CAMALDOLESI
. Camaldoli è la primitiva sede della congregazione omonima, suddivisione dell'ordine benedettino. Sono da distinguersi sul posto due istituti, il sacro eremo di C., e, più in basso, alla distanza di circa 3 kn., il cenobio (Hospitium) sorto sull'antico castello di Fontebuono del conte Maldolo d'Arezzo, ambedue fondati da S. Romualdo (v.) verso il 1012 sul terreno concessogli da quel conte; vi si recò con cinque discepoli, vi costruì delle celle e un piccolo oratorio. Nell'anno in cui, lontano dal suo eremo, morì S. Romualdo (1027), questo si era notevolmente accresciuto, e vi veniva consacrata un'ampia chiesa; ne era priore il beato Pietro Dagnino che non lasciò costituzioni scritte. Solo nel 1080 il beato Rodolfo, quarto priore dell'eremo, fissò per iscritto le norme consuetudinarie seguite sino allora, facendovi più tardi un'aggiunta; questa codificazione si era resa necessaria anche perché la nuova congregazione si era estesa altrove. Molti altri monasteri benedettini accedettero più tardi alla fondazione camaldolese, cosicché papa Pasquale II l'approvò con bolla del 4 novembre 1113; in quel tempo la congregazione contava una trentina di monasteri, soprattutto nella Toscana ed Emilia. Il priore generale Martino III nel 1253 pubblicò altre costituzioni, rimaste sostanzialmente in vigore fino ai tempi di Pio V. Sotto lo stesso papa i camaldolesi entrarono in possesso anche del celebre monastero di Fonte Avellana (Gubbio). Ma, dal sec. XV, le agitate vicende politiche e specialmente il sistema di attribuire i varî monasteri in commenda a persone estranee, produssero un decadimento nello spirito della congregazione; per ovviare a questo inconveniente si formarono qua e là dei raggruppamenti, minori ma più compatti, che erano meglio in grado di difendersi dalle avverse circostanze. Fra questi, il primo, approvato il 1513 da Leone X, fu la Congregazione del S. Eremo dì Camaldoli e di S. Michele di Murano; poco più tardi, nel 1521, sorse quale filiazione della precedente la Congregazione di eremiti camaldolesi di Montecorona fondata dal ven. Paolo Giustiniani, patrizio veneto. All'inizio del sec. XVII sorse anche, sotto gli auspici di Carlo Emanuele di Savoia, la Congregazione piemontese di eremiti camaldolesi, oggi spenta, che a sua volta diede origine alla Congregazione francese di eremiti camaldolesi, fondata nel 1626. Nel corso dei secoli, inoltre, si era creato uno spirito alquanto diverso, e in parte antagonistico, fra i monasteri di vita eremitica e quelli di vita cenobitica: quindi, sotto Urbano VIII nel 1616, le due correnti furono distinte nelle due congregazi0ni di Eremiti camaldolesi di Toscana e di Cenobiti camaldolesi. Queste, insieme con l'altra di Montecorona, sussistono ancora.
I camaldolesi, forse fin dall'epoca della loro fondazione, vestono di bianco. Gli eremiti vivono isolatamente, in tante celle separate entro il recinto dell'eremo, e sono dediti soprattutto alla salmodia, i cenobiti o monaci vivono in edifici comuni, e si dedicano a opere di ministero spirituale. Furono molto benemeriti della silvicoltura e agricoltura, specialmente in Italia.
Fra ì più noti camaldolesi si ricordano Ambrogio Traversari, Nicolò Malermi e Mauro Cappellari (poi papa Gregorio XVI). La congregazione di Montecorona ha presentemente il suo eremo principale a Frascati (Roma); quella di Toscana a camaldoli (eremo, e parte del cenobio); quella dei cenobiti ha la sede del suo superiore generale a S. Croce di Sassoferrato. Di monache Camaldolesi sussistono ancora alcuni pochi monasteri, superstiti delle molte decine esistenti nei secoli scorsi.
Bibl.: G. B. Mittarelli e A. Costoni, Annales Camaldulenses, voll. 9, Venezia 1755-1773; A. Fortunio, Histor. Camald., Firenze 1575-79; G. Farulli, Istoria cronologica... del monastero degli Angeli di Firenze, Lucca 1710; M. Ziegelbaur, Centifolium Camaldulense, Venezia 1750; Regesto di Camaldoli, nei Regesta chartarum Italie dell'Istituto Storico Italiano, I, Roma 1907; II, ivi 1909, a cura di L. Schiaparelli e F. Baldesseroni; III, ivi 1914; IV, ivi 1928, a cura di E. Lasinio. Cfr. anche il Chronicon Camalduli di O. Baroncini, morto nel 1742, manoscritto a Camaldoli.