CAETANI (Gaetano), Camillo
Figlio terzogenito di Bonifacio (I) e di Caterina Pio di Savoia, nacque nel 1552. Destinato alla carriera ecclesiastica, ottenne la tonsura già nel 1562 e nel 1573 si addottorò in diritto civile e canonico a Perugia. Negli anni seguenti visse a Roma e nei castelli della famiglia, occupandosi dell'amministrazione dei beni familiari e personali. Già abate commendatario di S. Vincenzo Martire al Volturno (diocesi di Isernia) dal 23 aprile 1573 in seguito alla rinunzia dello zio cardinale Nicola Caetani, e priore dell'abbazia dei SS. Pietro e Stefano di Valvisciolo, ottenne di lì a poco dal pontefice Gregorio XIII altri pingui benefici ecclesiastici tra i quali l'abbazia cisterciense di S. Maria degli Angeli a Faenza. Conseguiti gli ordini e ordinato clericus Urbis, ebbe ancora nel 1580 il priorato di S. Andrea a Torino e, il 13 maggio 1587, il monastero basiliano di S. Maria di Patano (diocesi di Capaccio). Il 22 ag. 1588, infine, fu nominato patriarca di Alessandria.
Il C., che per tradizione famigliare simpatizzava per la Spagna, ebbe modo di compiere le sue prime esperienze politiche nell'autunno dell'anno 1589, quando accompagnò in Francia il fratello Enrico, cardinal legato. Questi era stato incaricato da Sisto V di appoggiare i Guisa capi della Ligue e Carlo X, da loro proclamato re dopo l'assassinio di Enrico III, nella lotta contro gli ugonotti, e di impedire l'ascesa al trono del protestante Enrico di Navarra. Nel corso del viaggio, alla volta della Francia, le ingiustificate pretese di precedenza avanzate dal C. nei confronti del nunzio presso la corte fiorentina provocarono un incidente che si risolse a suo danno. Giunto con il legato a Parigi il 25 genn. 1590, il C. prese parte alle trattative coi ligueurs rimanendo però all'ombra del fratello cardinale. Ma quando successivamente si profilò l'insuccesso della legazione, il fratello lo inviò a Roma per convincere il papa a concedere immediati sussidi alla Ligue, a pronunciarsi in modo ufficiale e vincolante contro Enrico di Navarra, a proporre la mediazione pontificia per l'alleanza di tutti i principi cattolici contro i nemici della fede. Il C. partì da Parigi il 3 marzo. Nel corso del pericoloso viaggio attraverso la Francia meridionale controllata dalle truppe del Navarra, il C. - più perspicace del fratello e in contrasto con la linea politica di lui - visitò il duca di Nevers, partigiano cattolico di Enrico di Navarra e quindi l'intermediario più adatto per entrare in contatto con lui. Giunto a Roma il 4 aprile, il C. non riuscì a convincere Sisto V che, preoccupato dall'eccessivo dilatarsi della potenza spagnola in Italia e in Europa, non intendeva appoggiarne i piani egemonici in Francia, né tanto meno precludersi la possibilità di una successiva conciliazione col Navarra. Al ripensamento pontificio non si adeguò tuttavia il cardinale Enrico che continuò ad assicurare scopertamente appoggio politico, propagandistico e anche finanziario ai Guisa e alla Ligue.L'irritazione del pontefice, che bloccò i pagamenti mensili e i crediti del cardinal legato, ebbe conseguenze piuttosto gravi per la famiglia Caetani e per il C. personalmente, che il 3 giugno 1590 fu posto per tre settimane agli arresti domiciliari e successivamente si vide vietata qualsiasi attività politica. Venne riabilitato solo in seguito all'assunzione al soglio pontificio di Gregorio XIV, di tendenze filospagnole, il quale il 2 apr. 1591 nominò il C. nunzio presso la corte imperiale.
