VULLO, Calogero
– Nacque a Crotone il 24 marzo 1927 da Vincenzo e dall’algherese Maria Corbia.
Rimasto orfano del padre, a quindici anni completò gli studi liceali a Patti e si iscrisse a sedici anni alla facoltà di medicina a Messina, per poi passare all’Università di Sassari. Si laureò a pieni voti e con lode nel 1949, a ventidue anni appena compiuti, risultando uno dei più giovani laureati in quella facoltà. Dopo aver espletato il servizio militare come ufficiale medico, si specializzò nel 1951 in pediatria all’Università di Pisa e subito dopo frequentò a Novara il reparto di pediatria diretto da Piero Fornara. Condivideva con il maestro il pensiero antifascista e democratico e da lui apprese un rigoroso metodo di lavoro. Nel 1951 tornò a Sassari, in clinica pediatrica, prima come assistente volontario e poi assunto in ruolo. In quegli anni lavorò con Eugenio Schwarz Tiene, che faceva parte della scuola pediatrica milanese e che dal 1947 dirigeva la clinica di Sassari. In quegli anni nacque il suo interesse verso i metodi di diagnosi e cura della talassemia e del favismo, due patologie ampiamente diffuse nell’isola.
Nel 1955 Schwarz Tiene si trasferì all’Università di Ferrara per fondarvi la prima clinica pediatrica. Vullo rimase a Sassari ancora sei mesi, durante i quali collaborò con Eugenio Sartori, il nuovo direttore della clinica pediatrica, e con il suo gruppo, del quale faceva parte Franco Panizon con cui continuò gli studi sull’origine del favismo. Raggiunto Schwarz Tiene a Ferrara, lavorò con Paolo Careddu e Fabio Sereni che aveva perfezionato la sua preparazione in nefrologia alla Cornell University Medical School di New York, con il quale compì ricerche sulla sindrome nefrosica.
Nel 1958-59 proseguì le sue ricerche sull’eziologia del favismo a Washington, presso il Walter Reed Army Institute of research, sotto la guida di William H. Crosby, direttore del servizio di ematologia di quell’Istituto, e di Ernest Beutler, che aveva scoperto il deficit di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi come causa dell’emolisi da assunzione di primachina.
Nel 1958 scrisse il capitolo sulla fisiologia e patologia del ricambio del ferro nel Trattato di pediatria e puericultura edito a Torino a cura di Giovanni De Toni e conseguì la libera docenza in clinica pediatrica. Nel 1961 Schwarz Tiene andò a dirigere la clinica pediatrica di Pavia, portando con sé Sereni e altri colleghi, ma Vullo rimase a Ferrara dove giunse Sartori con alcuni suoi collaboratori. In quell’anno Vullo divenne primario pediatra dell’ospedale civile di Cesena, allora dotato solo di un piccolo reparto per accogliere i neonati mentre i bambini erano ricoverati nel reparto di medicina. Nel 1962 venne inaugurato il nuovo ospedale con la divisione di pediatria e il reparto per i neonati prematuri.
Vullo decise subito di permettere il libero accesso nella divisione ai genitori dei bambini ricoverati e di tenere i neonati accanto alle loro madri e, sei mesi dopo, di consentire alle madri dei neonati accolti nel reparto per i prematuri di accudire i loro figli, con il solo obbligo di indossare camici puliti e mascherina. Favorì l’allattamento al seno materno dei ricoverati, promuovendo la nascita della banca del latte umano donato che nel 1965 si dotò di una pastorizzatrice.
A Cesena organizzò il confronto tra i pediatri che lavoravano in ospedale con quelli che operavano sul territorio e con gli altri specialisti, che si concretizzò in riunioni settimanali iniziate nel 1967 nelle quali trovavano spazio l’aggiornamento scientifico e la discussione di casi clinici e di protocolli diagnostici e terapeutici. Gettò le basi per l’organizzazione delle Giornate pediatriche cesenati, convegni di rilievo nazionale, che, con cadenza annuale, si svolsero dal 1972 al 1994 e dalle quali gemmarono i congressi tenutisi a Coppanello, Perugia e Tabiano. Nel 1963 scrisse il capitolo sulle malattie del sangue e degli organi emopoietici nel Manuale di pediatria pubblicato a Milano a cura di Schwarz Tiene.
Nel 1965 si sposò con Giulia Lusina, triestina, dalla quale ebbe tre figli tutti nati a Cesena: Nicoletta, l’8 agosto 1966, Anna il 23 febbraio 1968 ed Enzo il 9 febbraio 1969.
Nel 1969 Sereni propose, in primis a Vullo, Panizon e Antonio Cao, ma anche a Giancarlo Biasini, Giovanni Bucci, Roberto Burgio, Paolo Durand, Paolo Nicola, Sergio Nordio e Marcello Orzalesi, la fondazione della rivista Prospettive in pediatria, della quale Vullo fu condirettore fino al 1996. Nel 1974, insieme a Biasini, Sereni, Panizon e altri fondò l’Associazione culturale pediatri che l’anno successivo portò Burgio alla presidenza della Società italiana di pediatria e fece rinascere su nuove basi la Rivista italiana di pediatria.
