sebastiano (da Tiziano, attr. Ivanoff); Ferrara: Pinacoteca, S. Mario (giàin S. Benedetto) e Giaele e Sisara (giàMilano, Finarte); duomo, S. Carlo Borromeo, S. Teresa, S. Giuseppe (giàin S. Nicolò); chiesa di S. Maurelio dei cappuccini, S. Carlo Borromeo;conservatorio della Provvidenza, Diciassette storie di s. Giovanni Battista (già situate in S. Giovanni); collez. Baldi, S. Sebastiano, (giàBarbi-Cinti); Gualdo: coll. Mazza, S. Gerolamo, Fuga in Egitto;Hampton Court: inv. 1172, Scena di gelosia o Episodio dell'Orlando Furioso (attrib. Ivanoff; dato a Pietro della Vecchia da M. Levey, The later Ital. pictures in the coll. of H. M. the Queen, London 1964, p. 103 tav. 13); Isola Bella: coll. Borromeo, Decollazione di s. Giovanni Battista (attr. Ivanoff); Londra: già Agnew, David con la testa di Golia;Massa Lombarda: chiesa del Carmine, Madonna (semidistrutta dalla guerra; sempre a Massa Lombarda presso le Opere pie, quindici telette con i Misteri del Rosario sono, secondo Riccomini, p. 42, di scuola bolognese più tarda); Milano: coll. Bargellesi, Imposizione del nome a s. Giovanni (già in S. Giovanni a Ferrara); Trieste: vendita coll. Calligaris, 7 febbr. 1968, Giuditta;Venezia: coll. Asta, Davide che contempla la testa di Golia (lostesso soggetto era nella coli. Martini); coll. Fiocco, Madonna con bambino e santi;coll.sen. P. Mentasti, Trionfo di David (attrib. Fiocco, in Riccomini, p. 41); Washington: National Gallery (Kress coll. K. 210), Portabandiera (attrib. Fiocco, giàdato a Dosso o al Tintoretto); coll. Kress (giàa Ferrara, coll. Mazza), Angelica e Medoro (iviattr. a Sebastiano Mazzoni); ubicazione ignota: Davide con la testa di Golia (ill.in L. von Buerkel Fiesole, 1906).
Opere perdute, oltre a quelle elencate da Riccomini (p. 71): Brescia: Martirio di s. Sebastiano, (cfr. Indice e Descrizione di quadri esistenti in Brescia [coll.Zaffarini], Brescia 1819, n. 21; Indice e descr. di alcune tavole grandi… presso F. Zaffarini, Brescia 1822, n. 9); Ferrara: chiesa di S. Benedetto, Quattro dottori della Chiesa (ispirato ai Dossi), distrutto nell'ultima guerra; monastero di S. Caterina, Paradiso (suo capolavoro secondo C. Cittadella, III, p. 313); coll. Montecatini, Decollazione di s. Giovanni Battista (incisa dal Bolzoni); coll. Santini, Sibilla.
Attribuzioni da rifiutare: Dresda: Galleria, n. 371, Veronica (Inv. del 1754 come "Cremonese da Ferrara", ma: Guercino giovanile [H. Posse nel catal. del 1929, I, p. 167)]; Stoccolma: Nationalmuseum, N.M. 78, Madonna col Bambino, s. Giovannino e s. Elisabetta (Camillo Ricci? attr. al C. da O. Sirèn nel Catalogue descriptif, Stockholm 1928, p. 8).