Le credenziali del C. erano datate 25 aprile, mentre le istruzioni dovevano essergli trasmesse in loco dal suo predecessore. Il C. partì da Roma agli inizi di maggio portandosi al seguito il nipote Gregorio. Sostò a Innsbruck ed a Monaco per conversazioni diplomatiche, e a Vienna si abboccò con gli arciduchi Ernesto e Mattia. Giunto a Praga il 20 giugno, ebbe la sua prima udienza con Rodolfo II il 23 giugno. Durante la breve nunziatura praghese - poco più di un anno - scarse furono le sue iniziative personali. La sua attività in campo politico ed ecclesiastico si svolse essenzialmente sui binari tracciati dal suo predecessore, come richiedevano del resto la situazione dell'Impero e la politica di Rodolfo II, caratterizzate da una persistente passività. Benché desse prova di grande flessibilità, la sua insistenza non mancò tuttavia di suscitare ostilità negli ambienti di corte. Tra i principali compiti del C. era quello di arginare l'avanzata protestante nei territori cattolici dell'Impero: egli dovette pronunciarsi così contro l'elezione di un amministratore protestante al seggio episcopale di Osnabrück e contro le infiltrazioni dei riformati nel ducato di Brunswick. Preoccupazioni ispiravano alla S. Sede ed al C. consimili tendenze, da tempo in atto a Strasburgo, ad Aquisgrana e nel ducato di Jülich-KIeve. Dato che queste città e Stati rientravano nella sfera di competenza della nunziatura di Colonia, il C. più che intervenire direttamente ebbe a secondare presso la corte imperiale gli sforzi e le iniziative di quei nunzi. Per quanto riguardava i domini ereditari austriaci il C. doveva sollecitare soprattutto la nomina dell'arcivescovo di Praga, l'assegnazione delle cattedre episcopali in Ungheria, alcune delle quali erano da tempo vacanti, e l'attuazione dei decreti di riforma del concilio tridentino. Egli doveva inoltre ottenere libere elezioni per l'Ordine di Malta, e procedere contro la diffusione delle sette a Praga e in Moravia. Conformemente alla linea politica seguita da Gregorio XIV nel conflitto per la successione al trono francese, il C. cercava di impedire l'arruolamento di truppe per Enrico di Navarra nell'Impero e in Svizzera ed ottenere invece il consenso imperiale agli arruolamenti per la Spagna. Nella questione polacca appoggiò i progetti di matrimonio del re Sigismondo con una arciduchessa austriaca. Già durante il pontificato di Innocenzo IX, nel novembre 1591, il C. aveva sollecitato il proprio trasferimento alla nunziatura spagnola; la richiesta fu esaudita nel febbraio del 1592 da Clemente VIII. Ma contrariamente alle disposizioni del pontefice il suo successore Speciano ritardò notevolmente il suo arrivo costringendo il C. a restare ancora per molti mesi alla corte imperiale: lasciò Praga il 10 luglio 1592e giunse a Roma alla fine di agosto.
Nominato ufficialmente nunzio in Ispagna il 20 settembre, il C. si imbarcò a Civitavecchia e, dopo una traversata interminabile intramezzata da prolungate soste a Genova e Marsiglia, sbarcò a Barcellona il 13 genn. 1593. Giunse a Madrid il 9 febbraio, accompagnato dai nipoti Gregorio e Benedetto (ambedue moriranno poi in Spagna), ed ebbe la prima udienza da Filippo II cinque giorni dopo.
Due istruzioni, datate rispettivamente 1320 sett. e 27 ott. 1592, trattavano, oltre che dei principali problemi della politica europea, delle consuete questioni ecclesiastiche pendenti tra Roma e Madrid: osservanza delle riforme tridentine sulla disciplina del clero secolare e regolare, tutela delle inimunità ecclesiastiche. Inoltre il C. era espressamente incaricato di indurre Filippo II a concedere i sussidi finanziari promessi alle università, ai seminari ed agli Ordini mendicanti gravemente colpiti dagli eventi bellici nelle Fiandre, come pure agli esuli inglesi. Egli doveva adoperarsi infine per la conclusione di una lega di tutti gli Stati cattolici contro il Turco, alla quale la Spagna avrebbe dovuto assicurare un forte contingente militare. Roma intendeva con questo piano neutralizzare il permanente conflitto franco-spagnolo. In queste trattative il C. fu coadiuvato da due diplomatici pontifici inviati in missione straordinaria in Spagna: Camillo Borghese (futuro papa Paolo V) dal gennaio al giugno 1594, e Giovanni Francesco Aldobrandini, nipote del papa, dal gennaio a fine marzo 1595. Ma queste iniziative dovevano fallire in conseguenza del ravvicinamento di Clemente VIII alla Francia, sanzionato nel settembre del 1595 dal riconoscimento di Enrico di Navarra, passato nel frattempo al cattolicesimo. Interprete sin dalla primavera del 1596 dei tentativi pontifici di rappacificare Spagna e Francia, il C. non poté influire attivamente sulla stipulazione della pace di Vervins del 1598, dato che le gravi condizioni di salute di Filippo II gli preclusero quasi ogni possibilità di intervento..
