CALVI
Famiglia di pittori genovesi di origine lombarda. Agostino, figlio di un Marciano che si era trasferito a Genova "dentro del secolo 1400" dal luogo di Sant'Agata (Ratti), nacque presumibilmente a Genova, dove risulta iscritto all'albo dei maestri di pittura prima di P. F. Sacchi, di T. Piaggio e di A. Semino (Alizeri, III, p. 448). Nel 1525 si recò a Firenze con G. B. Grasso per invitare il Puligo a venire a Genova (G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, p. 472). Con il Grasso collaborò, nel 1532, a una decorazione con fregi dorati nella soffitta del palazzo ducale. Due anni dopo ricevette l'incarico di decorare galee e nel 1540 di affrescare sul fondo la grande aula del palazzo ducale; contemporaneamente eseguì una tavola per l'oratorio di S. Giacomo in Gavi, che rappresentava S.Giacobbe, S. Sebastiano e S. Giovanni Battista. Insieme con i figli Lazzaro e Pantaleone era impegnato nel 1542 per le "invetriate" della Casaccia di S. Bartolomeo delle Fucine. Nel 1543 era console della corporazione dei pittori insieme a T. Piaggio (Alizeri, III, p. 448), nel 1552 era nuovamente impegnato per la decorazione della tribuna di S. Zita, nel 1553 per una tavola con i Santi Pietro, Battista e Michele, che gli era stata commessa da Giorgio Cornaro. L'attività in collaborazione con il figlio Lazzaro è ancora accertata nel 1566 (Arch. di Stato di Genova, Not. G. Villamarino, f. 16, docum. 504, cit. da Caraceni Poleggi, p. 306), anno che costituirebbe quindi il termine post quem per la morte di Agostino che, secondo un documento citato in Thieme-Becker, sarebbe avvenuta, invece, prima del febbraio 1561.
Non restano opere di Agostino e non è quindi possibile definirne la personalità pittorica; sulla base di quel che dicono le fonti, gli si può riconoscere una posizione a seguito delle tendenze più avanzate di quell'epoca in Liguria. Non è da confondersi con un Agostino Calvi (1485-1520), attivo con la sua famiglia a Casale Monferrato nei primi decenni del sec. XVI (cfr. N. Gabrielli, L'arte a Casale..., Torino 1935, p. 57).
Pantaleone, figlio maggiore di Agostino, nacque prima del 1502 (anno di nascita del fratello minore Lazzaro). Fu dapprima alla scuola del padre e poi allievo di Perin del Vaga (Soprani, pp. 71 s., e Soprani-Ratti, p. 46, non confermati da documenti), insieme con suo fratello Lazzaro con il quale lavorò a Genova, nel 1542, alla decorazione della facciata di palazzo Cicala in piazza dell'Agnello e, intorno agli anni 1541-43, agli affreschi della facciata del palazzo di Antonio Doria all'Acquasola. In quest'ultimo palazzo a Pantaleone in particolare sono state attribuite le decorazioni delle volte sotto i porticati del cortile: opere di gusto manieristico che risentono, oltre che dell'apprendistato presso Perin del Vaga, dei contemporanei A. Semino e G. B. Castiglione detto il Bergamasco. È documentata (Soprani, p. 75) la sua partecipazione alla gara per la cappella Centurione in S. Maria degli Angeli alla Foce con una Predicazione del Battista (1552); è anche citato come "intagliatore e fattor di statue" per la chiesa di S. Zita nel 1561 (Alizeri, VI, p. 71 n. 1). Nel 1566 seguì il fratello a Napoli per la decorazione del palazzo di Gabriele Adorno. Non sappiamo quando ritornò in patria: intorno al 1570 affrescava all'Annunziata in Portoria le cappelle dell'Addolorata e di S. Antonio con il Padre Eterno in gloria d'angeli e medaglie di Profeti;vidipinse anche due tavole a olio (perdute), di cui una rappresentava Iltransito della Madonna. Aiutato dai figli Marcantonio, Aurelio, Benedetto e Felice, che tutti istrui nella pittura, lavorò in quegli anni agli affreschi del portico del palazzo di A. G. Spinola (ora Banca d'America e d'Italia) in Strada Nuova e degli interni del palazzo Lercari Parodi, nella stessa strada; con Marcantonio, nel 1571, affrescò due facciate di palazzo Vivaldi in Canneto (doc. cit. in Caraceni Poleggi, 15. 307).
Morì nel 1595, dopo molti anni di "nojosa infermità".
Figura di secondo piano rispetto al fratello Lazzaro, Pantaleone ne ripete, in maniera ancora più enfatica e appesantita, i caratteri stilistici; non riesce a liberarsi se non di rado dal gusto manierista e da una rigidezza formale un po' stucchevole.
Fonti E Bibl.: R. Soprani, Le vite dei pittori scoltori e architetti genovesi..., Genova 1674, pp. 71 s. (per Agostino), 74 s. (per Pantaleone); R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittori scultori e architetti genovesi ..., I, Genova 1768, pp. 45 s. (perAgostino), 46-51 (per Pantaleone); F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, I, Genova 1846, pp. XXXI, 507; II, ibid. 1847 (per Pantaleone), pp. 451 s., 478 s., 725-727, 771-774; Id., Guida illustrativa..., Genova 1875, pp. 217, 259 (per Pantaleone); Id., Notizie dei professori del disegno in Liguria…, III, Genova 1876, pp. 397, 447-450; VI, ibid. 1882, pp. 71-77; W. Suida, Genua, Leipzig 1906, pp. 139 (per Agostino), 140 (per Pantaleone); A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, 5, Milano 1932, p. 815; U. Nebbia, Il restauro e la ricomposiz. della facciata del palazzo del governo, Genova 1938, pp. 6, 7, 9 (per Pantaleone); P. Rotondi, Il palazzo di Antonio Doria a Genova, Genova 1958, pp. 32, 185 (per Pantaleone); B. Suida Manning-W. Suida, L. Cambiaso, la vita e le opere, Milano1958, p. 55 (per Pantaleone); F. Caraceni Poleggi, La committenza borghese e il manierismo a Genova, in La pittura a Genova..., Genova 1970, pp. 241 ss., fig. 183 (per Pantaleone), 305-307 (per Agostino); M. Labò, I palazzi di Genova di P. P. Rubens e altri scritti d'archit. genovese, Genova 1970, pp. 75, 82 (per Pantaleone); P. Torriti, Tesori di Strada Nuova, Genova 1970, pp. 55, 107, figg. 52, 109 s. (per Pantaleone); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 416 s. (per Agostino), 418 s. (per Pantaleone, sub voce Calvi, Lazzaro und Pantaleone).