RAVERA, Camilla
Militante comunista, nata ad Acqui il 18 giugno 1889. S'iscrisse alla sezione torinese del PSI nel gennaio del 1918. Fu con il gruppo di Gramsci fondatore del PCI in Italia nel 1921 e venne incaricata dallo stesso Gramsci di curare nel quotidiano comunista L'Ordine Nuovo la pubblicazione settimanale della "Tribuna della donna" che ebbe inizio nel marzo del 1921 e affrontò subito gli aspetti principali della condizione e dell'emancipazione femminile, occupandosi particolarmente della situazione delle lavoratrici più oppresse e sfruttate. Nel luglio del 1922 assunse la direzione torinese del quindicinale Compagna che ebbe breve vita perché soppresso dal fascismo. È stata l'unica donna nell'esecutivo del PCI alla testa del centro interno clandestino subito dopo le leggi eccezionali del 1926 che abolivano ogni residua libertà e garanzia costituzionale. Fervente antifascista, venne arrestata il 10 luglio 1930 mentre dirigeva il centro interno clandestino, e dal Tribunale speciale fu condannata a 15 anni. Nel 1932, con l'amnistia del decennale fascista, la sua pena fu ridotta a cinque anni e sei mesi. Scontata la prigione nelle carceri di Trani e Perugia, venne poi inviata al confino di Ponza e Ventotene dove rimase fino all'agosto del 1943. Partecipò attivamente alla Resistenza nel Pinerolo nella zona di Torre Pellice dove istruiva i giovani delle formazioni partigiane. Nel dopoguerra è stata membro del Comitato centrale, poi della Commissione centrale di controllo del PCI e deputata per due legislature. È membro del Comitato direttivo nazionale dell'UDI (Unione Donne Italiane). Ha pubblicato: Diario di trent'anni (Roma 1973) e Breve storia del movimento femminile in Italia (ivi 1978). Una raccolta delle lettere della R. del periodo 1939-43, preceduta da una biografia di A. Gobetti, nel volume Vita in carcere e al confino (Parma 1969).