SIVORI, Camillo Ernesto
SIVORI, Camillo Ernesto. – Nacque a Genova il 25 ottobre 1815, quintogenito del commerciante Alessandro e di Anna Passera.
Il maestro di musica delle sorelle, tal Restano, sarebbe stato il primo a notare le precoci doti del bambino, ma più determinante si rivelò l’incontro con un violinista concittadino, Giacomo Costa, maestro, seppur per breve periodo, di Niccolò Paganini, nonché primo violino sia al teatro S. Agostino sia nella compagine orchestrale del duomo di S. Lorenzo. Fu proprio Costa, già propiziatore del felice esordio del dodicenne Paganini alla chiesa di S. Filippo Neri nel 1794, a seguire i primi passi della carriera concertistica di Sivori, limitata, nella prima fase, a brevi comparse su palcoscenici genovesi, mentre un ruolo particolarmente importante lo ebbe, subito dopo, un altro violinista nato all’ombra della Lanterna, Agostino Dellepiane, come testimonia una lettera di questi ad Alessandro Sivori del 14 ottobre 1827 (Menardi Noguera - Termanini, 2003, p. 98). Tanto quest’ultimo quanto Giovanni Serra, direttore del teatro S. Agostino, poi del Carlo Felice, infine del Civico Istituto di musica, nonché ultimo docente di Sivori, godevano della sicura stima di Paganini. Serra, con il quale Sivori approfondì gli studi di armonia e contrappunto (Menardi Noguera, 2010, p. 442), all’allievo dedicò un quartetto, edito insieme ad altri tre, presso Girod a Parigi. L’incontro, decisivo con Paganini, avvenne quasi sicuramente tra l’ottobre del 1822 e il maggio del 1823 (Menardi Noguera, 1991, pp. 27 s.): in casa del marchese Giancarlo Dal Negro, figura di assoluto rilievo nella vita culturale genovese, secondo la biografia paganiniana di Oreste Bruni, su cui gravano però non poche imprecisioni e romanzate deduzioni. Il dato certo (James, 1845, p. 10; Da Fieno, 1871, p. 7) è che Paganini fu subito colpito dal talento del giovanissimo concittadino.
Al primo importante successo pubblico, in occasione del concerto del 27 aprile 1827 al Reale teatro di corte, fece seguito la prima tournée europea, che toccò Torino, Chambéry, Lione, Parigi e infine Londra. È questo un sensibile elemento di differenza con Paganini: se questi, infatti, varcò i confini dell’Italia a quarantasei anni, muovendo alla volta di Vienna solo nel marzo del 1828, la carriera concertistica dell’allievo acquistò praticamente subito una dimensione europea (Ricco, 2010, p 469). Una lettera del fratello minore Nicolò indirizzata al padre Alessandro testimonia lo straordinario successo di Sivori ottenuto il 10 febbraio 1828 al Conservatoire, quando egli eseguì un programma con musiche di Pierre Rode e di Alessandro Rolla (che François-Joseph Fétis, in una breve nota comparsa sulla Revue musicale, s. 1, 1828, t. III, p. 69, erroneamente ritenne essere stato il maestro di Sivori). In quest’occasione il giovanissimo violinista poté incontrare personalità come Gioachino Rossini – Sivori accompagnò María de la Felicidad Malibran in un brano dalla Cenerentola, nel secondo concerto parigino del 17 febbraio –, Luigi Cherubini, Henri Herz e Pierre Baillot; e durante l’esibizione del 29 marzo 1828 fu affiancato da Franz Liszt.
