MEDICI, Cambio
de’. – Nacque a Firenze il 22 febbr. 1391, da Vieri di Cambio e Bice di Pazzino Strozzi, nel quartiere S. Giovanni, «gonfalone» Leone d’Oro.
Il padre, giurisperito, svolse un ruolo attivo nella vita politica fiorentina della seconda metà del XIV secolo e morì il 14 sett. 1395. Da un primo matrimonio con una certa Valenza, morta nel settembre 1378, aveva avuto altri tre figli: Valenza, Nicola e Bice.
Il M. continuò, insieme con il fratello Nicola e il socio Bernardo Carnesecchi, l’attività paterna nel settore commerciale e bancario. Il 9 giugno 1420 si iscrisse all’arte dei mercanti e del cambio e condusse le filiali della compagnia a Firenze e a Roma. Secondo la corrispondenza, il M. gestiva nel 1424 un banco a Tivoli, dove si trovava la corte papale, insieme con il fratello Nicola e Vieri Guadagni; il 27 ott. 1425 Rinaldo degli Albizzi scrisse da Terracina al M. e al fratello Nicola, a Roma, informandoli delle perdite subite da alcune galee genovesi a Napoli.
La partecipazione del M. alla vita pubblica fu invece assai limitata, inizialmente per gli impegni derivanti dalla gestione della società, in seguito a causa del fallimento della stessa, che lo portò a un progressivo indebitamento e quindi all’impossibilità di assumere incarichi politici. Nelle elezioni del 1411 ottenne l’abilitazione a ricoprire gli uffici maggiori e il 2 apr. 1423 ricoprì per sei mesi la carica di podestà di Castelfranco Superiore. Nel 1427 il M. presentò con il fratello Nicola la prima certificazione fiscale, dalla quale emerge che possedeva numerose proprietà a Firenze e nel contado, tra cui l’abitazione nel «popolo» di S. Lorenzo, botteghe e altre case nella zona del Mercato Vecchio, una casa nel popolo di S. Maria del Fiore, una locanda in località il Mulinaccio, un esercizio nel popolo di S. Salvatore, poderi con case e vigne, terreni boschivi, oltre a diversi investimenti nel Monte comune. Nella successiva portata catastale del 1431, effettuata dal solo M., il patrimonio, nonostante la grave crisi che la compagnia commerciale stava attraversando, risulta ancora indiviso e di cospicua entità, per un ammontare di 3252 fiorini: tra i debitori compaiono vari esponenti della famiglia Medici, tra i quali Amerigo e il figlio Antonio, Bernardo e Vanni di Andrea, mentre tra i creditori figurano Cosimo e Lorenzo de’ Medici, Bernardo Portinari e il Comune di Firenze. A causa del fallimento dell’azienda familiare, nella dichiarazione catastale del 1433 il M. appare debitore con il fratello Nicola e Matteo Barucci, in base a una sentenza dei Sei del tribunale della Mercanzia, nei riguardi di diverse persone tra cui Matteo Rondinelli, Giovanni da Mercatello, Giovanni Barbadoro, Cosimo (Cosimo il Vecchio) e Lorenzo de’ Medici, la Fraternita dei Laici ad Arezzo. Ciononostante l’ammontare del reddito dichiarato di 1800 fiorini circa, seppure dimezzato rispetto alla precedente portata al catasto, è ancora di una certa entità.
Lo stato attuale delle ricerche in merito a tale fallimento non consente di chiarirne le cause. È probabile che l’indebitamento progressivo e quindi la cessione dell’attività siano stati causati da una strategia sbagliata, ma non si possono escludere anche responsabilità da parte di altri membri della casata, per esempio, Cosimo e Giovanni de’ Medici, con i quali vi era sicuramente concorrenza. Nelle poche notizie contenute nell’opera di De Roover si accenna a un comportamento poco «ortodosso» dei figli di Vieri e alla necessità di cautelarsi nell’effettuare loro dei prestiti. La non corretta gestione della società si evince anche dalle indicazioni di ser Giovanni Cafferecci di Volterra, precettore di Giovanni di Cosimo, il quale nel 1438 aveva appena terminato a Ferrara, dove allora risiedeva la corte papale, la sua formazione in campo economico-bancario; Cafferecci raccomandava di non seguire l’esempio del M. e del fratello Nicola, che per la loro imperizia avevano finito con il provocare il fallimento della compagnia.
Nel settembre del 1433 il governo oligarchico, in cui prevaleva la fazione albizzesca, convocò una nuova Balia che decretò la condanna all’esilio di Cosimo de’ Medici e di altri esponenti della casata che furono dichiarati «grandi», cioè nemici del popolo: in tale circostanza il M. e il fratello Nicola furono risparmiati in virtù dei meriti acquisiti dal padre. Nell’ottobre dello stesso 1433 il M. fu qualificato per gli uffici maggiori. Dovette quindi essere imborsato anche nel successivo scrutinio del 1434, indetto dal partito mediceo dopo il rientro di Cosimo a Firenze. Il 28 apr. 1436 il M. fu estratto per la carica di gonfaloniere di Compagnia, che però non poté assumere in quanto iscritto nelle liste dei debitori, come avvenne anche il 28 ag. 1437, quando fu estratto per il collegio dei Sedici gonfalonieri di compagnia e il 12 giugno 1438 per i Dodici buonuomini. Inoltre, la grave situazione economica a cui il M. dovette far fronte in quegli anni costrinse la moglie Simona Bardi, detta Ciulla, a presentare, il 31 ottobre, istanza per la restituzione della dote, ammontante a 800 fiorini.
