CAMBIO (VIII, p. 507; App. II, 1, p. 487)
Le oscillazioni dei corsi dei c. (ossia dei prezzi delle monete estere intorno alla parità ufficiale) sono di regola indirettamente limitate dalle autorità valutarie le quali cercano, utilizzando correttivi di vario tipo, di neutralizzare tendenze ritenute sfavorevoli per l'economia nazionale.
Le grandi inflazioni che seguirono la prima guerra mondiale scossero la fiducia nell'efficacia dei correttivi classici - e in special modo nel saggio dello sconto - e costrinsero la maggior parte dei paesi ad intervenire in modo diretto sul mercato dei cambî. Per altro ciò fu anche la conseguenza dell'accettazione delle nuove teorie in tema di managed currency, che in sostanza sostenevano la possibilità di realizzare congiuntamente - sia pur con notevoli rinunce alla libertà di mercato e con virtuale abbandono della convertibilità monetaria - la stabilità dei cambî e quella dei prezzi interni. Tuttavia, mentre in alcuni paesi le misure di controllo si limitarono quasi alla mera difesa della potenzialità d'acquisto estera della moneta, in altri, che avevano adottato indirizzi autarchici (come in Germania e in Italia, nel periodo 1934-43), furono adoperate quali attivi strumenti della politica economica generale. La creazione del Fondo Monetario Internazionale ha indotto, dopo il 1945, molti paesi ad adottare misure meno restrittive in materia valutaria e a ritornare lentamente verso un regime più liberale. Occorre al riguardo precisare che i paesi aderenti al Fondo si sono impegnati a non modificare arbitrariamente le parità monetarie ufficiali ed a operare in modo che i cambî diretti e indiretti (o cross rate) non oscillino oltre i limiti fissati (l'1% al di sopra e al di sotto della parità).
Il primo effetto del controllo è quello di far sorgere, a latere al cambio regolato o ufficiale o di parità generica, un corso che tien più conto della capacità d'acquisto della moneta nazionale. Vi sono dei regimi in cui il cambio effettivo o libero è riconosciuto e legalizzato, ma di regola esso è dichiarato illegale e compare solo attraverso le cosiddette contrattazioni di borsa nera. In alcuni casi il regime di controllo ha costretto a riconoscere più quotazioni ufficiali legali (politica dei c. multipli), con corsi discriminanti per ogni paese e quasi per ogni articolo importato ed esportato e con quotazioni varie a seconda dei particolari servizî valutarî (monete turistiche, c. di compensazione, monete di liquidazione di averi bloccati, ecc.).
Normalmente le quotazioni ufficiali dei c. sono "sopravvalutate", cioè sono più alte di quelle corrispondenti all'effettiva potenzialità d'acquisto delle singole monete. La sopravvalutazione costituisce un peso per le esportazioni e una reale agevolazione per le importazioni e tende a rendere passiva, o vieppiù passiva, la bilancia commerciale del paese a c. controllato. E ciò, dal punto di vista valutario, si è rivelato particolarmente gravoso per i paesi normalmente finanziati, data la tendenza del controllo a ridurre le partite attive invisibili della bilancia dei pagamenti e ad annullare i movimenti dei capitali. Spesso le misure di controllo sono state integrate dalla regolamentazione di tutte le poste della bilancia dei pagamenti, e in particolare dalla regolamentazione quantitativa del movimento mercantile.
Una forma blanda di controllo è stata realizzata attraverso i fondi di conguaglio (o di perequazione o di equalizzazione), che vennero istituiti allo scopo di permettere interventi sul mercato dei c. senza ridurre la libertà delle contrattazioni valutarie. L'azione dei fondi è stata generalmente limitata dall'ammontare delle risorse a loro disposizione, oltre che dalle politiche monetarie e valutarie degli altri paesi, ed ha spesso peccato di intempestività. Il primo fondo, l'Exchange Equalisation Account, fu creato in Inghilterra nel 1932. Successivamente anche gli S. U. A. e la Francia istituirono fondi simili: agli inizî del 1939 ne esistevano otto. L'accordo tripartito fra S. U. A., Regno Unito e Francia del settembre 1936 stabilì che i fondi dei tre paesi avrebbero dovuto cooperare per mantenere la stabilità delle rispettive monete. Tale accordo non ebbe, tuttavia, grande efficacia, poiché mancò un buon coordinamento fra le politiche monetarie dei tre paesi.
Bibl.: R. G. Hawtrey, The gold standard in theory and in practice, Londra 1927; P. Einzig, Exchange control, Londra 1934; C. M. Müller, Grundriss der Devisenbewirtschaftung, Berlino 1938; F. Machlup, The theory of foreign exchanges, in Economica, 1939-1940; A. Cabiati, Il sistema aureo e il Fondo di conguaglio cambi, Torino 1940; A. Platier, Le contrôle des changes, Parigi 1947; J. Robinson, The foreign exchanges, in Essays in the theory of employment, Oxford 1947; J. E. Meade, The theory of internat. economic policy, Oxford 1951; P. Jacobsson, Some monetary problems - Internat. and national, Londra 1958.