Vedi CALIMNO dell'anno: 1959 - 1994
CALIMNO (ἡ Κάλυμνος)
Isola del mar Egeo del gruppo delle Sporadi, fra Lero e Coo.
Il nome, in iscrizioni dell'isola, è Κάλυδνα; nelle iscrizioni dei tributi attici è Καλίδνη. In Omero (Il., ii, 677) è ricordata come Καλύδνας e secondo Strabone (Geogr., 489) il nome è al plurale perché comprende anche la vicina Lero. In una iscrizione del IV sec. a. C. è usata la forma Κάλυμνα. Nell'Etym. Magnum si trova la forma ἡ Κάλυμνος. In Ovidio (Ars am., ii, 81 e Met., viii, 222) ed in Plinio (Nat. hist., iv, 21) è Galymne; ancora in Plinio (Nat. hist., 133) Calydne, in Mela (ii, iii) Calymnia. Ovidio menziona l'isola come silvis umbrosa: molti erano gli arbusti di erbe aromatiche, in particolare di timo, per la presenza dei quali assai rinomato era il miele che vi si produceva (Ovid., Met., viii, 222; Strab., x, 489; Plin., Nat. hist., xi, 32). L'isola era nota anche per la pesca delle spugne.
Abitata dai Carî, verso la fine del secondo millennio a. C. fu occupata dai Dori sotto la guida degli Eraclidi (Diod., v, 54; Erod., i, 171). Nel catalogo delle navi (Il., ii, 677) C. viene ricordata tra le isole che inviano contingenti ed è detta sotto la dinastia imperante a Coo, discendente da Eracle. Secondo Erodoto (vii, 99) gli abitanti erano Dori di Epidauro, e secondo Diodoro (v, 54) quattro navi della flotta di Agamennone, al ritorno da Troia, sbarcarono a C., evidente ricostruzione del mito per nobilitare le origini della popolazione. Provata è nell'isola l'esistenza delle tre tribù doriche Δυμᾶνες, ῾Υκκεῖς, Πάμϕυλοι. Già nel VI sec. l'isola batté moneta e notevolissimi sono gli stateri argentei incusi (per i rapporti con la monetazione contemporanea, in particolare con quella italiota, Ch. Seltman, The Problem of the First Italiote Coins, in Num. Ghr., 1949, p. 1 ss.). Molto probabilmente nel 546 fu incorporata nella satrapia della Caria, nel 498 si alleò con gli Ioni rivoltosi (Erod., v, 103), ma ricadde sotto i Persiani dopo il 494 (Erod., vi, 25). Fece parte della lega ateniese dopo la battaglia di Micale e, dopo la ribellione di Samo (440), quando molte tribù dei Carî si resero indipendenti, C. rimase fedele ad Atene. Prese parte forse, nel 378, alla seconda lega ateniese. Conquistata nel 332 dai generali di Alessandro, fu, sotto i Romani, aggregata alla provincia d'Asia ed al tempo di Diocleziano alla Provincia insularum.
Nel 1841 L. Ross visitò l'isola. Vide resti di tombe greche a camera presso Damos, individuò nel luogo oggi occupato dalla chiesa di Gesù di Gerusalemme, a pochi passi dall'odierna Koriò, gli avanzi del tempio di Apollo Delio, del quale era ancora conservata una colonna di marmo bianco, monolitica; il tempio, verosimilmente, doveva essere periptero, tetrastilo, eustilo.
C. T. Newton visitò C. nel 1853 e vi tornò nel 1854, scavando la necropoli ellenica di Damos, con tombe a camera e suppellettile piuttosto scarsa (altretombe a camera presso il porto di Linari diedero, a detta dello scavatore, ceramica databile tra il 350 ed il 150 a. C.) scoprendo, tra Damos e Linari, le fondazioni di case e due cisterne. Continuò poi l'esplorazione del tempio di Apollo Delio rinvenendo blocchi di marmo con iscrizioni e frammenti di un polso, di una mano, di un braccio e di due piedi di una figura colossale in marmo bianco che pensò facessero parte della statua di Apollo stesso. Nei pressi del tempio rinvenne un'iscrizione ricordante un teatro per agoni melici e ginnici, teatro che suppose appartenesse probabilmente al témenos del tempio. Non molto distante mise in luce le fondazioni di due ampî monasteri bizantini, distrutti durante il Medioevo, e tra le fondazioni rinvenne numerosissime iscrizioni greche frammentarie, che erano state spezzate appunto per servire come pietra da costruzione.
