CALVATONE (Bedriacum)
Notevoli resti di un vicus romano sono stati localizzati presso il comune di C. nella parte sud-orientale della provincia di Cremona, lungo l'antico corso dell'Oglio in località S. Andrea, a SE dell'abitato attuale. Il vicus è da identificarsi con ogni probabilità con Bedriacum, sito noto per le due battaglie del 69 d.C., la prima fra gli otoniani e i vitelliani (Plut., Oth., 8-13; Tac., Hist., II, 23-57), Ia seconda fra i vitelliani e le forze di Vespasiano (Tac., Hist., III, 15- 31). La distanza del vicus da Cremona, indicata in 20 o 22 miglia dalle fonti (Schol. in luv., II, 99 e Tabula Peutingeriana, in cui il vicus appare con il nome di Beloriacum), corrisponde alla distanza che separa C. da Cremona. Appare inoltre testimoniata (Tac., Hist., III, 27,6) la denominazione di Bedriacensis per il tratto della Via Postumia fra Cremona e Bedriacum. Anche la posizione del sito nel punto in cui la Via Postumia volge a NE verso Verona e i caratteri morfologici del paesaggio corrispondono a quanto descritto dalle fonti, cosicché l'identificazione dell'abitato presso C. con la località storica appare fortemente probabile.
Il vicus dovette impiantarsi ai margini di un terrazzo sull'Oglio, in una località già occupata in età preistorica, come testimoniato da una sepoltura a inumazione rannicchiata, presumibilmente dell'Età del Rame, e da un piccolo villaggio palafitticolo del Medio Bronzo iniziale. Lo sviluppo dell'abitato romano fu certo dovuto alla favorevole posizione lungo la Via Postumia e alla vicinanza (maggiore dell'attuale) del fiume Oglio collegato con l'asse fluviale del Po. Non poco dovette influire la grande importanza commerciale e agricola assunta dalla colonia di Cremona e del suo territorio fra II e I sec. a.C. In tale ambito Bedriacum svolse un'importante funzione di nodo di traffici tra la Venetia, l'Adriatico e l'area padana più interna già dalla fine del II sec. a.C. e fino agli inizî del V sec. d.C.
Dalla metà dell'800 a oggi, in un'ampia area (c.a 30 ha) digradante verso i corsi dell'Oglio e del Delmona, un piccolo fiume poi incanalato, si sono rinvenute, per lo più casualmente, strutture abitative spesso molto degradate e una grande quantità di materiali, molti dei quali conservati nel Civico Museo di Piadena, nel Museo Ala Ponzone di Cremona e presso la Soprintendenza Archeologica della Lombardia a Milano; fra essi va ricordata la celebre «Vittoria di Calvatone», bronzo dorato su globo con dedica a Lucio Vero e Marco Aurelio (CIL, ν, 4089). Rinvenuta nel 1836 e venduta nel 1841 all'Antikenmuseum di Berlino, di essa non vi sono notizie certe dopo la seconda guerra mondiale: una copia bronzea si trova al museo di Cremona.
Scavi regolari sono stati intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia dal 1956 al 1961. Dal 1988 si svolgono nell'area archeologica di S. Andrea annuali campagne di scavo in collaborazione con le Università degli Studi di Milano e Pavia. Dai primi risultati e da un riesame del materiale precedentemente rinvenuto, si desume che il vicus è stato frequentato dalla fine del II sec. a.C. alla metà del V sec. d.C. L'impianto urbano si doveva estendere sia sul margine del terrazzo fluviale sia sulla pianura circostante a S del Delmona, lungo il quale dovevano probabilmente essere collocate le strutture portuali di cui per ora non ci sono indizî certi. L'abitato doveva essere attraversato dalla Via Postumia (che proprio a S di esso piega verso NE per raggiungere Verona) e da vie perpendicolari a essa, di cui una riconosciuta nei recenti scavi. La disposizione delle strade e dei resti di edifici fino a ora rinvenuti suggerisce un orientamento principale NE-SO dell'impianto urbano, non molto divergente da quello delle tracce di centuriazione dell'agro cremonese nel cui territorio Bedriacum si trovava. I principali resti fin qui (1991) rinvenuti nell'area urbana si riferiscono a edifici privati, all'arredo dei quali dovevano appartenere statuette marmoree e bronzetti ora al museo di Cremona. Sono state identificate almeno quattro domus. Di esse, due nel settore S dell'abitato, una con mosaici in signino e pavimenti in cocciopesto di età tardo-repubblicana, articolata intorno a un cortile con pozzi e complesso sistema di fognoli su cui si imposta in età medio imperiale un'abitazione più ampia; un'altra, con cospicui resti di pareti dipinte, che si affaccia su un ampio cortile con pozzo. Nel settore Ν è stata identificata una domus con pavimenti a mosaico (con la raffigurazione del Labirinto con il Minotauro) e in cocciopesto con schegge marmoree, forse della metà del I sec. d.C., non lontana da uno spazio (probabilmente una strada) in cui vi sono alcuni pilastri; e infine un edificio privato con strutture lignee di fondazione nel quartiere orientale presso la grande via perpendicolare alla Postumia, ove sono state rinvenute grandi quantità di anfore (forse zone artigianali o di magazzini). Ai livelli di distruzione delle fasi più antiche è rilevabile un diffuso strato di bruciato, indizio forse di un generalizzato incendio nella città, databile non oltre la fine del I sec. d.C. L'abitato dovette rimanere sostanzialmente immutato nell'età medioimperiale, anche dopo gli avvenimenti bellici del 68/69 che, secondo la descrizione di Tacito, non ne causarono la distruzione totale, ma determinarono piuttosto la devastazione del territorio circostante. Tuttavia, la diminuzione della presenza degli oggetti d'uso per tale periodo sembrerebbe indicare una contrazione delle attività economiche. Per quanto riguarda l'età tardo-antica, i resti di alcuni edifici (in particolare la domus con i pavimenti in signino) presentano diversi rimaneggiamenti e rinforzi con materiali di riuso, pertinenti a una riutilizzazione abbastanza estesa. Al di sopra di tali strutture si sono evidenziate opere di rialzamento del terreno con battuti d'argilla e con diversi rifacimenti di acciottolati negli spazi aperti. Esse chiudono grandi gettate di materiale edilizio proveniente dal degrado delle abitazioni signorili e sono a loro volta intaccate da altre fosse più tarde con resti di ossa animali e di scorie e materiali ferrosi. L'ultima frequentazione della zona, forse da collocare nel periodo goto, appare dunque caratterizzata dall'impiantarsi di specifiche attività produttive sull'antico abitato in rovina: quella della macellazione a scopo alimentare (bene evidenziata dalle analisi dei reperti ossei); quella della lavorazione dell'osso, di cui si sono rinvenute tracce, collegata con la precedente; quella di piccole fonderie «domestiche».
I livelli riferibili alle singole fasi degli edifici hanno restituito, in particolare, depositi archeologici molto significativi per la fase della romanizzazione (fine II-I sec. a.C.) e della prima età imperiale. L'ingente quantità rinvenuta di anfore (in particolare anfore vinarie da Rodi) e di ceramica fine d'importazione testimonia l'ampiezza dei rapporti commerciali che facevano capo al vicus di C. e la sua funzione di emporio e deposito commerciale per i trasporti che, dal mondo orientale, erano diretti al centro della pianura padana e ai valichi alpini attraverso gli assi di comunicazione fluviali e stradali. È ampiamente testimoniata la diffusione delle produzioni cremonesi e locali, i cui manufatti erano esportati in particolare verso NE proprio lungo la direttrice della Via Postumia. La stessa vivacità di scambi viene documentata per il periodo medio-imperiale dalla presenza di pregiati prodotti vitrei: bottiglie firmate da C. Salvius Gratus e contenitori per aromi con monete impresse (età antonina). Per l'età tardo-antica cospicua è la quantità di sigillata chiara africana e delle fabbriche adriatiche. La notevole attività commerciale, testimoniata anche dalle monete e da una fibula a croce per il IV e l'inizio del V sec., è probabilmente da collegarsi all'impulso che ebbe l'economia centro-padana in seguito al trasferimento a Milano della sede imperiale per l'Occidente. Le necropoli, in parte monumentalizzate, dovevano estendersi lungo le vie d'accesso alla cittadina (p.es. lungo la Postumia a Ν del Delmona) e lungo i confini prediali. Se ne hanno fino a ora solo testimonianze provenienti da rinvenimenti casuali: una sfinge acroteriale da monumento funerario e la stele policonica da Tornata (entrambe al museo di Piadena), interessanti esempi di scultura padana della prima metà del I sec. d.C., un'iscrizione riferita alla sepoltura di una civis Camunna, vetri e lucerne. Una serie di tombe tarde, a inumazione, senza corredo, provengono dall'area a S dell'impianto cittadino. La splendida fibula in lega d'argento dorato con decorazione a Kerbschnitt proveniente da una tomba gota, databile al primo trentennio del VI sec., rinvenimento sporadico, si riferisce all'ultimo periodo di vita dell'abitato, e alla presenza in età tardo-antica, lungo il corso dell'Oglio, di insediamenti romano-barbarici.
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