Nel 1972 tornò a Ferrara, chiamato a dirigere l’ospedale pediatrico allora situato nella centrale via Savonarola, sostituendo Marino Ortolani. Tenne quel primariato fino al 1997, dirigendo anche per molti anni il Centro della talassemia di quella città, dove nel 1974 aprì uno dei primi day-hospital e promosse la nascita dell’Associazione per la lotta alla talassemia, della quale facevano parte le famiglie dei pazienti talassemici.
I suoi campi di interesse furono l’ematologia e l’adolescentologia. Compì ricerche a Sassari, Washington e Ferrara per determinare la causa del favismo e mettere a punto le terapie più efficaci per contrastarlo. A Ferrara contribuì a identificare le cause della talassemia, utilizzando i moderni metodi di indagine genetica. Negli anni Ottanta dello scorso secolo realizzò, con l’aiuto di genetisti, epidemiologi, pediatri e ginecologi, un efficace sistema di prevenzione della malattia che comprendeva la ricerca dei portatori sani, l’individuazione dei feti affetti, la consulenza genetica e l’educazione sanitaria.
Nel campo della terapia della talassemia studiò gli effetti dei chelanti del ferro contribuendo a realizzare pompe di infusione di dimensioni ridotte, maggiormente accettate dai piccoli pazienti. Compì ricerche sugli effetti del trapianto di midollo osseo e sui problemi endocrinologici e riproduttivi legati alla maggior sopravvivenza dei talassemici. Si adoperò, insieme all’Associazione dei pazienti, per ottenere sempre maggiori diritti e migliorare l’inserimento sociale e la qualità della vita dei talassemici.
Comprese tra i primi l’importanza di studiare l’adolescenza, dal punto di vista della salute sia fisica sia mentale, e fu tra i fondatori della Società italiana di medicina dell’adolescenza, della quale divenne il primo presidente nel 1993.
Nel corso della sua lunga vita professionale antepose sempre alle ambizioni accademiche quanto considerava prioritario dal punto di vista assistenziale, medico e sociale per i suoi pazienti talassemici. Dopo il pensionamento fu professore a contratto di bioetica alla facoltà di filosofia dell’Università di Ferrara. Vinse nel 1997 il George P. Englezos award indetto dalla Thalassemia international federation e nel 2009 la targa Il Medico d’Italia Carlo Urbani per i successi ottenuti nella prevenzione e cura della talassemia. Morì a Ferrara il 22 giugno 2010.
Opere. Tra gli articoli pubblicati si segnalano: E. Schwarz Tiene - C. Vullo, Experimental autoimmunization by erythrocytes treated with Vicia fava extracts, in Le sang. Biologie et pathologie, IV (1955), pp. 380-385; W.H. Crosby - C. Vullo - S. Garriga, Hemolysis in vitro and the anemia of leukemia, in Blood, XVIII (1961), pp. 220-224; F. Panizon - C. Vullo, Effects of the administration of fava beans and primaquine on glucose-6-phosphate dehydrogenase-deficient erythrocytes labeled with Cr51, in Haematologica, XLVII (1962), pp. 205-214; I. Barrai - C. Vullo - J.M. Opitz, Assessment of prospective genetic counseling in the Ferrara area, in American journal of medical genetics, VI (1980), pp. 195-204; I. Barrai - C. Vullo, Screening for beta-thalassaemia heterozygotes, in Lancet, II (1980) p. 1257; I. Barrai et al., Beta-thalassemia in the Po Delta: selection, geography, and population structure, in American journal of human genetics, V (1984), pp. 1121-1134; M. Pirastu et al., Ferrara beta0 thalassaemia caused by the beta 39 nonsense mutation, in Nature, CCCVII (1984), p. 76; V. De Sanctis et al., Gonadal function in patients with beta thalassaemia major, in Journal of clinical pathology, II (1988), pp. 133-137; C. Vullo et al., Iron-chelating treatment, in Haematologica, LXXIV (1989), pp. 241-251; C. Vullo et al., Endocrine abnormalities in thalassemia, in Annals of the New York Academy of sciences, DCXII (1990), pp. 293-310. Tra i libri pubblicati: La salute della madre e del bambino, Milano 1981, con R. Saccomanni; What is thalassemia, São Paulo1990, con B. Modell, e Curare gli adolescenti, Roma 1992, con V. De Sanctis.
Fonti e Bibl.: Una storia ferrarese: l’ospedale dei bambini, la talassemia e alcuni grandi personalità di Ferrara, 1960-2011, a cura dell’Associazione lotta alla talassemia di Ferrara, Ferrara 2011, pp. 51, 59-81; F. Panizon, Eee la vita, la vita l’è bela. Miseria e miracoli in 50 anni di pediatria italiana (1950-2000), Trieste 2013, pp. 32, 43, 58; G. Vullo, Il racconto di Rino Vullo, in G. Cerasoli - F. Ciotti, Pediatri e bambini. I maestri della pediatria italiana raccontano, Santarcangelo di Romagna 2013, pp. 57-67, 163.