FEDERICI, Camillo
Nato a Garessio (Cuneo) nel 1749 morì a Padova nel 1802. Si chiamò veramente Giovan Battista Viassolo. Fu uno dei più facili improvvisatori di produzioni teatrali (oltre settanta) e uno dei più applauditi drammaturghi. Certo aveva sensibilissimo il fiuto teatrale, e però offriva di volta in volta al pubblico italiano quanto dalla Germania e dalla Francia apparisse di nuovo, rimaneggiandolo senza vera arte ma con destrezza di scene ad effetto. Specialmente agirono su lui gli esempî dell'Iffland e del Kotzebue. Egli stesso si confessò colpevole di avere scritto soltanto per guadagnare e far guadagnare i commedianti: diceva che la natura, nuda, non sarebbe piaciuta ai suoi contemporanei, e che perciò aveva dovuto "colorirla con tinte ardite e vestirla alla moda". Ebbe collaboratore e poi seguace un suo figlio, Carlo; le scritture del quale si frammischiarono in qualche caso con quelle del padre. Le Opere teatrali di Camillo uscirono raccolte insieme a Firenze, dal 1794 in poi; e a Venezia, dal 1818 in poi, con aggiunte e miglioramenti. Nulla vi si legge che abbia ora altro valore che di curiosità per la cronistoria del teatro italiano. Come segno che il gusto si avviava rapidamente alla trasformazione romantica, il complesso merita un qualche esame anche in quanto riflette molti romanzi e drammi stranieri allora in voga.
Bibl.: N. Mayr, in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, Venezia 1837, V, pp. 346-52; P. Baretta, C. F. e il suo teatro, Vicenza 1903.