BENEMBENE (Beneimbene, Benimbene), Camillo
Nato in data imprecisata, nella prima metà del sec. XV, da famiglia romana residente nel rione di S. Eustachio, il B. esercitò la professione notarìle a Roma dal 1467 al 1505, come attesta - il suo prezioso protocollo, fonte di prim'ordine per la storia della società romana della fine del sec. XV.
Anche se delle sue vicende biografiche è noto assai poco, tuttavia la sua instancabìle attività notarile e il suo posto di notevole rilievo nella società romana del tempo si possono facilmente seguire attraverso i numerosi atti da lui rogati nel corso di quasi quattro decenni, del resto fra i più significativi nella storia della Roma rinascimentale.
È fuori dubbio che il B., nella seconda metà del Quattrocento, fu considerato il più eminente notaio romano: fra i suoi clienti figurano alcune delle più potenti famiglie romane e italiane del tempo, come i Colonna, gli Orsini, i Cesarini, i Della Rovere, i Cybo, i Medici, gli Anguillara e così via. È particolarmente interessante il fatto che il B., già poco dopo il 1480, come rivela chiaramente il suo protocollo, fu il notaio di fiducia del cardinale Rodrigo Borgia, pìù tardi papa Alessandro VI, e della sua famiglia. Assai significativo in questo senso il fatto che quasi tutti i contratti relativi ai diversi fidanzamenti e matrimoni di sua figlia Lucrezia furono rogati dal B.: il fidanzamento (26 febbr. 1491) con don Cherubin Juan de Centelles, signore di Val D'Ayora nel regno di Valencia; i patti nuziali (2 febbr. 1493) e il matrimonio (12 giugno 1493) con Giovanni Sforza signore di Pesaro; il matrimonio (20 giugno 1498) con Alfonso d'aragona, figlio del defunto re Alfonso II di Napoli, e infine il matrimonio con Alfonso d'Este (28 dic. 1501). Degli altri atti relativi alla famiglia Borgia rogati dal B. si ricordano i patti nuziali per il secondo matrimonio della famosa amante del cardinale Rodrigo e madre dei suoi figli, Vannozza Catanei, con il mantovano Carlo Canale (8 giugno 1486).
Ancorché la maggior parte degli atti rogati dal B. riguardi vicende matrimoniali e patrimoniali, fra le sue carte si conserva anche un documento che, per il suo particolare significato politico e ideologico, merita di essere ricordato: è l'atto di cessione dei diritti sull'impero romano d'oriente da parte del despota di Romania Andrea Paleologo a re Carlo VIII di Francia, effettuato il 6 sett. 1494. Ancora nel Settecento questo documento era considerato di grande importanza, se nel 1740 l'originale, su richiesta francese, fu consegnato a Luigi XV.
Oltre all'attività professionale, il B. ricoprì anche cariche nell'amministrazione della città: così dal 1495 al 1497 esercitò l'ufficio di "magister stratarum"; nel 1497 il Burckard lo menziona come "sollecitator literarum apostolicarum". L'anno successivo svolse le funzioni di cancelliere della città, e nel 1501 quelle di conservatore.
Con tutta probabilità il B. fu anche professore di diritto nello Studio romano; tale supposizione viene suggerita, anche se mancano notizie più precise, dalle sue sottoscrizioni, nelle quali si qualifica talvolta come: "Camillus Benembene civis romanus, iuris professor et notarius imperiali auctoritate publicus". Durante il pontificato di Alessahdro VI un "Camillus" che può forse identificarsi con lui viene ricordato tra i riformatori dell'università di Roma.
Il B. partecipò anche alla vita culturale romana del tempo. Fu in rapporti amichevoli con alcuni umanisti, in particolare con Pomponio Leto, per conto del quale rogò alcuni atti concernenti la casa che questi possedeva sul Quirinale. Del B. stesso sono tramandati due panegirici relativi alla consacrazione dei papi Innocenzo VIII e Alessandro VI. Il secondo si conserva nella Biblioteca Apostolica Vaticana (cod. Vat. ott. 2280, cc. 165-169) con il titolo Divo Alexandro VI Pont. Max. panaegyricum carmen editum per M. Camillum Beneimbene Romanum causidicum in sua foelicissima coronatione. Dell'altro, contenuto una volta nelle ultime carte ora mancanti del codice Vat. lat. 8532, si è tramandata solo una traduzione in volgare all'inizio della Historia delle vite de' sommi pontefici Innocentio ottavo, Bonifatio nono et del cardinale Innocentio Cybo di F. M. Vialardo (Venezia 1613, ff. 7v-10v). Infine un grazioso strambotto, attribuito con buone ragioni al B., si conserva in una raccolta, proveniente dalla biblioteca di Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino, e ora conservata nella stessa Biblioteca Vaticana (cod. Urb. lat. 729, c. 49); fu pubblicato, ma senza indicazione dell'autore, da G. Zannoni, Gli strambotti inediti del Cod. Vat. Urb. 729, in Rendic. d. R. Acc. dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filol., s. 5, I (1892), p. 637, n. 75.
II B. morì a Roma dopo il novembre 1505, data dell'ultimo atto da lui rogato.
Fonti e Bibl.: Il protocollo notarile dei B., conservato oggi nell'Archivio di Stato di Roma (Not. Cap. 175-176), fu descritto per la prima volta da F. Gregorovius, Das Archiv der Notare des Capitols in Rom und das Protocollbuch des Notars C. de B. von 1467 bis 1505, in Sitzungsberichte der philos.-philologischen und histor. Klasse der königlich-bayerischen Akademie der Wissenschaften zu München, IV (1872), pp. 491-518, che fornì anche un regesto dei più importanti documenti contenuti in esso. Lo stesso Gregorovius pubblicò nell'appendice del suo libro Lucrezia Borgia. Nach Urkunden und Corresp. ihrer eigenen Zeit, Stuttgart 1874, II, pp. 3-13, 31-36, 68 s., 93-95, 127-130, gli atti del protocollo riguardanti Lucrezia Borgia e altri personaggi. Notizie sul B. sono in cronisti contemp.: S. Infessura, Diario della città di Roma, a c. di O. Tommasini, Roma 1990, in Fonti per la storia d'Italia, V, p. 286, e Iohannis Burckardi Liber Notarum ab anno 1483 usque ad annum 1506, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani, ad Indicem. Ilsuo epitaffio fu pubblicato in Inscriptiones romanae infimi aevi Romae exstantes, a cura di P. A. Galetti, II, Romae 1760, p. CCXLV. Ulteriori notizie sulla biografia del B. si possono spigolare in La storia delle famiglie romane di Teodoro Amkyden, con note e aggiunte di C. A. Bertini, Roma s.d., pp. 124-126; F.M. Renazzi, Storia dell'Univer. degli Studi di Roma…,I, Roma 1803, p. 209; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto, I, Roma 1909, pp. 2, 135, 199; E. Re, Maestri di Strada, in Archivio della R. Soc. Rom. di storia Patria, XLIII (1920), pp. 15, 82; C. Scaccia Scarafoni, L'antico statuto dei "magistri stratarum" e altri documenti relativi a quella magistratura, ibid., L (1927), pp. 253, 288 s.