BARRÈRE, Camille
Diplomatico francese, nato a la Charité-sur-Loire il 23 novembre 1851. Nel 1871, quale comandante dell'artiglieria della guardia nazionale nel quartiere parigino di Saint-Thomas-d'Aquin, partecipò alla lotta dei comunardi contro il governo del Thiers. Fuggì a Londra per evitare la deportazione, e quindi a Berlino come corrispondente del giornale La République Française. Quivi lo trovò il Waddington, quando si recò a rappresentare la Francia al congresso di Berlino, e, avendo rilevato nei suoi articoli una conoscenza profonda delle questioni orientali, si valse di lui come segretario. In ricompensa dei servizî prestati, il B., protetto dal Gambetta e dallo Spuller, ottenne nel 1879 un decreto d'amnistia e dopo un anno la nomina a segretario d'ambasciata. Ministro plenipotenziario nel 1882, ebbe la nomina di agente consolare al Cairo nel 1883, occupò poi le sedi di Stoccolma e di Monaco di Baviera, finché nel 1894 ebbe la nomina di ambasciatore a Berna. Nel 1898 fu trasferito all'ambasciata di Roma allorché il gabinetto Di Rudinì-Visconti Venosta tendeva visibilmente a un riavvicinamento italo-francese. Sin dalla fine di quell'anno il B. seppe trarre profitto dalle mutate disposizioni del governo italiano per concludere un accordo commerciale, al quale altri ben presto ne seguirono di maggiore portata politica, primo tra questi l'impegno dell'Italia a lasciare mano libera alla Francia nel Marocco, purché fosse garantita all'Italia reciprocità nella Libia. Nel 1901 un protocollo consacrò i risultati di trattative avviate da un anno e mezzo per delimitare le frontiere fra i possessi italiani e francesi nel Mar Rosso e nel golfo di Aden. Quando il Prinetti divenne ministro degli Esteri, il B. accentuò la propria intimità con la Consulta, spianando la via agli accordi segreti firmati nel 1902 fra il Prinetti e il Delcassé per garantire la neutralità di una delle due potenze quando l'altra fosse oggetto di aggressione. Tolta quindi ogni possibilità alla Triplice di assumere un carattere offensivo, per lo meno in quanto riguardasse la partecipazione dell'Italia, questa mantenne infatti nella conferenza d'Algeciras un contegno così conciliante verso la Francia da stupire e irritare gl'Imperi centrali. Nel 1906 il B. promosse l'accordo tripartito, col quale Francia, Inghilterra e Italia si obbligarono a mantenere lo statu quo in Abissinia. I governi francese e italiano rinnovarono nel 1912 l'impegno di non ostacolare rispettivamente l'espansione coloniale dell'altro contraente in Libia e nel Marocco, promettendosi il trattamento della nazione più favorita. Gl'incidenti per il contestato diritto di visita della flotta italiana su due navi francesi durante la guerra italo-turca parvero arrestare lo sviluppo dell'azione politica proseguita sino allora dal B. con crescente successo per staccare l'Italia dalla Triplice alleanza. Questa fu anticipatamente rinnovata; ma già nel febbraio del 1914 il B. otteneva dal marchese di San Giuliano l'assicurazione che il trattato riconfermato non infirmava l'accordo Prinetti-Delcassé. All'inizio della guerra mondiale l'attività diplomatica del B. raggiunse momenti di eccezionale importanza, poiché, se l'atteggiamento del gabinetto Salandra gli apparve subito intonato alla neutralità, poté dapprima temere che la neutralità italiana fosse il corrispettivo di quella inglese. Sulla sua azione in quelle circostanze la Revue des Deux Mondes del 1 ottobre 1926 pubblicò memorie dello stesso B., o almeno da lui ispirate; erano state precedute, il 15 febbraio e il 1 marzo, da due articoli della stessa provenienza sulle relazioni franco-italiane dopo la guerra. Nei mesi seguenti il B. spinse con ogni mezzo l'Italia ad allearsi con l'Intesa ma vide poi declinare la sua popolarità in seguito alla questione adriatica. Nel 1922 fu uno dei delegati francesi alla conferenza di Losanna. Nel settembre 1924, richiamato dal gabinetto Herriot, abbandonò la carriera diplomatica. Nel 1926 fu eletto membro libero dell'Académie des sciences morales.