GANGI, Calogero
Nacque ad Alimena, sul versante meridionale delle Madonie, a circa 30 km da Enna, il 27 ott. 1879 da Giuseppe e da Maria Tedesco.
Studiò giurisprudenza all'Università di Roma, dove si laureò nel 1901. L'anno seguente pubblicò, a Torino, lo studio La legittima degli ascendenti, quindi Il momento iniziale della prescrizione estintiva (ibid. 1904) e due lavori dedicati alle obbligazioni in solido: Remissione del debito solidale e remissione della solidarietà (Siena 1905) e Ancora sulla remissione della solidarietà (Torino 1906). Nel 1908, infine, completò e pubblicò la monografia, di impronta nettamente teorica, I legati nel diritto civile italiano. Parte generale (I-II, Roma 1908-10)
Il G. vi sostiene la tesi che l'istituzione di erede sia configurabile solo quando vi sia conferimento dell'"universalità dei beni" - da intendersi come il patrimonio nel suo complesso, comprensivo di attività e passività, o di una sua quota aritmetica - e, inoltre, che solamente al contenuto oggettivo della disposizione testamentaria debba guardare l'interprete per decidere se si tratti di istituzione di erede o di legato, e non già ai termini usati dal testatore nell'esprimere la sua volontà. A tal proposito egli valutò il peso dell'influenza francese sul legislatore italiano del 1865 e interpretò la norma contenuta nell'art. 827 del codice civile alla luce dell'analoga norma dell'art. 967 del codice francese, la quale non conferiva al testatore la facoltà di attribuire al beneficiario la qualità di erede indipendentemente dal contenuto del lascito. Argomentò quindi che anche nell'ordinamento italiano, nonostante una certa dose di equivocità dell'art. 827, quelle disposizioni testamentarie fatte a titolo di erede, ma che disponevano poi soltanto di una res certa o di una categoria determinata di beni anziché dell'universalità o di una sua quota, sarebbero inevitabilmente valse come legati.
Nel 1910 il G. conseguì la libera docenza in diritto civile presso l'Università di Roma; successivamente, nel 1912, ottenne l'incarico per l'insegnamento di questa materia a Camerino, ove tenne la prolusione per l'inaugurazione dell'anno accademico 1915-16: Le obbligazioni naturali, poi stampata nell'Annuario dell'Università di Camerino (1917) e successivamente in Scritti giuridici vari (I, Padova 1933, pp. 369-415). Continuò a insegnare diritto civile a Camerino fino al 1920 e a quegli anni risalgono il contributo Debito e responsabilità nel vigente diritto tedesco (Roma 1916) e due studi dedicati ai legati, materia che pose al centro dei suoi interessi: Appunti sul pagamento dei legati (Macerata 1919) ed Estensione dell'obbligo del legatario di adempiere il legato impostogli (Roma 1919). Nel 1920 passò alla facoltà giuridica dell'Ateneo di Sassari dove, per un solo anno accademico tenne la cattedra di diritto civile, quindi si trasferì all'Università di Macerata.
Al periodo maceratese risale lo studio Il legato in luogo della legittima (in Archivio giuridico, LXXXVIII [1924], pp. 13 ss.), che egli decise di pubblicare dopo che F. Ferrara, in un articolo (Legato a tacitazione di legittima, in Rivista di diritto civile, XIII [1922], pp. 417 ss.), aveva posto l'interrogativo se nell'accettazione del legato dovesse ravvisarsi una rinunzia alla legittima e, più in generale, la perdita della qualità di erede legittimario. In quell'occasione il G. sostenne che all'accettazione poteva ricondursi la sola rinuncia a chiedere la legittima in quota, ma non la perdita della qualità di erede. L'assunto, infatti, della diversità sostanziale tra rinuncia della legittima in quota e rinuncia dell'eredità - che egli ritenne come dimostrato dal fatto che il legittimario avrebbe potuto accettare la legittima, e quindi l'eredità, e nondimeno rinunziare al diritto di chiedere la legittima in quota accontentandosi del suo equivalente in danaro -, che costituisce uno dei tratti distintivi della sua dottrina, lo portò a considerare che il beneficiario, pur non avendo il condominio ereditario e non potendo chiedere supplementi, né avendo più l'azione di riduzione, avrebbe nondimeno mantenuto la qualità di erede e avrebbe continuato a rispondere dei debiti ereditari, pur avendo un diritto di rivalsa sui coeredi.
Nel 1925 il G. si trasferì a Pavia, dove rimase fino al 1935, come titolare della cattedra di diritto civile.
Frattanto, i nuovi orientamenti della giurisprudenza e della dottrina in materia di legati lo indussero a riprendere il tema pubblicando Istituzione di erede e legato (in Rivista di diritto civile, XX [1929], pp. 1 ss.), in cui tuttavia non modificò, nella sostanza, le posizioni dottrinali già sostenute nella precedente monografia su I legati… del 1908-10. Della stessa monografia curò, di lì a poco, una seconda edizione (I-II, Padova 1933-35).
Nel 1935 passò alla cattedra di istituzioni di diritto privato a Milano dove rimase fino alla sua uscita dal ruolo, avvenuta nel 1957.
Sul tema a lui caro dei legati ritornò con il contributo Sugli effetti dell'accettazione del legato in luogo della legittima (in R. Università di Pavia, Studi nelle scienze giuridiche e sociali pubblicati dall'Istituto di esercitazioni presso la facoltà di giurisprudenza, XXI [1936], pp. 1-18) e, sempre in materia di diritto ereditario, diede alle stampe: Distruzione, lacerazione o cancellazione del testamento, effettuata dal testatore (in Studi in onore di G. Pacchioni, Milano 1939, pp. 177-201), e la monografia La successione testamentaria nel vigente diritto italiano (I-III, Milano 1947; 2a ed., I-II, ibid. 1952). Di diritto ereditario si occupò anche come membro della commissione per la redazione del progetto del nuovo codice civile del 1942 per il libro relativo alle successioni e donazioni.
Non mancarono, tuttavia, fra i suoi scritti di quegli anni, opere dedicate ad altri settori del diritto civile: Persone fisiche e persone giuridiche (Milano 1946); Le obbligazioni (I-II, ibid. 1951) e Il matrimonio (3a ed., ibid. 1953).
Il G. morì a Milano il 26 luglio 1962.
Fonti e Bibl.: Necr. in Annuario dell'Università di Milano, a.a. 1961-62, p. 416; Novissimo Digesto italiano, VII, ad vocem; Chi è? 1957, ad vocem; Enciclopedia Italiana, Terza Appendice, ad vocem.