CAMBIANO DI RUFFIA, Ascanio
Non se ne conosce la data di nascita; era terzogenito di Giambattista, consigliere e maggiordomo di Emanuele Filiberto nel 1559, quindi governatore di Mondovì. Il C. svolse incarichi minori di corte prima di vestire le insegne, nel marzo 1597, di cavaliere di Malta e di balio di Venosa ripercorrendo la carriera di un altro membro del suo casato, Giuseppe, che era stato egli pure cavaliere gerosolimitano, priore d'Ungheria e ambasciatore presso Pio V. Nominato il 28 genn. 1602, sotto il magistero del francese Alof de Vignacourt, ammiraglio e generale delle galere dell'Ordine, il C. assunse il 23 ag. 1602 la guida della squadra navale dei cavalieri di Malta in un momento particolarmente favorevole per le fortune dell'Ordine.
Sotto Martin de Garzez (1595-1601) Malta aveva riorganizzato le proprie difese contro i Turchi e disciplinato - con l'istituzione della Congregazione generale delle galere - l'attività marittima dell'Ordine. Onde - passati sotto il controllo dei cavalieri l'armamento e il comando militare delle varie galere, appannaggio negli anni precedenti dei gran maestri e delle potenze cattoliche che collaboravano al presidio dell'isola - le squadre maltesi avevano cominciato ad estendere il loro raggio d'azione nel Mediterraneo. Dileguatasi la minaccia turca dopo il fallito tentativo di sbarco a Gozo nel 1599 e rafforzati i sistemi difensivi a Malta, le navi dell'Ordine erano passate all'offensiva contro le scorrerie dei corsari di Algeri spingendosi anche nell'Egeo e nei mari del Levante.
Proprio al ritorno da una delle imprese più audaci allora compiute dall'Ordine - la presa e la distruzione del borgo di Castelnuovo (Passavà) in Morea - il C. assumeva l'incarico di capitano generale della squadra navale dei cavalieri, cominciando col dare l'assalto alla cittadella di Hāmâmat. Sfuggendo alla controffensiva dei rinforzi barbareschi giunti da Tunisi, il C. riportò a Malta un buon numero di schiavi e il bottino assicuratosi dopo la conquista della piazza, oltre a due brigantini nemici catturati durante la crociera. Ma solo nel corso del 1603 i cavalieri riuscirono a concretare i loro sforzi per tener testa vittoriosamente alle forze del Turco e per passare quindi all'azione su più vasti scacchieri nella lotta fra le armi cristiane e l'Impero ottomano per il dominio del Mediterraneo. Al principio di maggio del 1603 il C. - a capo di una piccola flotta di cinque galere, quattro vascelli, una tartana e quattro fregate - espugnava Lepanto e poneva l'assedio alla fortezza di Patrasso che veniva rasa al suolo. Nello stesso anno egli tentava la conquista di Monastir, fallita d'un soffio per il tradimento di un soldato francese, per poi trasferirsi ancora una volta in Levante unendo le sue forze alla squadra navale del marchese di Santa Cruz, forte di undici galere. Presa d'assalto Langò (Cos), il C. ne traeva a Malta più di centocinquanta schiavi e un ingente bottino.
L'esito fortunato di questi ed altri colpi di mano e l'allargamento del raggio d'azione dell'Ordine di Malta finivano, anzi, per destare nei Turchi il sospetto che si stesse profilando un attacco in grande stile della cristianità nel Levante inducendoli pertanto a rallentare il loro slancio offensivo contro l'Impero e a distrarre parte delle loro forze dalla penisola balcanica e dai fronti dell'Europa centrorientale.
Dell'attività del C. dopo il 1603 non si hanno altre notizie; ignota è anche la data di morte.
Fonti e Bibl.: Torino, Bibl. reale, A. Manno, Il patriziato subalpino (datt.), III, p. 194; M. Miège, Histoire de Malta, Paris 1840, II, p. 196; III, p. 95;E.Rossi, Storia della marina dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, Roma 1926, p. 60; M. Monterisi, L'Ordine a Malta, a Tripoli e in Italia, Milano 1940, p. 142; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1946, p. 65.