Rientrato in Italia, diede trionfanti concerti a Milano e Torino. Rolla, di cui Sivori eseguì alcune variazioni, espresse sincere lodi sul talento del tredicenne genovese e ne mise in luce le analogie con Paganini (James, 1845, p. 15), mentre la critica riconobbe la piena metabolizzazione della rivoluzionaria tecnica virtuosistica propria di quest’ultimo, cui peraltro si aggiungevano doti di melodiosità dalla spiccata impronta belcantistica. Per il giovane virtuoso si aprì un decennio di studio e perfezionamento sotto la guida di Dellepiane e Serra: tra le pubbliche accademie si ricorda quella del 15 febbraio nel principale teatro della città natale, in cui per la prima volta Sivori presentò un Tema con variazioni di propria composizione (Menardi Noguera, 1991, p. 76). Tra il 1836 e il 1840 ricoprì inoltre la carica tanto di primo violino nell’orchestra del Carlo Felice, direttore il maestro Serra (Costa, 1844, pp. 162, 174), quanto di docente di violino nel Civico Istituto di musica, rimasta vacante dopo la morte di Dellepiane. Al 10 luglio 1838 risale il secondo incontro con Liszt, in occasione di un concerto in forma semiprivata, mentre nel marzo seguente, dopo due concerti al teatro Carignano assieme al violoncellista tedesco Max Bohrer, fu celebrato in altrettanti articoli pubblicati da Felice Romani sulla Gazzetta piemontese. La prima composizione propria di un certo respiro – un concerto per violino e orchestra – fu presentata al pubblico a Firenze, su invito della Società filarmonica, il 23 novembre 1839. Sivori poté acquistare dal liutaio Jean-Baptiste Vuillaume una copia del Guarnieri di Paganini, grazie all’interessamento del medesimo proprietario. Morto quest’ultimo nel 1840, Sivori, dopo aver lasciato l’incarico di primo violino nel Carlo Felice – gli subentrò Emanuele Preve –, si dedicò interamente alla carriera concertistica, prima con altre esibizioni in Italia (a Torino e a Milano), poi con una tournée europea che durò ben cinque anni (1841-46).
In una prima fase si esibì in vari concerti a Vienna (in compagnia di Sigismund Thalberg), Pest, Praga, Dresda, Lipsia (incontrò Robert e Clara Schumann e Felix Mendelssohn-Bartholdy), Berlino, Varsavia, Pietroburgo, Mosca, Francoforte e Baden-Baden. Dopo un’isolata comparsa in veste di direttore nella città natale, Sivori puntò poi su Parigi e Londra, dove raccolse unanimi consensi tra il 1842 e il 1843, acclamato dalla stampa come vero e solo erede del magistero di Paganini, superiore ai tanti emuli di quest’ultimo, Ole Bull, Karol Józef Lipiński e Heinrich Wilhelm Ernst, che pure con i loro funambolismi stavano infiammando le sale d’Europa. In particolare Ernst, con cui Sivori entrò in polemica in una serie di lettere apparse tra il 28 giugno e il 16 settembre 1843 su The Musical Examiner, lo accusò di essersi indebitamente appropriato nel Carnevale di Venezia (souvenir de Paganini) del proprio Carnaval de Venise (variations burlesques sur la canzonetta ‘Cara mia mamma’), pubblicato nel 1844. Dopo alcuni concerti in città del Belgio, nel triennio 1843-46 Sivori si stabilì in Inghilterra, spostandosi per concerti in varie nazioni e sostenendo un ritmo concertistico frenetico sia da solista sia in formazioni da camera, con significative collaborazioni con i violinisti Louis Spohr, Henri Vieuxtemps e Joseph Joachim, il violoncellista Alfredo Piatti e il contrabbassista Domenico Dragonetti. Ancor più impegnativa risultò la sequela di concerti tenuti Oltreoceano, con veri e propri tours de force che videro Sivori esibirsi, con il pianista Herz, a New York, Boston, Filadelfia, Cincinnati, New Orleans, per toccare poi, da solo, Cuba, Giamaica, Perù, Brasile e Uruguay.
