Comune della Sicilia (421,2 km2 con 60.294 ab. nel 2020, detti Nisseni) capoluogo di provincia.
La città è situata nel cuore dell’isola, a 568 m s.l.m. nell’alto bacino del fiume Salso. Il nucleo storico occupa la sezione centro-orientale dell’agglomerato urbano, che si è notevolmente esteso, invece, verso NO con quartieri residenziali più moderni, e a S con una zona industriale (stabilimenti alimentari, meccanici, per l’abbigliamento e i materiali da costruzione). Legate, in passato, alle attività agricole e minerarie (zolfo, potassa) del territorio circostante (tipica forma d’insediamento erano le masserie), le funzioni di C., pur restando notevole l’incidenza del terziario commerciale, si sono rivolte sempre più al comparto amministrativo pubblico, mentre il declino dei settori produttivi si è ripercosso negativamente sulle strutture finanziarie locali. L’andamento demografico ha avvertito gli effetti di un simile processo involutivo, facendo registrare una diminuzione della popolazione comunale (decennio 1961-71) seguita da una ripresa; dalla seconda metà degli anni 1990 è stata raggiunta una condizione di stabilizzazione. La situazione delle comunicazioni è alquanto migliorata, poiché alla vecchia ferrovia da Agrigento si è affiancata una rete stradale progressivamente rinnovata.
Di origine antica, ma incerta (secondo alcuni l’antica Nisa o Nissa, nome dal quale con l’aggiunta dell’arabo Qal ‛at «castello», sarebbe derivato il nome attuale). Nel 1087 fu conquistata da Ruggero I normanno e da lui infeudata a vari membri della sua famiglia; gli Aragonesi la eressero in contea per i Lancia, dai quali nella prima metà del 14° sec. l’ebbero gli Aragona, duchi di Randazzo; passata nel 1407 ai Moncada, a essi rimase fino alla soppressione della feudalità in Sicilia nel 1812. Nel 1820 si rifiutò di partecipare ai moti liberali siciliani, subendo perciò le rappresaglie degli insorti; ma nel 1848-49 aderì alla rivoluzione.
Provincia di C. (2138 km2 con 255.931 ab. nel 2020) Comprende 22 comuni e si estende sul versante meridionale della Sicilia. Il territorio ha carattere prevalentemente collinare, tranne nella piana di Gela (che si affaccia sul canale di Sicilia), solcata dal fiume omonimo. Aree di produzione agricola intensiva si segnalano nella fascia di confine con la provincia di Agrigento (vitivinicoltura) e nella stessa piana di Gela (orticoltura, con diffusione di serre). Rimane una delle province a maggior dipendenza dalle attività agricole, con un’incidenza del settore primario sul totale del valore aggiunto pari al 10%. Dal punto di vista socioeconomico, il territorio ha subito una profonda modificazione per la decadenza dell’attività estrattiva nel cosiddetto ‘altopiano zolfifero’, dove, ancora nei primi anni 1950, operavano ben 150 miniere, con circa 11.000 addetti. L’involuzione del sistema produttivo ha innescato dinamiche migratorie dirette all’esterno, oltre a forme di ridistribuzione della popolazione, verificatesi soprattutto fra gli anni 1980 e 1990, in direzione del complesso petrolchimico di Gela. Quest’ultimo impianto, tuttavia, non ha determinato significativi processi di riassetto locale o l’avvio di nuove relazioni con l’esterno, a parte il collegamento con alcune imprese minori per i servizi alla produzione. Il turismo appare in prevalenza legato all’escursionismo culturale, mentre la valorizzazione delle risorse naturali è compromessa, specie nella cimosa litoranea, dall’assenza di una pianificazione territoriale e dal conseguente dilagare dell’abusivismo edilizio.