Secondo le istruzioni di Roma egli doveva mostrare il massimo riserbo di fronte alla pretesa spagnola di coinvolgere il pontefice nelle inziative militari contro l'Inghilterra. Dovette intervenire a proposito degli attacchi spagnoli ai trasporti di allume di Tolfa in Inghilterra, che colpivano gli interessi pontifici quanto gli ostacoli frapposti dagli Spagnoli all'importazione di grano dalla Sicilia nello Stato pontificio. Infine preparò diplomaticamente- con la collaborazione del nunzio straordinario Paolo Emilio Zacchia che risiedette presso la corte spagnola nel febbraio e marzo del 1598 - l'incorporazione di Ferrara nello Stato della Chiesa. Mentre ebbe successo nelle questioni politiche ed economiche, difficoltà spesso insormontabili trovò invece nei conflitti giurisdizionali tra Stato e Chiesa, che in quegli anni furono numerosissimi. Lo stesso C. lasciò eloquente testimonianza della loro frequenza e gravità in un dettagliato necrologio del re inviato a Roma dopo la morte di Filippo II, e, in un memorandum stilato alla fine di settembre del 1598per Filippo III, in occasione della sua incoronazione. Si deve alle capacità diplomatiche del C. ed alle sue relazioni personali alla corte di Madrid, oltre che alla politica aperta al compromesso di Clemente VIII, se questi costanti conflitti non portarono ad una rottura tra Spagna e S. Sede. Gli interventi del C. in favore di misure censorie - nel senso dell'Indexlibrorum prohibitorum - furono in effetti coronati inizialmente da successo: nel 1593ottenne l'arresto, e nel 1595il trasferimento a Roma, di Juan Roa Dávila, autore di una Apologia de iuribus principalibus posta all'Indice, chegiustificava atti di forza statali in affari ecclesiatici. Una situazione difficile determinò nel 1593 la pubblicazione delle decisioni delle Cortes degli anni 1588-89 e di una relativa proposta di legge in cui la Curia ravvisò gravissime violazioni della giurisdizione e delle immunità ecclesiastiche. In effetti le decisioni delle Cortes, intese a limitare l'influenza pontificia sulla disciplina della Chiesa spagnola e a ridurre le competenze giuridiche e finanziarie del tribunale della nunziatura, evidenziavano forti tendenze autonomistiche congiunte alla pretesa di istituzionalizzare i controlli statali sull'attività dei rappresentanti pontifici in Spagna. Le energiche proteste del C. non ottennero risultati duraturi, anzi, per varie ragioni, il conflitto si inasprì sempre di più. Alla fine del 1593 Filippo II pubblicò di nuovo e senza emendamenti la praginatica che in precedenza aveva già provocato le violente reazioni di Sisto V perché decretava una nuova regolamentazione dei titoli ecclesiastici e laici. Nell'estate del 1594, e definitivamente alla fine dell'anno, Madrid cassò la bolla papale De largitione munerum:ennesimo esempio di bolle papali respinte dal governo spagnolo. Una ulteriore provocazione per la S. Sede fu il divieto di appello al tribunale della Sacra Rota romana contro sentenze di tribunali laici anche in casi concernenti la giurisdizione ecclesiastica; Roma rispoge inasprendo il divieto di ricorrere a giudici laici in questioni ecclesiastiche. Il C. dovette intraprendere annose ed esasperanti dispute per salvaguardare il diritto pontificio di spoglio in Spagna, dal quale la Camera apostolica traeva notevoli profitti, come per es. nel caso della ricca eredità del cardinale di Toledo (1594-95). Il C. riuscì finalmente ad addivenire ad un compromesso con gli Spagnoli, approvato da Clemente VIII nel 1599. Questi contrasti su privilegi ed immunità di persone ed istituti ecclesiastici - tra cui anche l'università di Alcalá - erano ulteriormente inaspriti dall'insorgere di conflitti paralleli a Napoli, Milano e in Portogallo, e da disaccordi relativi all'attività dei collettori pontifici in questi domini; per dirimerli e per coadiuvare gli sforzi del C. fu inviato a Madrid alla fine del 1598 il nunzio straordinario Guglielmo Bastoni, ma neppure queste trattative, che si protrassero fino al giugno del 1599, furono coronate da un successo duraturo.
La corrispondenza della nunziatura del C. illustra anche la sua attività di controllo nella vita della Chiesa spagnola; egli cercò di far fronte alla decadenza della disciplina del clero regolare, in particolare degli Ordini mendicanti e dei carmelitani, promuovendo riforme, per esempio tra gli agostiniani eremitani, e introducendo i camaldolesi. Intervenne come mediatore negli aspri dissidi dottrinali e disciplinari insorti tra domenicani e gesuiti, e in molti conflitti che opponevano i vescovi ai loro capitoli. Egli si adoperò per l'istituzione di nuove cattedre episcopali: a Valladolid nel 1593-1596 e a Segorbe e Albarracin. Cercò anche di intensificare i rapporti tra Roma e la Chiesa spagnola nel Nuovo Mondo. Nel 1599 riuscì, anche grazie alla sua influenza personale su Filippo III, ad arginare le violazioni più appariscenti dell'obbligo di residenza e della disciplina ecclesiastica da parte dei vescovi spagnoli e del clero secolare.