Tornato in patria nell’ottobre del 1850, Sivori iniziò a dedicarsi con crescente attenzione al genere quartettistico, presentando in anteprima al pubblico genovese alcuni quartetti di Ludwig van Beethoven (Menardi Noguera, 1991, p. 127), per ripartire poi per altri concerti londinesi: tra i quali memorabile fu quello del 26 marzo 1852, con Alfredo Bottesini e Piatti, direttore Hector Berlioz, per l’inaugurazione della New Philharmonic Society a Exeter Hall. Una sosta forzata – nel maggio del 1853, nei pressi di Ginevra, il ribaltamento della carrozza gli causò la frattura del polso sinistro – lo costrinse a sospendere temporaneamente il frenetico ritmo di comparse pubbliche: si concentrò allora sulla composizione di opere solistiche, come la Fantasia sulla “Sonnambula” e sui “Puritani” e un Pezzo da concerto sul “Don Giovanni” di Mozart, rimasti entrambi inediti. L’anno dopo Sivori si esibì in varie città della Spagna e del Portogallo, per toccare poi, nel biennio successivo, ancora Francia e Paesi Bassi, mentre nell’aprile del 1859 si produsse al teatro dei Fiorentini a Napoli, destinando il ricavato alla vedova di Salvadore Cammarano. Altri incontri significativi con virtuosi di rango, quali Pablo de Sarasate, Henryk Wieniawski e Ferdinand Laub, avvennero negli anni successivi in Francia e in Germania, mentre Arrigo Boito poté elogiare, dopo il concerto del 6 maggio 1865 per la Società del Quartetto di Milano, «l’insuperabile potenza che sgorga dall’arcata di Sivori» (Inzaghi, 2004, p. 47). Ci fu un nuovo incontro a Parigi con Rossini, che in privato l’accompagnò al pianoforte in musiche di Paganini, nel maggio del 1867; suonò con Giovanni Sgambati per la Società del Quartetto di Firenze e sotto la direzione di Angelo Mariani a Bologna (novembre del 1868); a Napoli nell’aprile del 1886 eseguì il Concerto per violino di Beethoven con Giuseppe Martucci, che al pianoforte lo accompagnò nella Seconda Sonata op. 19 di Anton Rubinštejn. Dopo un ricovero nella casa di cura parigina Saint Jean de Dieu, venne ospitato dal virtuoso belga Hubert Léonard, con il quale amava suonare in duo. Nel periodo seguente fu ospite di punta di varie accademie musicali, non solo in Liguria, ma anche a Roma, alla presenza della famiglia reale.
Morì, celibe, il 19 febbraio 1894 a Genova, dove, gravemente malato di bronchite, si era ritirato da Parigi nel settembre del 1893.
Sebbene non sia da sottovalutare l’influsso degli insegnanti ch’egli ebbe nella città natale, è indubbio che per la carriera di Sivori l’evento determinante fu il contatto con Paganini, «l’unico che può definirsi mio scolaro» (lettera del 2 marzo 1828 a Vincenzo Degli Antoni; Paganini, 2006, p. 338). Se del resto, secondo una pittoresca descrizione (Laurie, 1925), il rapporto sarebbe stato caratterizzato in primis dall’atteggiamento dispotico e crudelmente canzonatorio del maestro nei confronti dell’allievo, un’analoga impazienza, sintomo di una scarsa propensione alla didattica, avrebbe contraddistinto lo stesso Sivori (Marteau, 1971, p. 26). Le composizioni di Sivori si rifanno d’altronde in modo chiaro, quando non pedissequo, al virtuosismo paganiniano, con una scontata predilezione per il genere della variazione e un profuso ricorso a tutti gli espedienti tecnici che caratterizzarono il funambolismo acrobatico dell’illustre predecessore: armonici semplici e doppi, abbondanza di ottave e unisoni, pizzicati con la mano sinistra, bruschi salti di registro e vari colpi d’arco. Degni di nota, nonché oggetto di una fortunata riscoperta odierna a opera del violinista Fulvio Luciani, i 12 Études-caprices op. 25 per violino solo (Paris, Leduc, 1880).
Tra il tanto materiale inedito, custodito principalmente nella Bibliothèque Nationale di Parigi (Département de musique) o in possesso degli eredi genovesi, spiccano i due concerti per violino e orchestra che, a giudicare dalle cronache giornalistiche relative alle esecuzioni tenute dall’autore (Inzaghi, 2004, pp. 84 s.), ricalcano fedelmente il modello dei concerti di Paganini. La vicenda artistica di Sivori invera perfettamente la parabola del virtuoso itinerante, che stupisce le platee con la propria tecnica trascendentale: coerenti con ciò furono tanto la propensione all’improvvisazione, comune anche a Paganini, quanto le polemiche o le sfide che, a più riprese e in diversi periodi, lo fecero scontrare con Antonio Bazzini, Alexandre-Joseph Artôt e Teresa Milanollo. Ma Sivori fu molto abile nel proporsi anche come valente esecutore di musica da camera: lo dimostrano sia la ‘prima’ integrale (Londra, 1845-46) del corpus quartettistico beethoveniano, sia l’entusiasmo di Giuseppe Verdi, che nel giugno del 1876 a Parigi lo ebbe per primo violino nell’esecuzione del suo Quartetto in mi minore.
