Cambogia
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(VIII, p. 511; App. II, i, p. 488; III, i, p. 292; IV, i, p. 340; V, i, p. 646)
Geografia umana ed economica
di Claudio Cerreti
Popolazione
Nonostante i molteplici sforzi fatti dal governo cambogiano, dai paesi della regione indocinese e dalla comunità internazionale che lo appoggia, la situazione della C. sul finire degli anni Novanta è ancora lontana dal potersi considerare normalizzata. Tuttavia, molti aspetti negli anni più recenti hanno mostrato un progressivo e a volte rapido miglioramento, tanto che il paese è stato ammesso (1997) all'ASEAN, l'associazione regionale dei paesi del Sud-Est asiatico, mentre l'UE ha siglato con la C. un accordo di cooperazione.
La popolazione cambogiana (10.716.000 ab. nel 1998), dopo un regresso prodottosi negli anni Settanta (quando furono uccisi, secondo i calcoli più recenti e affidabili, circa 1,7 milioni di persone) e solo parzialmente recuperato nel decennio seguente, ha ripreso a mostrare una tendenza vivacissima alla crescita e si sono ricreate condizioni normali di mobilità territoriale. Questo fenomeno interessa in modo particolare le città, a cominciare dalla capitale, dove qualche attività industriale è stata ripresa accanto alle funzioni amministrative e commerciali, e dove si è potuto verificare perfino un certo afflusso turistico. La popolazione di Phnom Penh, tuttavia, è ancora circa la metà del totale raggiunto prima dell'espulsione dei suoi abitanti.
Condizioni economiche
Le condizioni economiche, pur non essendo più quelle precarie e tipiche di uno stato di guerra, sono ancora di bassissimo livello. Il PIL pro capite è fra i più deboli della Terra (300 dollari USA nel 1997), e solo la disponibilità di prodotti alimentari (riso, mais) consente la sussistenza della popolazione, insieme con gli aiuti internazionali.
Un timido sviluppo (notevole in termini percentuali, ma modesto in valori assoluti) sta cominciando a manifestarsi nel settore industriale, in qualche misura investito dalla rilocalizzazione internazionale di attività moderne a basso valore aggiunto, che nella manodopera cambogiana trovano un elemento di forte competitività e che vanno ad aggiungersi alle attività tradizionali, svolte su base artigianale. Rimangono però, al fondo, i problemi sia della carenza di infrastrutture, sia, soprattutto, della ricostituzione dei quadri intermedi, tecnici e amministrativi, degli insegnanti e del personale specializzato, che continuano a essere sottodimensionati. La dipendenza del paese dagli aiuti finanziari (fra l'altro, la bilancia commerciale è permanentemente in deficit) e dalla cooperazione tecnica provenienti dall'esterno rimane quindi la situazione di fatto della Cambogia. La relativa normalizzazione dei rapporti con i paesi circostanti (a eccezione della Thailandia, con cui si è arrivati anche a scaramucce di confine nel 1995) e la generale liberalizzazione dell'economia sembrano creare condizioni tali da consentire alla collaborazione regionale di assumere la guida di un'operazione di sviluppo peraltro assai complessa. Ma va ricordato che anche altri paesi (Giappone, Francia, Australia, Stati Uniti), pur esterni alla regione, esercitano un'influenza considerevole proprio grazie agli aiuti accordati nel corso degli anni Novanta e, come nel caso del Giappone, anche in virtù di investimenti produttivi diretti.
Bibliografia
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B. Kiernan, Le génocide au Cambodge: race, idéologie et pouvoir, Paris 1998.
I. Livingstone, Development planning in a re-emergent Cambodia: the first socioeconomic development plan, 1996-2000, in Journal of the Asia Pacific economy, 1998, 2, pp. 207-22.
