ANGELINI, Camillo
Nato a Roma verso il 1770, fu allievo di D. Cimarosa; il 22 ag. 1792 fu aggregato all'Accademia di S. Cecilia in qualità di maestro di cappella. Nella stagione di carnevale del 1798, l'A. compose per il teatro Apollo di Roma La cantatrice per disgrazia, un'opera giocosa su testo del Farnesi, e qualche anno dopo (1801), per il teatro Valle, musicò La Primavera o sia l'Amor fra i boschi, libretto di Francesco Ballani.
Grato al suo maestro Cimarosa, l'A. lo aveva nel frattempo assistito e confortato durante il suo esilio veneziano, e si trovò presente nel giorno della sua morte, avvenuta l'11 febbr. 1801. Nei primi mesi del 1814, sempre per- il teatro Valle, l'A. attese ad una rielaborazione per un adattamento religioso dell'opera La Vestale di G. Spontini, della quale era stato incaricato il poeta romano Giacomo Forretti, e che doveva rappresentarsi nella quaresima a guisa di oratorio, ma per mancanza di prove necessarie all'orchestra questa faticosa riduzione non venne eseguita. Limitata quasi del tutto la sua attività di compositore, l'A. si dedicò completamente alla direzione corale dei teatri e all'insegnamento del canto (si ricorda, fra i numerosi suoi allievi, il romano Filippo Colini). Direttore del coro al teatro Valle, l'A. diresse anche quello del teatro Argentina, di cui era maestro concertatore durante la stagione di carnevale 1815-16, quando vennero eseguite le opere di G. Rossini L'Italiana in Algeri (13 genn. 1816) e Il Barbiere di Siviglia (di quest'ultima opera, espressamente composta per il teatro Argentina e rappresentata il 20 febbr. 1816, il Rossini stesso aveva consegnato la musica del primo atto il 6 febbraio all'A., e questi, curatene in un sol giorno le parti, diede inizio alle prove il 7 febbraio). L'A. musicò inoltre alcumi recitativi aggiunti e modificati dal poeta C. Sterbini all'opera Agnese di Finseray di F. Paer (libretto di L. Buonavoglia), che fu rappresentata in onore del re delle due Sicilie Ferdinando I e della sua moglie morganatica Lucia, il 25 ott. 1818 al teatro Apollo. In questo teatro, dove era stato infatti trasferito per sei sere lo spettacolo dei teatro Valle, l'A. ebbe cura dei quattordici coristi nell'esecuzione della Cenerentola ossia la bontà in trionfo, dei Rossini, il 26 ott. 1818. molti anni dopo, nel carnevale dei 1830, l'A. si occupò per l'ultima volta del coro del teatro Apollo per la rappresentazione dell'opera L'eroina del Messico di L. Ricci, il 9 febbr. 1830. Ammalatosi gravemente nell'estate di questo stesso anno, l'A. morì in Roma ai primi del novembre 1831, forse il 7 o l'8, come risulta da una petizione della vedova Matilde rivolta al primicerio dell'Accademia di S. Cecilia, monsignor Nicola Manari.
Il consiglio dell'Accademia aveva infatti accordato il 6 dic. 1831 quanto la famiglia dell'A. richiedeva, avendo inoltre stabilito, circa un mese prima (8 novembre), anche un'offerta, firmata dal segretario D. Cartoni e dal camerlengo G. Massucci, per le messe in suffragio dell'A. da celebrarsi alla cappella di S. Cecilia nella chiesa dei SS. Biagio e Carlo a' Catinari in Roma.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Accademia di S. Cecilia, C. A., categoria 3, n. 92; F. Florimo. La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatori, II, Napoli 1882, p. 399; A. Cametti, Un poeta melodrammatico romano. Appunti e notizie in gran parte inedite sopra Jacopo Ferretti, e i musicisti del suo Tempo, in Gazzetta musicale di Milano, LII (1897), n. 15, p. 214; Id., L'Accademia Filarmonica romana dal 1821 al 1860, Roma 1924, p. 49; G. Radiciotti, Gioacchino Rossini, I, Tivoli 1928, pp. 186, 189; A. Cametti, IlTeatro di Tor di Nona poi Apollo, II, Tivoli, 1938, pp. 413, 425, 426, 434; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 154 e X, p. 399 s.