Numerose le onorificenze ricevute da Sivori all’estero, come il cavalierato dell’Ordine della rosa e dell’Ordine di Cristo, assegnategli rispettivamente dall’imperatore del Brasile e dal re del Portogallo. Tra gli allievi più famosi figurano Henri Marteau, René Francescatti, padre del più famoso Zino, e Rosario Scalero, a sua volta insegnante (nel Curtis Institute of music di Philadelphia) di Samuel Barber e Nino Rota.
Fonti e Bibl.: A. Costa, Il teatro Carlo Felice. Annuario dei teatri di Genova dal 7 aprile 1828 al 15 dicembre 1844, Genova 1844, pp. 18, 119 s., 162, 174, 176, 206; E. James, C. S.: a sketch of his life, talent, travels and successes, London 1845; P.-G. Bénédit, C. S., Marseille 1854; L. Escudier, Mes souvenirs, Paris 1863, pp. 133-154; F. Regli, Storia del violino in Piemonte, Torino 1863, pp. 123-147; G. Da Fieno, Di due chiarissimi genovesi. Cavaliere C. S. violinista e commendatore Felice Romani poeta lirico, Milano 1871; W.J. von Wasielewski, Die Violine und ihre Meister, Leipzig 1883, pp. 391-393; A.E. Payne, Berühmte Geiger der Vergangenheit und Gegenwart, Leipzig, 1893 pp. 222-224; A. Pierrottet, C. S., Milano 1896; A. Bachmann, Les grands violonistes du passé, Paris 1912, pp. 289 s.; D. Laurie, The reminiscences of a Fiddle Dealer, Boston 1925, p. 61; I. Mahaim, Beethoven - Naissance et renaissance des derniers quatuors, Paris 1964, pp. 91-97; A. Moser, Geschichte des Violinspiels, II, Das Violinspiel von 1800 (Deutschland) bis in die erste Hälfte des 20. Jahrhunderts, Berlin 1967, pp. 148 s.; B. Marteau, Henri Marteau. Siegeszug einer Geige, Tutzing 1971, ad ind.; F. Menardi Noguera, C. S. La vita, i concerti, le musiche, Genova 1991; L. Inzaghi, Il violinista C. S.: nuove suggestioni, in Nuova Rivista musicale italiana, XXVI (1992), pp. 371-389; F. Menardi Noguera, S., C., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXIII, London-New York 2001, pp. 458 s., Id. - S. Termanini, «Andare in tournée»: C. S. in Europa tra il 1827 e il 1841, in Paganini, Genova e la musica, a cura di G. Isoleri - M.R. Moretti - E. Volpato, Genova 2003, pp. 77-100; L. Inzaghi, C. S. Carteggi del grande violinista e compositore allievo di Paganini, Varese 2004; N. Paganini, Epistolario 1810-1831, a cura di R. Grisley, Milano 2006, ad ind.; A. Rostagno, S., C., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XV, Kassel 2006, coll. 863-865; S. Termanini, Ispirazioni ed echi paganiniani. C. S. davanti alle sue platee, in Paganini divo e comunicatore, a cura di M.R. Moretti et al., Genova 2007, pp. 527-558; F. Menardi Noguera, Nicolò Paganini e C. S.: l’anello forte della scuola ligure del violino, in Nicolò Paganini diabolus in musica, a cura di A. Barizza - F. Morabito, Turnhout 2010, pp. 435-456; R. Ricco, L’eredità di Nicolò Paganini nelle musiche di C. S. e Antonio Rolla, ibid., pp. 469-493; M. Kawabata, Paganini: the “demonic” virtuoso, Rochester (NY)-Woodbridge 2013, pp. 98-113; XXI Convegno internazionale sul violino 2015. La riscoperta dei 12 Studi-Capricci, op. 25, per violino, di C. S., a cura di G. Drascek, Mariano del Friuli 2016.