Storia
di Luisa Azzolini
Dopo dieci anni di dominazione vietnamita (1979-89) preceduta dal regime di Pol Pot e dei Khmer rossi (1975-79), si aprì in C., con gli accordi di Parigi dell'ottobre 1991, una difficile fase di transizione verso la costituzione di uno Stato democratico. Gli accordi, stipulati sulla base del piano di pace formulato dai cinque membri permanenti delle Nazioni Unite, prevedevano lo svolgimento, nel 1993, di libere elezioni sotto il controllo dell'ONU, il rimpatrio dei cambogiani rifugiatisi in Thailandia nel corso degli anni precedenti, l'interruzione del traffico di armi e la costituzione di un Consiglio nazionale supremo (CNS) composto dai rappresentanti delle quattro principali forze politiche cambogiane: il Partito popolare cambogiano (PPC), ex-partito comunista filovietnamita, che sotto la guida di Hun Sen aveva abbandonato l'ideologia marxista-leninista accogliendo formalmente il multipartitismo e la democrazia; il Fronte unito nazionale per una Cambogia indipendente, neutrale pacifica e cooperante (FUNCINPEC), fondato dal principe Sihanouk e guidato dal figlio Ranariddh; il Fronte di liberazione nazionale del popolo Khmer (FLNPK) del moderato anticomunista Son Sann; il Partito per una Kampuchea democratica (PKD) di Khieu Samphan, espressione dei Khmer rossi.
Le difficoltà di trovare un punto di accordo tra formazioni così eterogenee erano evidenti: se FUNCINPEC, FLNPK e PKD si trovavano accomunate dalla lotta contro la presenza vietnamita in C., le prime due erano egualmente contrarie all'idea di un ritorno dei Khmer al potere e, nonostante il loro fermo anticomunismo, potevano trovare maggiori elementi di accordo con il PPC, che si trovava a essere il partito più radicato da un punto di vista organizzativo nel paese, il più ostile al PKD, ma che al contempo era espressione di un ceto dirigente 'straniero' e sopraffattore della 'nazione Khmer'.
Il processo di transizione doveva essere seguito e parzialmente diretto dalla cosiddetta Autorità provvisoria delle Nazioni Unite in Cambogia (APRONUC, forte di 27.000 uomini fra soldati e funzionari), che aveva il compito ambizioso di agevolare la ricostruzione delle strutture economiche e l'integrazione pacifica di tutte le forze rappresentanti della volontà nazionale in un tessuto politico retto da regole democratiche. Tuttavia, già nel periodo antecedente alle elezioni si erano venuti configurando equilibri politici estranei all'impostazione degli accordi di Parigi e del CNS e basati essenzialmente sulla costituzione di un asse PPC-FUNCINPEC. Tale alleanza, conseguente all'accordo sul ruolo di Sihanouk quale sovrano di una nuova monarchia costituzionale, tendeva a marginalizzare il FLNPK e a sottrarre ogni ruolo politico al PKD, che reagì boicottando le elezioni e il processo di pace, rifiutando la smobilitazione e arroccandosi nella zona nord-occidentale della C., attorno alla città di Pailin, autentica enclave all'interno dello Stato cambogiano.
Nonostante l'azione dell'APRONUC, la campagna elettorale fu condizionata da un clima di violenza diffusa (soprattutto nelle campagne, spesso al di fuori del raggio d'azione delle forze dell'ONU) e dal controllo dei mezzi di comunicazione da parte del PPC che, com'era prevedibile, faceva leva sul timore del ritorno di Pol Pot, contro il quale si poneva come unico credibile baluardo. Le altre principali forze politiche, il FUNCINPEC, il FLNPK e il Partito liberaldemocratico buddhista (PLDB), viceversa, alimentarono il sentimento nazionale in funzione antivietnamita, pur condannando la politica dei Khmer, che nella primavera del 1993 compirono numerosi atti terroristici spingendo all'esodo decine di migliaia di civili vietnamiti.
