CALIDONE (Καλυδών, Calãdon)
Antica città etolica, situata a poca distanza dal fiume Eueno, in posizione dominante sia l'ingresso del golfo di Corinto, sia lo sbocco al mare delle strade dall'interno dell'Etolia. La città ha una parte predominante nella mitologia greca, che ivi localizza soprattutto la leggenda di Meleagro e del cinghiale calidonio; la sua vetusta origine (già in Omero è una delle cinque principali città dell'Etolia) è stata confermata dai recentissimi scavi, condotti dagli archeologi Poulsen e Romaios, nella località odierna di Kastro Kourtagá, a 3 km. dalla stazione di Bochôri sulla linea ferroviaria Kryonéri-Missolungi; la cinta di mura, lunga quasi 4 km., con una porta principale e tre porte secondarie, abbraccia un colle a duplice vetta; finora gli scavi si sono svolti soprattutto attorno al santuario di Apollo Lafrio e di Artemide Lafria, il cui tempio ha lasciato ruderi di tre successive costruzioni, la prima risalente al sec. VII e l'ultima circa al sec. IV a. C.; importante soprattutto la più antica costruzione, che aveva il rivestimento ornamentale di terracotta, e ha dato resti di sime e di metope dipinte, più antiche ancora delle famose metope di Thermon, e con importanti iscrizioni arcaiche corinzie; fra le rovine di un tempietto vicino sono apparse numerose figurine votive che risalgono in parte al periodo geometrico; anche alle costruzioni di Thermon richiama il portico del tempio, mentre non sono ancora identificati i resti di altri edifici.
Nonostante la sua prosperità, Calidone non ha avuto importanti vicende storiche; al tempo della guerra del Peloponneso era indipendente, come la vicina Pleuron, e mantenne tale indipendenza, contro i tentativi di espansione degli Etoli verso il mare, fino all'età di Epaminonda; in seguito parecchi suoi cittadini ricoprirono la carica di strateghi della lega etolica; il suo territorio fu devastato, e la città perdette man mano la sua importanza, durante le continue guerre del periodo ellenistico e romano; Augusto trasportò una buona parte della popolazione a Nicopoli da lui fondata, e ne fece emigrare a Patre i tesori artistici, tra i quali va menzionata la statua di culto di Afrodite, opera degli scultori Menæchmos e Soidas di Naupatto, della metà del sec. V. Strabone ricorda Calidone assieme a Pleuron fra le città ridotte da gran floridezza a estrema miseria.
Bibl.: W. J. Woodhouse, Aetolia, Oxford 1897, p. 94 segg.; Salvetti, in Studi di storia antica, II (1893), p. 103; J. Beloch, Αἰτωλικά, in Hermes, XXXII (1897), pp. 670-71; Geisau, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, col. 1773 segg.; Woodward, in Journ. of Hell. Studies, XLVI (1923), p. 234 segg.