CAMARINA (Καμάρινα, Camarīna e Camerīna)
Colonia siracusana fondata nel 598.a. C. sulla costa meridionale della Sicilia, alla foce del fiume Ippari. Postasi, 65 anni dopo la fondazione, a capo d'una rivolta di colonie e di Siculi della zona d'influenza di Siracusa, fu da questa distrutta. Ripopolata da Ippocrate tiranno di Gela, si trovò riunita allo stato siracusano con Gelone, che ne trasportò gli abitanti a Siracusa. Camarina risorse a dignità di polis nel 461 a. C., quando tornò sotto l'influenza di Gela; la sua politica in costante opposizione a Siracusa, è degna di attenzione, per la sua irrequietezza, durante il periodo delle spedizioni ateniesi, al termine delle quali Camarina ottenne il riconoscimento del suo stato nei confini naturali dell'attuale pianura di Còmiso. Rientrata nell'orbita siracusana con Dionisio, fu da lui abbandonata ai Cartaginesi e fatta evacuare dalla popolazione, che non vi tornò se non alla fine del 401, pagando tributo a Cartagine; e sebbene poco dopo si liberasse e facesse parte dell'impero di Dionisio, decadde e fu ripopolata da Timoleonte. Più tardi, contesa tra Romani e Cartaginesi, la città fu distrutta nel 258 a. C. dal console A. Atilio Calatino e non risorse più. I suoi abitanti si sparsero nelle cittaduzze e borgate della plaga, delle quali ricevette particolare incremento Comiso. Presso il sito disabitato di Camarina, nel sec. XV fu eretta una torre e sul finire del sec. XVIII, per opera di Gioacchino Ferreri, viceré di Sicilia, sorse Scoglietti, oggi notevole scalo marittimo.
Camarina occupava nel periodo del suo massimo sviluppo tre colline, alte circa 40 metri, tra il mare, il corso inferiore dell'Ippari e il fiumicello Oanis (oggi Rifriscolaro). La foce dell'Ippari costituiva un porto-canale; poco prima impaludava nella bassura della Salina e del Salito l'antica Camarina palus, che gli abitanti decimati dalle esalazioni avrebbero prosciugata, benché dissuasi dall'oracolo delfico. La risposta della Pitia, "non muover Camarina", andò proverbiale nell'antichità. Gli avanzi di Camarina, ancora nel sec. XVI importanti, furono distrutti in quel secolo per edificare abitazioni nuove a Terranova (Gela). Oggi esistono tracce delle mura e di un piccolo tempio. Le necropoli si stendevano lungo le strade che partivano dalla città, e vi si scorgono alcune tombe notevoli. Iniziata dall'archeologo principe di Biscari, nel sec. XVII la loro esplorazione fu condotta a fondo da Paolo Orsi. I materiali più importanti si trovano nel Museo di Siracusa. Camarina ebbe una numerosa e pregevole monetazione di argento e di bronzo.
Bibl.: J. Schubring, Kamarina, in Philologus, XXXII; trad. di A. Salinas, in Arch. stor. sicil., n. s., anno VI; P. Orsi, in Monum. antichi dei Lincei, IX e XIV; B. Pace, Studi siciliani, Palermo 1926; id., Camarina: topografia, storia, archeologia, Catania 1927.