CAMALEONTE (dal gr. χαμαιλέων "leone nano")
Nome dato comunemente ai singoli rappresentanti dei Riptoglossi, gruppo omogeneo e circoscritto di Lacertilî nettamente distinti da tutti gli altri Saurî o Lacertilî veri. La caratteristica più spiccata e notevole dei camaleonti è la lingua claviforme e ricoperta di un secreto vischioso, nella sua porzione anteriore, la quale si continua alla base in una specie di sottile peduncolo, cilindrico ed elastico. Questo, tenuto normalmente in stato di contrazione può, a volontà dell'animale, distendersi subitaneamente per modo che la lingua viene proiettata fuori della bocca raggiungendo una lunghezza spesso uguale a quella di tutto il corpo. Tipici ed esempio unico fra i rettili sono pure gli arti, non solo per la loro relativa lunghezza e gracilità, ma ancora più per la disposizione delle dita riunite, in ciascuna zampa, a formare due gruppi opposti uno di due e uno di tre dita: disposizione questa che richiama quella dei Pappagalli e di molti Picaridi e che, insieme con la coda lunga e prensile, si confà alla vita arboricola. Gli occhi sono globosi, grandi e sporgenti, ricoperti da un'unica palpebra spessa con una fessura centrale capace di dilatarsi e di restringersi: possono essere girati in ogni direzione indipendentemente l'uno dall'altro.
Sono anche caratteri peculiari dei camaleonti il corpo compresso lateralmente, la pelle finemente granulosa-zigrinata, e i polmoni molto grandi e provvisti di numerosi diverticoli vescicolari che si estendono per tutta la cavità del corpo e permettono all'animale di gonfiarsi in maniera singolare, specie quando è irritato o soggetto a qualche emozione. La proverbiale capacità dei camaleonti di cambiare di colore non è esclusiva di essi, ma posseduta da altri Lacertilî talvolta in grado anche maggiore. Sul camaleonte furono fitte però maggior numero di osservazioni e d'indagini e, se il complesso argomento relativo al vero determinismo del fenomeno può dirsi suscettibile di discussione e di ricerca, resta provato che la pelle cambia di colore tanto sotto l'influenza di modificate condizioni esterne, quali la luce e la temperatura, quanto in conseguenza di reazioni psichiche, quali la paura, la collera ecc. Nel camaleonte comune si può osservare che il colorito verde, nelle sue diverse tonalità, prevale normalmente di giorno, il bianco e il giallastro di notte, il bruno e talvolta il nero compaiono piuttosto sotto l'azione diretta dei raggi cocenti del sole, o quando l'animale è, per qualche motivo, in stato di eccitazione.
Tutti i camaleonti si nutrono unicamente d'insetti, a preferenza di cavallette, farfalle e mosche, che catturano vive con abilità e prontezza sorprendenti valendosi della lingua.
Il camaleonte manifesta pure una certa vivacità con il rapido e continuo roteare degli occhi che esplorano assiduamente l'ambiente intorno, ma per qualsiasi altro movimento è incerto, pigro e lentissimo. La conformazione degli arti gli permette solo di arrampicarsi e lo rende inadatto alla corsa e al nuoto.
I camaleonti, nella grande maggioranza, sono ovipari e le uova, deposte sul suolo, richiedono sempre un periodo piuttosto lungo d'incubazione. Il camaleonte comune sembra attraversare due periodi di letargo, uno invernale e uno estivo, durante i quali si nasconde nella sabbia. (V. tavola a colori).
Tutti i camaleonti, circa un'ottantina di specie, rientrano nell'unica famiglia dei Camaleonti e, nella grande maggioranza, appartengono al genere Camaleonte (Chamaeleon Laurenti 1768). Degli altri due generi (Brookesia Gray 1864 e Rhampholeon Günther 1874) non si conoscono che pochissimi rappresentanti. L'area di distribuzione è prevalentemente africana e il maggior numero di specie abita il Madagascar e le isole vicine. Il Camaleonte comune (Ch. vulgaris Daudin 1802) è frequente però tanto sulle coste africane quanto su quelle asiatiche del Mediterraneo e si trova altresì in Europa, nell'Andalusia. Altre specie di camaleonti abitano Socotra, l'Arabia meridionale, l'India e Ceylon.