Notò inoltre che, nell'abitato chiamato Argos, esistevano due frammenti di un fregio con grifi, che doveva probabilmente ornare il tempio di Apollo. Un poco più a S della chiesa di Hypakoe trovò stele iscritte e, sotto la chiesa, le fondazioni di un edificio ellenico a camere, sotto il pavimento del quale rinvenne monete greche, astragali, piccoli oggetti e resti di un precedente edificio. Presso Linari vide una colonna di marmo con una dedica all'imperatore Claudio e, nella vallata di Vathy, trovò tombe elleniche, mentre un poco più a S, verso il mare, presso la chiesa di S. Michele, già in rovina, notò moltissimi blocchi greci riadoperati appunto nella costruzione della chiesa.
M. Dubois fu a C. nel 188o e nel 1881 e pubblicò alcune iscrizioni dell'isola.
Il Maiuri compì scavi durante il 1928: nella grotta di Santa Barbara, formata da due ambienti principali, di modeste proporzioni, con materiale neolitico e avanzi di molti focolari; nella grotta di Chiromandres, anch'essa con materiale neolitico e resti di molti focolari ed infine nella grotta di Vathy, dove rinvenne uno scarico di materiale tardo miceneo e di ceramica di tipo Kamares e materiale neolitico. Lo strato neolitico presentava numerose tracce di focolari e numerosi grandi pìthoi adibiti a deposito e riserva d'acqua. Nel Medioevo quest'ultima grotta fu frequentata, come si deduce dagli avanzi di ceramica ed adibita a santuario od a luogo di culto. Il Maiuri notò, nella vallata di Vathy, notevoli avanzi di mura di carattere antichissimo nella località detta Kastellas, sul pendio del monte Karapsilì e pensò che si potessero collegare con le popolazioni anelleniche nelle quali sono certamente da riconoscere quelle popolazioni cario-leleghe del vicino ed opposto litorale asiatico che la tradizione diodorea faceva primi colonizzatori dell'isola. T. Burton Brown scavò nella vallata di Vathy i resti di un villaggio del tardo Neolitico e della prima Età del Bronzo. La zona però non presentò materiale in strato.
Bibl.: L. Ross, Reisen auf den griecehischen Inseln des Aegaischen Meeres, Stoccarda-Tubinga, II, 1841, p. 96 ss.; L. Ross, Inscriptiones Graecae Ineditae, II, Atene 1842, p. 63 ss.; III, Berlino 1845, p. 39 ss.; C. T. Newton, Travels and Discoveries in the Levant, I, Londra 1865, pp. 226, 252, 285 ss.; C. T. Newton, Ancient Greek Inscriptions in the British Museum, II, Oxford 1883, nn. 231-334; M. Dubois, in Bull. Corr. Hell., V, 1881, p. 472; VIII, 1884, p. 28 ss.; C. Flegel, L'isola di Calimno e la pesca delle spugne, Genova 1895; A. Scrinzi, in Atti Ist. Veneto, LVIII, 2, 1898-1899, p. 205 ss.; Bürchner, in Pauly-Wissowa, X, 1919, cc. 1778-81, s. v. Kalimna; A. Maiuri, in Clara Rhodos, I, 1928, p. 104 ss.; id., in Annuario Atene, VIII-IX, 1929, p. 323 ss.; M. Segre - G. Pugliese-Carratelli, in Annuario Atene, XXII-XXIII, (1944-1945), passim; T. Burton Brown, in Journ. Hell. Studies, LXVII, 1947, p. 128.