Caloria
La caloria viene definita come la quantità di calore necessaria per elevare da 14,5 °C a 15,5 °C la temperatura di 1 g di acqua distillata alla pressione atmosferica standard. Per ragioni storiche e, forse, perché il calore è il risultato di tutte le reazioni chimiche che avvengono nei viventi, la caloria è stata l'unità di misura dell'energia termica tradizionalmente impiegata in campo biomedico, fino all'adozione del Sistema internazionale delle unità di misura, quando è stata obbligatoriamente sostituita dal joule, già in uso in altri ambiti scientifici come unità di misura dell'energia in qualunque forma essa si manifesti. Il joule s'identifica con l'energia sviluppata in calore in 1 s da una corrente continua avente l'intensità di 1 ampere che percorra un resistore avente la resistenza di 1 ohm. Una caloria corrisponde a 4,1868 joule.
L'uso della caloria come unità indipendente di misura dell'energia termica ha origini lontane. Fino a quando, nel 19° secolo, non fu dimostrato da J.P. Joule che calore, lavoro ed energia interna di un sistema sono manifestazioni diverse di una stessa grandezza, l'energia, il calore era considerato come una sostanza materiale, chiamata calorico, contenuta nei corpi e capace di passare dall'uno all'altro di essi. Si scelse, quindi, la caloria come unità di misura indipendente per misurare il calore e tale uso rimase nel tempo, pur nella consapevolezza che esso non è altro che una forma di energia. Nella pratica era generalmente utilizzata la grande caloria, indicata con la C maiuscola (Caloria o kilocaloria), uguale a 1000 piccole calorie.
Nei testi e nelle riviste scientifiche di biochimica, fisiologia e nutrizione era, quindi, consuetudine valutare in calorie l'entità delle trasduzioni energetiche legate alle reazioni biochimiche, il contenuto energetico degli alimenti, il costo energetico delle varie attività fisiche, i bisogni energetici dell'uomo e degli animali nelle varie età e condizioni fisiologiche. A partire dal 1° gennaio 1978, è tuttavia divenuto obbligatorio adottare il Sistema internazionale delle unità di misura (SI), il quale prevede il joule come unica unità di misura dell'energia, sia essa termica, meccanica, elettrica o chimica. L'adozione del joule è stata decisa con l'intento di dare uniformità, semplicità e precisione alla misura delle varie forme di energia, evitando l'uso di fattori di conversione per passare dall'espressione di una forma di energia all'altra. In questo modo, si è chiuso un periodo di sforzi teso a stabilire un sistema logico di unità universalmente accettabile e legato all'uso del sistema decimale, iniziato in Francia con la legge del 18 germinal anno III (7 aprile 1795).
La sostituzione della caloria con il joule nel campo degli alimenti e della nutrizione ha incontrato non poche resistenze, soprattutto da parte del mondo scientifico statunitense, tuttavia è stata ufficialmente accettata dalla IUNS (International union of nutritional sciences), che ha formalmente raccomandato l'adozione del joule nella terminologia nutrizionale fin dal 1969, anche per non isolare le scienze nutrizionali dalle altre. Nei documenti ufficiali della FAO (Food and agriculture organization), della WHO (World health organization) e della Unione Europea, come pure nei testi scientifici di varie nazioni europee, il termine caloria è ormai divenuto obsoleto, come altre unità di misura dell'energia termica, usate soprattutto in Gran Bretagna e nei paesi del Commonwealth. In Italia, alcuni testi ufficiali, come le Tabelle di composizione degli alimenti, edite nel 1997 dall'Istituto nazionale della nutrizione, o come i LARN (Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana), editi nel 1997 a cura della Società italiana di nutrizione umana, seguitano tuttora a usare la caloria, accanto al joule, forse per rendere meno traumatico il passaggio da un'unità di misura abituale e familiare a un'altra, sentita ancora come estranea.
Le système international d'unités (SI), Sèvres, BIPM (Bureau international des poids et mesures), 1991.