Nel 1439 il M. fu nuovamente imborsato per gli uffici maggiori insieme con il figlio Pandolfo. L’11 giugno 1440 entrò in carica come podestà della Val di Greve. Il 31 ag. 1442 effettuò un’altra certificazione fiscale dalla quale emergono il progressivo depauperamento delle sostanze familiari, con una rendita dichiarata di soli 268 fiorini, e le difficoltà familiari causate in particolare dal figlio Giovanni, uscito di senno a causa della prigionia e delle torture subite dopo la cattura da parte di Niccolò Piccinino e che per questo doveva essere tenuto chiuso in casa. L’ultimo scrutinio a cui il M. prese parte fu nel giugno 1444, in cui non ottenne alcuna qualificazione.
Nella dichiarazione catastale dell’agosto 1451 è registrata una lunga lista di beni alienati dal 1427, in favore del M., dal fratello Nicola come liquidazione del capitale societario; da questa documentazione si sa inoltre che, nella divisione legale avvenuta nel 1440, era stata imposta al M. una gravezza di 3 fiorini, che tuttavia non poté assolvere in quanto oberato da debiti, per cui tutte le sostanze così pervenute furono incorporate dagli Ufficiali di torre. Lo stato di povertà è nuovamente stigmatizzato nell’ultima portata al Catasto presentata dal M. nel 1458, in cui oltre agli oneri dovuti al Comune di Firenze e ad altri per circa 200 fiorini, faceva presente di essere, lui stesso e i membri della sua famiglia, senza alcun «avviamento e senza guadagno» (Catasto, 823, c. 80r).
Il M. aveva sposato nel 1410 in prime nozze Lorenza – figlia di Niccolò Guicciardini, fratello del più noto Piero –, morta prima del 1427; nella portata catastale di quell’anno, infatti, il suo nome non compare, mentre risultano i tre figli: Iacopo di 12 anni, Giovanni di 10 e Lucrezia di 7; di questi, Iacopo morì prematuramente, Giovanni sposò Costanza di Guido Adimari e Lucrezia si unì a Bernardo Galilei. Il M. contrasse nel 1431 un secondo matrimonio con Simona di Bernardo Bardi, che aveva 19 anni (nella registrazione del matrimonio contenuta in Manoscritti, 349, c. 31v, Simona risulta essere figlia di Francesco di Giorgio). Da quest’ultima unione nacquero diversi figli: Maria; Gerozzo, che sposò Margherita di Giacomo Ginori; Vieri, che intraprese la carriera politica; Pandolfo, giurisperito, che fu pievano di S. Giulia di Livorno nel 1462, canonico di Pisa nel 1463, canonico di Arezzo e di San Giovanni di Scutiano, canonico fiorentino nel 1471, vicario capitolare e generale, scomparso nel 1489; Sandra, che si maritò con Francesco Panciatichi; Bonda; Gabriello che contrasse matrimonio con Lucrezia di Alessandro Rondinelli. Litta menziona anche un’altra figlia del M., Maddalena, che sposò Galeotto Malatesta di Pesaro, alla quale Lorenzo de’ Medici, dopo la morte della moglie Clarice, affidò l’educazione della figlia Maddalena, che sarebbe andata sposa a Francesco Cibo.
Il M. morì a Firenze il 20 sett. 1463 e fu sepolto nella basilica di S. Lorenzo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte, 79, c. 128r; 171, c. 36v; 172, c. 24v; 359, c. 76r; 363, c. 89v; 368, c. 17; 372, c. 16v; 602, cc. 24r, 49v, 68v; Catasto, 78, cc. 481r-488v; 407, cc. 21v-26r; 497, cc. 231r-235v; 623, cc. 513r-517r; 712, cc. 95r-98v; 364r-368v; 823, cc. 80v-82v; Notificazioni di atti di emancipazione, 3, c. 168r; Manoscritti, 349, c. 31v; 545, p. 998; Ufficiali della grascia, 190, c. 40r; Carte Sebregondi, 396a; Delizie degli eruditi toscani, XX (1785), p. 185; C. Guasti, Commissioni di Rinaldo degli Albizzi, I, Firenze 1867, pp. 333 s.; II, ibid. 1869, p. 452; B. Dami, Testamento di Vieri di Cambio dei Medici, in Erudizione e belle arti, VI (1909), p. 51; D. Kent, The rise of the Medici. Faction in Florence, 1426-1434, Oxford 1978, pp. 56, 58, 60; L. Martines, The social world of the Florentine humanists. 1390-1460, Princeton 1963, pp. 119, 324; R. De Roover, Il Banco Medici dalle origini al declino (1397-1494), Firenze 1970, p. 54; E. Grassellini - A. Fracassini, Profili medicei, Firenze 1982, p. 29; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Medici di Firenze, tav. VII.
R. Zaccaria