BISEO, Camillo
Nato a Brescia il 16 ag. 1816 dal pittore Gaetano, si dedicò anch'egli alla pittura, ma senza acquistare particolare rilievo. Rientrato a Brescia dopo un soggiorno a Parigi, allo scoppio dell'insurrezione lombarda (marzo 1848) fu inviato dal municipio a prender contatto col governo provvisorio di Milano. Partito da Brescia il 20 marzo, il B. fece sosta a Treviglio, donde continuò il viaggio in compagnia di G. Finzi, proveniente da Mantova e diretto egli pure, per missione analoga, a Milano. Per gli ostacoli derivanti dalla situazione insurrezionale, poté entrare nel capoluogo solo il 23. Accolto con sospetto, fu tuttavia presentato al presidente G. Casati; il 24 fu di ritorno a Brescia.
Accorse, inoltre, come volontario a combattere nel Tirolo, e l'anno successivo partecipò alle dieci giornate di Brescia (20-30 marzo 1849), distinguendosi, a capo di una compagnia di cittadini, negli scontri avvenuti al borgo di Sant'Eufemia. Persa gran parte dei compagni e incalzato dagli Austriaci, riuscì con pochi superstiti a mettersi in salvo al San Gottardo (28 marzo). Occupata la città dagli Austriaci, stette nascosto due giorni con Tito Speri nel piccolo teatro del collegio Peroni, rifugiandosi poi a Sarezzo. Tornato a Brescia, probabilmente dopo l'amnistia concessa da Radetzky nell'agosto 1849, entrò a far parte, nel 1850, del locale comitato d'insurrezione, di orientamento mazziniano, organizzato dallo Speri: fu incluso nel sottocomitato d'azione, che aveva per compiti l'istruzione militare e l'organizzazione di atti terroristici contro gli austriacanti.
Dopo che i cospiratori bresciani avevano rinunciato all'ultimo momento al progettato attentato al giornalista L. Mazzoldi, nel febbraio 1852, quando già si era cominciato a scoprire la rete dei comitati insurrezionali lombardi, il B. fu scelto, insieme con G. Squintani, per un altro attentato organizzato da Speri, G. Acerbi, L. Castellazzo e C. Poma, e che si sarebbe dovuto compiere a Mantova contro il commissario di polizia F. Rossi. Ma essendosi poi deciso di soprassedere all'attentato, il B. e il suo compagno furono convinti a fatica a rinunciare all'impresa e lasciarono Mantova dopo aver ricevuto un compenso, evidentemente a titolo di rimborso per le spese sostenute (cfr. Luzio, I martiri di Belfiore..., pp. 70-71, dove invero il B. è presentato a fosche tinte).
Arrestato lo Speri, questi tacque negli interrogatori il nome del B., anche quando, per la confessione di L. Castellazzo, emersero le circostanze del progetto di attentato al commissario Rossi. Il B. poté così mettersi in salvo, riparando in Piemonte, ma, dopo pochi mesi, rientrò in Lombardia, per partecipare, designato da Acerbi, al moto mazziniano milanese del 6 febbr. 1853, dopo il cui fallimento, ricercato, riuscì a fuggire in un furgone, riparando di nuovo in Piemonte. Quivi giunto, venne arrestato e condotto in prigione a Torino. Liberato per intervento di amici, tra cui Eligio Battaggia, s'imbarcò a Genova per gli Stati Uniti d'America, stabilendosi quindi a New York dove Giuseppe Allegri gli fornì un lavoro. A Mantova, intanto, nel 1853 era stato dichiarato perseguibile in contumacia e nel 1854 escluso dall'amnistia.
Negli Stati Uniti il B. partecipò attivamente alla vita dell'emigrazione politica repubblicana, entrando in rapporto specialmente con Giuseppe Avezzana e i coniugi Mario. Dopo aver pensato, nel 1860, di raggiungere Garibaldi per partecipare alla spedizione in Sicilia, tornò in Italia non prima della primavera 1861 (come si desume dall'epistolario mazziniano). Si dedicò quindi, nella sua Brescia, all'organizzazione di società operaie e ad altre attività sociali, nell'ambito del programma mazziniano cui restò sempre fedele. Partecipò anche a progetti di tentativi per la liberazione del Veneto.
Da Brescia, non si sa quando, passò a Roma; si trasferì infine a Taranto, dove morì il 17 maggio 1887.
Fonti e Bibl.: Ediz. naz. degli scritti... di G. Mazzini,Epistolario, LXV, p. 210; LXVII, pp. 15, 173 s., 180 s., 204, 233; LXVIII, pp. 104-107; LXXI, pp. 162 ss., 193 s.; LXXVI, p. 66; LXXIX, pp. 250 s.; A. Tosoni,Storia della rivol. di Brescia…, Brescia 1882, pp. 62, 307, 360; F. Palazzi,Del Comit. segreto insurr. bresciano, 1850-51, Brescia 1886, pp. 9, 13, 34, 39, 64, 91; Necrol., in La Prov. di Brescia, 21 maggio 1887; G. De Castro,I processi di Mantova e il 16 feb. 1853, Milano 1893, pp. 136, 227; L. Fiorentini,Le dieci giornate di Brescia del1849, Roma 1899, pp. 61, 84 s.; A. Luzio,I martiri di Belfiore e il loro processo, Milano 1916, pp. 70 s.; P. Guerrini,G. Mazzini e le corporazioni mazziniane di Brescia, in Rivista d'Italia, n. s., VIII (1925), pp. 476-506; G. Solitro,Due famigerati gazzettieri dell'Austria (L. Mazzoldi-P. Perego), Padova 1929, pp. 75 ss., 85 s., 94; L. Re,T. Speri nel processo dei martiri di Belfiore. Costituti e doc. ined., Brescia 1933, pp. 14, 26, 42; Id.,Una missione segreta nella rivoluzione del 1848, in IlPopolo di Brescia, 31 dic. 1933; Id., Voci di oppressi e di esuli, Brescia 1939, pp. 210 ss; U. Baroncelli,Dalla Restauraz. all'unità d'Italia, in Storia di Brescia, IV, Brescia 1961, pp. 257, 320, 331, 333-337, 342.