A partire dall'inizio del 1594 la posizione del C. sembrò gravemente compromessa in seguito ad una campagna di accuse orchestrata da circoli spagnoli a Roma e diplomatici pontifici in Spagna, i cui effetti si fecero sentire anche in Curia. Il C. era accusato di abuso di poteri, di eccessive spese, di trascuratezza nella conduzione degli affari, di accettare donativi, ed il suo personale subalterno di concussione. Il minacciato richiamo non ebbe luogo in un primo tempo per un conflitto sulla scelta del suo successore tra i cardinali nepoti Cinzio e Pietro Aldobrandini. Il C. riuscì finalmente a giustificarsi avvalendosi della protezione dei nipoti del papa, Giovanni Francesco e Cinzio Aldobrandini, ed ottenne la collettoria pontificia in Spagna e, temporaneamente, anche in Portogallo. I vantaggi finanziari che il C. seppe trarre da queste cariche (il bilancio definitivo della sua nunziatura spagnola, dell'ordine di circa 145.000 scudi, si saldò in pareggio) erano estremamente necessari dato il catastrofico indebitamento della casa Caetani, che nel 1592 ammontava già a 330.000 scudi, ed aumentava costantemente. Questa situazione costrinse il C. a chiedere continuamente alla corte di Madrid pensioni, benefici ed uffici per i suoi parenti, con l'ovvia contropartita di mostrare comprensione per i desiderata spagnoli. Per esempio, il massiccio impegno del C. e l'amicizia del duca di Lerma ottennero, durante il regno di Filippo III, il vescovado di Cassano per il nipote Bonifacio e il "toson d'oro" per il nipote Pietro all'inizio del 1600. Le simpatie di cui il C. godeva a Madrid sono evidenziate dalla sua nomina a consigliere della Corona e dal progetto di Filippo III, approvato da Clemente VIII, di affidargli il governo del Portogallo nel 1595. Ma questo progetto fallì; vane furono nello stesso anno le speranze del C. di essere nominato arcivescovo di Milano prima, di Napoli poi.
In seguito alla morte del fratello cardinale Enrico alla fine del 1599, il C. fu richiamato in Curia. Dopo aver introdotto negli affari della nunziatura il suo successore Domenico Ginnasio, in Spagna sin dall'estate del 1599 come nunzio straordinario per trattare della questione di Finale Liguie, il C. partì da Madrid all'inizio di aprile del 1600 e giunse a Roma ai primi di giugno. Divenuto ormai il membro più anziano della famiglia, si dedicò quasi esclusivamente all'amministrazione dei beni di essa e al risanamento delle sue finanze, nell'interesse delle quali egli trasferì ai nipoti quasi tutte le sue pensioni e i benefici. Le sue aspirazioni al cardinalato non poterono realizzarsi perché prima della promozione cardinalizia egli morì dopo breve malattia, a Roma, nella notte del 5-6 ag. 1602. Fu sepolto nella cappella di famiglia a S. Pudenziana; il monumento funebre, opera di Carlo Maderno, fu poi trasformato per un altro Caetani.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vaticana, Ottob. lat.2199 s. (lettere di G. F. Peranda al C., 1591-95); Ibid., Urb. lat.1068, ff. 330, 352; 1070, ff. 456-456, 468, 481. Materiale non pubblicato nei regesti editi della corrispondenza della nunziatura spagnola del C.: Ibid., Barber. lat.5836-43 e 3559, ff. 59 s.; 5808, 5862 e 6030, f.17. Per altri scritti inediti del C. cfr. G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, XXI, pp. 98, 171 s.; XXIII, p. 39. G. F. Peranda, Lettere…, Venezia 1603, pp. 23-44, 120, 167 s., 173-176, 199-201, 222-225, 252-255; G. Palmieri, Viaggio di Giambattista Confalonieri a Madrid nel 1592, in Spicilegio Vaticano, I, Roma 1890, pp. 173, 178, 182, 186, 197, 207, 239, 450, 472; Lettere di O. Caetani…, a cura di G. B. Carinci, Roma 1893, pp. 216, 222-232;R. de Hinojosa, Los despachos de la diplom. pontif. en España, I, Madrid 