Vedi CALLATIS dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CALLATIS (v. vol. II, p. 277 e S 1970, p. 173)
Tra i monumenti del periodo ellenistico, grande è l'importanza delle costruzioni di una «zona sacra». In un perimetro di 50 X 60 m nella parte S e SE della città moderna (Mangalia), le recenti indagini hanno condotto alla scoperta di due altari (3,35 X 3,95 m e 6 X 4,70 m), come pure delle fondazioni di un tempio (16 X 6,80 m). Eseguito in blocchi di calcare accuratamente squadrati, fissati tra loro con grappe, il complesso formato dal tempio e dall'altare maggiore ricorda il tesoro eretto da Megara sulla via sacra di Delfi; 35 m a NE di queste costruzioni sono stati rinvenuti anche i resti di un altare semicircolare. Nella parte Ν dei primi due altari, per una lunghezza di 25 m, si è potuto seguire il tracciato di un muro largo 1,50 m, che rappresenta probabilmente il períbolo della zona sacra nei secc. IV-II a.C. A Ν di questi resti, su un terreno più elevato, è stato indagato un quartiere ellenistico formato da abitazioni situate lungo una strada provvista di fogne, lunga 32 m e larga 4. Le abitazioni, realizzate in grandi blocchi di pietra, sono organizzate secondo il sistema delle insulae. Nelle zone NO e S della città, è stata parzialmente portata alla luce la cinta muraria del IV sec. a.C., che racchiude una superficie abitabile di c.a 80 ha, molto più ampia di quella che, nel IV sec. d.C., sarà compresa entro la cinta romano-bizantina.
Anche per quanto riguarda il periodo romano, e fino a epoca post-classica, non mancano importanti testimonianze epigrafiche e arheologiche. Esisteva un culto imperiale, cui era riservata una festa (Καισαρεία). Alla prima metà del II sec. d.C. risale la delimitazione del territorio callatiano (CIL, in, 14214,3). Nelle iscrizioni scoperte a C. si fanno i nomi di alcuni governatori; a M. Valerius Bradua è collegata l'importante opera di ricostruzione delle mura della città, verso l'anno 172 d.C. Queste mura, le rovine delle quali sono state portate alla luce nella parte NE della città, sono state oggetto di numerose distruzioni e rifacimenti: difenderanno la città fino all'inizio del VII sec. d.C. Anche altre testimonianze archeologiche dimostrano a C. una vita relativamente prospera fino alla metà del III sec. d.C., quando la città, come d'altronde tutta la Moesia Inferior, subì i frequenti attacchi delle popolazioni carpatico-gotiche. Dopo Filippo l'Arabo la città non coniò più moneta propria; è stato rinvenuto un tesoro di 9000 pezzi, e si è ipotizzato che sia stato nascosto in occasione delle invasioni verificatesi durante il regno di Gallieno (Preda, 1961).
I momenti di relativa calma, e di ripresa di opere pubbliche, del periodo di Costantino il Grande (306-337), Anastasio (491-518) e Giustiniano (527-565) danno a C. la possibilità di diventare di nuovo un centro importante. Nel periodo di Anastasio vengono restaurati o eretti numerosi edifici e sono eseguite notevoli opere d'arte. Nel VI sec. d.C. si sottopongono ancora a restauro le mura delle città e varî edifici. Fra questi, importante è la basilica paleocristiana di tipo siriano, costruita alla fine del sec. V o all'inizio del sec. VI.
Le ultime testimonianze archeologiche di C. risalgono all'inizio del VII sec. d.C.: sono costituite da alcune monete di Foca e di Eraclio. Dopo i primi tre decenni del VII sec. d.C. non conosciamo più documenti archeologici o letterari che attestino una vita stabile nell'antica C. fino al sec. X.
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(A. Rădulescu)