Alle elezioni generali del 23-28 maggio 1993, alle quali partecipò quasi il 90% della popolazione, vinse di misura il FUNCINPEC, che ottenne 58 seggi, seguito dal PPC con 51 seggi e dal PLDB con 10 seggi. L'esito fu contestato da Hun Sen, che minacciò un colpo di Stato e la secessione di intere province del paese se non fossero stati invalidati i risultati. In tal modo riuscì a ottenere la costituzione di un anomalo co-premierato Ranariddh-Hun Senn, rispettivamente 'primo' primo ministro e 'secondo' primo ministro del nuovo governo che si insediò nell'ottobre 1993, un mese dopo l'ascesa al trono di Sihanouk e il varo di una nuova Costituzione in base alla quale la C. divenne una monarchia costituzionale e una 'democrazia liberale e multipartitica'.
Esaurita la missione ONU, la storia della C. nel corso degli anni successivi fu determinata essenzialmente dall'evoluzione dei rapporti di forza tra i principali attori sulla scena politica: il PPC, il FUNCINPEC, la monarchia e il PKD. Le relazioni tra il PPC e il FUNCINPEC seguirono due direzioni distinte e tendenzialmente opposte: da una parte l'alleanza politica si trasformò sempre più in una drastica spartizione della sfera pubblica a tutti i livelli, che, nel nome della stabilità, finì per escludere ogni manifestazione di dissenso; dall'altra il PPC di Hun Sen, più radicato a livello locale grazie al controllo esercitato sul paese durante i dieci anni della Repubblica popolare di C., tentò a più riprese di prevalere su una monarchia sempre più indebolita (Sihanouk era da tempo malato e bisognoso di cure all'estero) e sullo stesso alleato di governo. Il duplice orientamento delle relazioni PPC-FUNCINPEC finì così per provocare due effetti distinti: in primo luogo l'emergere di nuovi movimenti politici creati da membri dissidenti dei partiti di governo, in secondo luogo il ritorno dei Khmer rossi come possibili interlocutori politici nel momento in cui le vecchie alleanze venivano messe in discussione.
Il 1994 fu dominato dalla questione dei Khmer rossi e dall'atteggiamento che il governo avrebbe dovuto assumere nei confronti del PKD. Sihanouk e una parte del FUNCINPEC, fra cui il ministro delle Finanze Sam Rainsy, propendevano per un atteggiamento di riconciliazione nazionale dettato dalla convinzione che un progressivo miglioramento delle condizioni economiche del paese avrebbe indebolito il PKD (sostenuto essenzialmente dai ceti più poveri), senza bisogno di giungere a uno scontro frontale con un movimento che controllava circa il 10% del territorio nazionale. Sul fronte opposto si schierò, invece, il PPC, con Hun Sen e soprattutto con il presidente dell'Assemblea nazionale Chea Sim che, con l'appoggio di Ranariddh, riuscì a far votare la messa fuori legge dell'organizzazione nel luglio 1994, approfittando di un'assenza del sovrano sostituito per l'occasione dallo stesso Chea Sim.
L'alleanza Hun Sen-Ranariddh sembrò consolidarsi ulteriormente con l'esclusione dal governo di Rainsy, avvenuta tramite un rimpasto ministeriale nel mese di ottobre, cui fece seguito l'espulsione dal FUNCINPEC nel maggio 1995. Rappresentante dell'esigua classe imprenditoriale cambogiana, Rainsy sosteneva la liberalizzazione dell'economia nell'ambito dei programmi del Fondo monetario internazionale, denunciando al contempo l'eccessivo potere della burocrazia statale di cui era nota la corruzione a tutti i livelli.
