Boito, Camillo
Architetto e scrittore (Roma 1836 - Milano 1914). Dopo aver compiuto gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 1856 ottenne, nella stessa Accademia, la cattedra di Architettura. Nel 1859 una minaccia di arresto da parte del governo austriaco lo costrinse a lasciare la città e a riparare a Milano, già liberata. Dal 1860, per quarantotto anni, tenne la cattedra di Architettura all’Accademia di Brera esercitando con la sua personalità e la sua opera un notevole influsso sulla cultura architettonica italiana della seconda metà del XIX secolo. Nel campo del restauro dei monumenti fu un’autorità indiscussa con scritti in cui sostenne la necessità di tener conto di tutte le stratificazioni storiche presenti in un edificio, con pareri dati in seno alla Giunta superiore delle belle arti, di cui fu membro per un lunghissimo periodo, e anche attraverso un impegno professionale diretto, come dimostra il restauro della basilica di S. Antonio a Padova. Critico dell’eclettismo indiscriminato dei suoi tempi, favorì l’affermarsi di uno stile neo-romanico con richiami a forme medievali. Tra le sue opere originali: il palazzo delle Debite a Padova (1873-74); l’ingresso e la scala del Museo civico (1879) ancora a Padova; le scuole elementari di via Galvani a Milano (1888); il grandioso scalone di palazzo Franchetti a Venezia (1882), la casa di riposo dei musicisti a Milano (1899). Oltre a testi di architettura Boito scrisse racconti e novelle –Storielle vane, 1876; Senso. Nuove storielle vane, 1883 – in cui si rivela acuto e sensibile narratore.