1896, pp. 349-360;R. Maere, Instruction concernante les affaires des Pays-Bas remise à Mgr. C., nonce à Madrid (1592), in Bull. de la Comm. royale d'histoire [de l'Ac. R. de Belgique], LXXIII (1904), pp. 389-403;J. Schweizer, Nuntiaturberichte aus Deutschland…, 1579-1592, Die Nuntiatur am Kaiserhofe, III, Paderborn 1919, ad Indicem;L. van der Essen-A. Louant, Corresp. d'Ottavio Mirto Frangipani, premier nonce de Flandre (1596-1606), I-III, Rome-Bruxelles-Paris 1924-1942, ad Indices; S.L[opezl, Notitiae et documenta ad Congregationem recollectorum seu discalceatorum Hispaniae… spectantiae, in Analecta Augustiniana, X (1924), pp. 333, 342-344; J.Olarra Garmendia-M. L. Larramendi, Indices de la correspondencia entre la Nunciatura de España y la Santa Sede durante el reinado de Felipe II, II, Madrid 1949, pp. 328-579;Id., Correspondencia entre la Nunciatura de España y la Santa Sede. Reinado de Felipe III (1598-1601), Roma 1960, pp. 1-167;B. Roberg, Nuntiaturberichte aus Deutschland: Die kölner Nuntiatur, II, 2, Ntmtius Ottavio Mirto Frangipani (1590-1592), München-Paderborn-Wien 1969, ad Indicem;K.Stloukal, Papežská politika a císařskì, dvêr Pražskì na přĕdelu XVI. a XVIL vĕku (La politica papale e la curia imperiale a Praga alla fine del '500 ed al principio del '600), Praha 1925, pp. 84, 95, 156, 160-165, 167, 201; I. de Recalde, Les Jesuites sous Aquaviva, Paris 1927, pp. 89-112;F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra…, VI, Venctiis 1720, p. 392;R. de Scorraille, F. Suarez…, I, Paris 1912, ad Indicem;II, ibid. 1913, p. 490;G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, pp. 73, 78;P. M. Baumgarten, Hispanica, I, Spanische Beiträge zur Reformatio decreti Gratiani unter Gregor XIII., Krumbach 1927, pp. 22-24, 27, 71-75;Id., Von den Kardinälen des 16. Jahrhunderts, Krumbach 1927, pp. 14-16, 71-73;Id., New Kunde von alten Bibeln, II, 1, Krumbach 1927, ad Indicem;L. von Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1928, p. 524; XI, ibid. 1929, pp. 146, 152, 164, 231 s., 319;C. Pérez Bustamante, El nuncio C. C. en el último año del reinado de Felipe II, in Boletín de la Universidad de Santiago de Compostela, X (1931), passim;Id., Un judicio inédito sobre Felipe II, in Homenaje a D. Miguel Artigas, II, Santander 1933, pp. 336-349;G. Caetani, Domus Caietana, II, San Casciano Val di Pesa 1933, ad Indicem;L. Lopetegui, Felipe III y la residencia de los obispos. Intervención del nuncio C. C. y breve de Clemente VIII (a base del Archivo vaticano), in Estudios eclesiásticos, XVIII (1944), pp. 233-256;Id., Consejos del nuncia mgr. C. C. a Felite III el dia que ciñó la corona de España, in Razón y Fe, CXXX (1944), pp. 71-86; M. R. Pazos, El episcopado gallego a la luz de documentos romanos, Madrid 1946, I, pp. 107, 109, 113, 117; II, p. 50; III, pp. 82, 84 s., 338; D. Mansilla, La reorganización eclesiástica española del siglo XVI, in Anthológica annua, IV (1956), pp. 127-130, 135 s., 227 s., 241 s., 247-250;A. E. Imhof, Der Friede von Vervins 1598, Aarau 1966, pp. 31 s., 53 s., 90, 97 s., 113, 273 s., 304-306; La nunziatura di Praga di Cesare Speciano…, a cura di N. Mosconi, Brescia 1966, I, pp. 24, 39-42, 48, 53-64, 83, 117; II, pp. 11-15, 18 s.;G. Lutz, Die Prager Nuntiatur des Speciano…, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLVIII (1968), pp. 376 s.; B. Roberg, Verhandlungen Philipp Sigismunds mit der Kurie und dem Kaiser über seine Anerkennung als Bischof von Osnabrück (1591-1598), in Osnabrücker Mitteilungen, LXXVII (1970), pp. 39 s., 47 s., 79; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., XI, coll. 144-146;G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica…, III, Monasterii 1923, p. 102; P. Gauchat, Id., IV, ibid. 1935, p. 76.