Baldi, Camillo
Nacque a Bologna nel 1550 e dopo la laurea conseguita presso lo Studio cittadino insegnò medicina teorica, filosofia ordinaria e logica, trascorrendo l’intera esistenza nella città natale, dove morì nel 1637. Fu noto come commentatore di Aristotele e teorico politico, coinvolto in particolare nelle discussioni sulla vita a corte e nei dibattiti sull’onore (Cavina 2005). Le Considerationi sopra una lettera d’Anton Perez scritta al Duca di Lerma circa il modo di conservarsi in gratia del suo signore (1622) fu l’opera sua che suscitò maggior eco nella cultura del Seicento: vi era affrontato, attraverso le vicissitudini di Antonio Pérez, il tema della caduta del favorito (Reinhardt 2011). Le Considerationi, precedute dalla pubblicazione di un commento alla Fisiognomica pseudoaristotelica, furono seguite da opere per la maggior parte curate da allievi o amici di B., e secondo alcune ipotesi tale scelta fu motivata da ragioni di prudenza, giustificate dai temi affrontati. B. avanzò anche richieste al Santo Uffizio per avere in lettura «libri di rettorica e politica» (Dall’Olio 2008), tra i quali è verosimile che vi fossero testi di M., da cui il filosofo bolognese trasse spunti significativi e vere e proprie citazioni nel Trattato nel quale si discorre come, quando et quanto si possa sperare di far maggiore lo Stato temporale della chiesa, rimasto manoscritto, ma databile (per riferimenti interni al codice in cui è conservato) al 1596. Sebbene l’opera dovesse discutere i mezzi adeguati per l’ampliamento territoriale dello Stato pontificio, B. scelse di inquadrare la questione in una cornice molto più ampia, inserendo una corposa serie di capitoli che non solo contengono una disamina delle condizioni generali dell’Italia del tempo, ma svolgono un’analisi delle leggi che spiegano l’evoluzione dei regimi politici (monarchia, aristocrazia e governo popolare) in rapporto alla concreta configurazione storica da essi assunta nei diversi continenti.
È però nei capitoli dedicati allo Stato della Chiesa che il debito nei confronti di M. è più evidente. In un passo dell’opera (Trattato, cc. 54v-55r) B. riprende alla lettera la descrizione dell’esecuzione di Ramiro de Lorqua decisa dal Valentino (Principe vii 24-28).
Quando B. scrive che Cesare Borgia «fu cagione della grandezza nella quale si trova la sede apostolica, percioché esso estinse et cacciò tutti quelli piccioli signori o tiranni che fossero, che sotto specie di vicari perpetui del pontefice gli tenevano occupato quasi tutto lo Stato» (Trattato, c. 74v), egli riprende in effetti l’analisi già formulata da M., a cui si allude direttamente in un altro passo del testo: «Onde mi ricordo d’haver letto che un certo scrittore diceva il Papa solo esser felice principe, poiché haveva stato et non lo diffendeva, haveva sudditi et non li governava, né perciò per non esser governati si ribellavano» (Trattato, c. 56v, con riferimento a Principe XI 2-3).
Bibliografia: C. Baldi, Trattato nel quale si discorre come, quando et quanto si possa sperare di far maggiore lo Stato temporale della Chiesa..., Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, B. 1397.
Per gli studi critici si vedano: M. Tronti, Baldi Camillo, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 5° vol., Roma 1963, ad vocem; L. Bisello, Sotto il «manto» del silenzio. Storia e forme del tacere (secoli XVI-XVII), Firenze 2003, pp. 175-205; M. Cavina, Il sangue dell’onore. Storia del duello, Roma-Bari 2005, ad indicem; G. Dall’Olio, L’attività dell’Inquisizione di Bologna dal XVI al XVII secolo, in Storia di Bologna, a cura di A. Prosperi, Bologna 2008, pp. 1097-1176, in partic. p. 1121; N. Reinhardt, Sotto il «mantello della religione». Camillo Baldi: un proto-libertino nello Stato della Chiesa?, in La fede degli italiani. Per Adriano Prosperi, a cura di G. Dall’Olio, A. Malena, P. Scaramella, 1° vol., Pisa 2011, pp. 81-93.