Fonti e Bibl.: Ferrara, Bibl. comunale Arioatea, ma. cl. I, Antonelli 429: C. Brisighella, Descriz. delle pitture e sculture che adornano le Chiese et Oratori della città di Ferrara [ante 1704, trascrizione successivamente rimaneggiata con aggiunte di G. Baruffaldi e note di G. A. Barotti], pp. 46, 52, 54, 59, 103, 132; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi [1697-1722], II, Ferrara 1846, pp. 208-216; C. Barotti, Pitture e sculture che si trovano nelle chiese… della città di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 24, 53, 55, 56, 75, 123, 156; G. A. Scalabrini, Mem. istor. delle chiese di Ferrara, Ferrara 1773, pp. 91, 98, 180, 204; C. Cittadella, Catalogo istor. de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1783, III, pp. 303-315; IV, p. 315; A. Frizzi, Guida del forestiere per la città di Ferrara, Ferrara 1787, pp. 57, 65, 102, 117, 123; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, Pisa 1816, V, pp. 265 a.; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, pp. 107 a.; C. Laderchi, Descriz. della Quadreria Costabili, Ferrara 1841, III-IV, pp. 27, 28; L. N. Cittadella, Indice manuale delle cose più rimarchevoli… di Ferrara, Ferrara 1844, pp. 96, 107; C. Laderchi, La pittura ferrarese, Ferrara 1856, p. 170; L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1868, I, p. 680; G. Campori, Raccolta di cataloghi ed inventari inediti, Modena 1870, p. 273; N. Barbantini, La Pinacoteca del com. di Ferrara, Ferrara 1906 (cat. Santini), p. 65; L. von Buerkel Fiesole, Ein Bild des G. C., in Zeitschrift für bildende Kunst, XLI (1906), pp. 315, 316; N. Barbantini, La Galleria del duca Francesco Massari, Venezia 1910, p. 19 n. 6; A. Neppi, Episodi e figure dell'antica pittura ferrarese, in Gazz. ferrarese, 29 maggio, 1º giugno 1920; A. Magrini, La Pinacoteca comunale di Ferrara, Ferrara 1926, p. 42 (cfr. anche tutti i cat. precedenti); G. Righini, La chiesa di S. Giovanni Battista in Ferrara, Ferrara 1938, p. 48; N. Ivanoff, G. C. detto il Cremonesi, in Emporiim, CXIV(1951), 600, pp. 73-78; R. Longhi, in Officina ferrarese. Nuovi ampliamenti, Firenze 1955, p. 195 n. 13; C. Savonuzzi, G. C. detto il Cremonese, in Valbona, (1957), pp. 2 s.; R. Longhi, L'amico friuliano del Dossi, in Paragone, X(1960), 131, p. 8; G. Raimondi, Appunto su G. C."il Cremonese", in Arte antica e moderna, 1961, 13-16, pp. 279-284; A. Emiliani, F. C. Catanio pittore, ibid., p. 278; N. Ivanoff, Un Saint Sébastjen de G. C., in La Revue du Louvre, XV(1965), 6, pp. 258-262; A. Moir, The Italian followers of Caravaggio, Cambridge, Mass. 1967, p. 244 n. 61; F. R. Shapley, Paintings from the Samuel H. Kress Collection-Italian paintings fifteenth to sixteenth century, London 1968, pp. 75 s.; E. Riccomini, Il Seicento ferrarese, Milano 1969, pp. 16-20, 41-47, 71 (con bibl.); Id., Seicento ferrarese minore, dipinti restaurati, Ferrara 1969-70, pp. 8 ss., 19-26; Id., in Soprintendenza alle Gall. di Bologna, Nuove acquisizioni…, n. 11, Bologna 1971, pp. 60 s., fig. 17; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 388 s.; Encicl. Ital., VIII, p.409. Per le incisioni si veda, oltre ai soliti repertori citati in Thieme-Becker e a A. Bartsch, Le peintre graveur, XX, Vienne 1811, pp. 129-137: P. Kristeller, Kupferstich und Holzschnitt in vier Jahrhunderten, Berlin 1912, p. 403; A. De Witt, Sull'acquaforte ital. prima dell'800, in Boll. d'arte, XXVI (1932), pp. 476 s.; Id., L'incis. bolognese del secolo XVII (catal.), Firenze 1948, p. 7.