La gestione via via più autocratica del potere da parte di Hun Sen, sostenuto da Ranariddh, provocò espressioni di dissenso da parte dei partiti minori, come il PLDB, che tuttavia vennero tacitati attraverso un rigido controllo sulla stampa e impedendo lo svolgimento regolare dei congressi di partito. Ciò non servì a evitare la costituzione, nel novembre 1995, di una nuova formazione politica, il Partito della nazione Khmer (PNK), fondato da Rainsy e costituito essenzialmente da un'ala dissenziente del FUNCINPEC. Il PNK, che di fatto sottraeva (con il suo programma basato sulla pace, la giustizia sociale, la protezione del patrimonio forestale) consensi al FUNCINPEC, fu immediatamente oggetto di persecuzione da parte del PPC, che ne arrestò il segretario generale, principe Sirivudh, con l'accusa di alto tradimento e ordinò la chiusura di tutte le sedi provinciali.
La decisione di Hun Sen di reintrodurre la festa commemorativa della 'liberazione' vietnamita del 1979, il fallimento di un'offensiva militare contro le roccaforti khmer e, infine, il tracollo dell'economia cambogiana, con la sospensione degli aiuti internazionali e la svalutazione del riel, contribuirono ad allontanare il FUNCINPEC dal PPC nel corso del 1996, favorendo nuove alleanze in vista delle elezioni generali del 1998. Nel quadro dei mutati rapporti nella coalizione al governo, si poté così inserire nuovamente il movimento dei Khmer rossi, parzialmente indebolito da scissioni interne. Alla linea di Pol Pot e Khieu Samphan si era opposto, infatti, Ieng Sary, che aveva formato nel 1996 un movimento di Khmer dissidenti, il Movimento democratico nazionale unito (MDNU), che riconosceva l'autorità del governo con il quale intendeva intavolare trattative e i cui membri furono amnistiati, nel settembre 1996, da re Sihanouk. Tale posizione finì per indebolire soprattutto la componente irriducibile rappresentata dal vecchio leader Pol Pot; arrestato dai suoi compagni nel giugno 1997, Pol Pot fu infatti processato a luglio e messo agli arresti domiciliari in una località al confine con la Thailandia, dove morì il 15 aprile 1998 (presumibilmente per arresto cardiaco), all'età di 73 anni.
Il riavvicinamento FUNCINPEC-MDNU, con il sostegno delle forze politiche minori, quali il PNK e la nuova alleanza elettorale denominata Fronte nazionale unito (FNU), di orientamento nazionalista e appoggiata dal PLDB, incrinò definitivamente l'alleanza al governo nel corso del 1997. Hun Sen chiese le dimissioni di Ranariddh, dopo che questi aveva avuto dei contatti con Khieu Samphan, leader ufficiale dei Khmer rossi, per consentire l'ingresso in politica dei Khmer, con l'eccezione dei seguaci di Pol Pot. Seguì, tra il 4 e il 6 luglio, un colpo di mano di Hun Sen, che provocò l'uccisione di decine di sostenitori di Ranariddh, la fuga del primo ministro in Francia e la sua sostituzione con Ing Huot (ex ministro degli Esteri del FUNCINPEC), sanzionata dal Parlamento nell'agosto 1997, non riconosciuta dalla comunità internazionale e che provocò la sospensione degli aiuti finanziari da parte dei paesi occidentali.
In un clima di gravi disordini interni e di violenza crescente, il 27 luglio 1998 si tennero le elezioni generali (alle quali, contrariamente al 1993, partecipò il partito dei Khmer rossi di Sary), che segnarono la vittoria del PPC con il 41% dei suffragi e 64 seggi, e la sconfitta del FUNCINPEC che scese a 43 seggi con il 31,7% dei voti; terza forza politica si affermò il Partito di Sam Rainsy (PSR), ex PNK, che ottenne 15 seggi.
Bibliografia
B. Kiernan, Genocide and democracy in Cambodia, New Haven 1993.
Propaganda, politics and violence in Cambodia, ed. S. Heder, J. Legerwood, Armonk (N.Y.) 1995.
The United Nations and Cambodia (1991-1995), New York 1995.
S. Crochet, Le Cambodge, Paris 1997.
M. Brown, J.J. Zasloff, Cambodia confonds the peacemakers, 1979-1998, Ithaca (N.Y.) 1998.