Folklore. - Nelle credenze di popolazioni o di classi delle popolazioni primitive o parzialmente primitive che lo conoscono, il camaleonte ha un posto assai notevole fra gli altri componenti il mondo zoologico. Secondo i Cafri, il dio supremo Unkulunkulu mandò agli uomini per mezzo di un camaleonte il messaggio "non morrete" e, successivamente, per mezzo di una lucertola, l'opposto messaggio "morrete". Siccome il camaleonte arrivò tardi, gli uomini sono costretti a morire (N. Turchi, Man. di storia delle religioni, 2ª ed., Torino 1922, p. 41). Nel Rāmāyaṇa (55° canto dell'ultimo libro) si legge che il re Nṛigas fu condannato a restare invisibile nella forma di un camaleonte per centinaia e migliaia d'anni; e, in questo stesso ultimo libro, che la forma del camaleonte fu assunta da Kuveras, il dio delle ricchezze, quando gli dei fuggirono spaventati alla vista di Rāvaṇas. Il camaleonte dio della ricchezza, nemico del serpente, è connesso nella mitologia con Indra che uccide il serpente e col leone che brama il tesoro. Artemidoro di Efeso (Oneirocrit., II, 13 Hercher) racconta che l'apparire dell'animale in sogno indica sventura. Sul Carmelo si traevano presagi dal mutare del suo colore.
Nell'antichità greco-romana, Aristotele (Hist. an., II, 11, 37) fu il primo a ricordare il camaleonte, del quale fece un'ampia descrizione anatomica. Trattarono del camaleonte successivamente Teofrasto e Giuba II, dal quale attinse Plinio. Bolo di Mendes in Egitto, nel trattato pseudodemocriteo Περὶ συμπαϑειῶν καὶ ἀντιπαϑειῶν dedicò al camaleonte un libro intero del quale ci restano estratti assai abbondanti in Plinio (Nat. hist., XXVIII, 112-18). Bolo riteneva il camaleonte per singulo membra desecratum, e s'indugiava a enumerarne le prodigiose qualità terapeutiche e magiche, delle quali fecero poi anche menzione Alessandro di Mindo e Alessandro di Tralle. Con queste credenze è connessa quella che il camaleonte sia velenoso.
Già nell'antichità era credenza popolare che il camaleonte non contenesse che aria e che vivesse solo d'aria: il Talmūd anzi dice ch'esso si nutre dei raggi del sole: credenza che, originata dall'apparenza inanimata che talvolta assume l'animale e dalla sua capacità di vivere a lungo senza cibo, fece poi famoso e familiare il nome del camaleonte anche presso molti che non ne avevano alcuna precisa notizia. Nel 1382 Wyclif scriveva, basandosi sulla forma camel + lion identificato col camelopard, che il camaleonte "è una bestia simile a un cammello nella testa, nel corpo a un pardo, nel collo a un cavallo"; Leonardo afferma che esso "vive d'aria e in quella sta subbietto a tutti li uccielli; e per istare più salvo vola sopra le nubi e truova aria tanto sottile che non può sostenere ucciello che lo seguiti. A questa alteza non va se non a chi da' cieli è dato cioè dove vola il cameleonne".
Camaleonte come traslato appare sia nell'antichità classica, sia in Oriente; in Francia sín dal sec. XIV. Per la sua capacità di assumere colore diverso (tranne, secondo le fonti antiche, il vermiglio e il bianco), esso è stato preso a significare persona facile a mutare opinione (specialmente politica), o anche falsa, adulatrice, ovvero oziosa.
Per la costellazione Camaleonte v. chamaeleon.
Bibl.: Oltre ai grandi dizionarî, si veda: A. Vallisnieri, Istoria del camaleonte africano..., Venezia 1715; A. de Gubernatis, Zoological Mythology or the Legends of animals, Londra 1872, II, p. 161; L. Lewysohn, Die Zoologie des Talmuds, Francoforte 1858, pp. 224, 362; M. Wellmann, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, ii, coll. 2104-06; O. Keller, Die antike Tierwelt, II, Lipsia 1913, pp. 281-84; M. Höfler, Die volksmedizinische Organotherapie und ihr Verhältnis zum Kultopfer, Stoccarda-Berlino-Lipsia s. a., pp. 142, 188, 223, 260; L. Thorndike, A History of magic and experimental science during the thirteen Centuries of our Era, I, New York 1923, pp. 175, 581.