LADERCHI, Camillo
Nacque il 20 apr. 1800 a Bologna dal conte Giacomo e da Caterina Missiroli. Compì i primi studi a Camerino e ad Ascoli, dove il padre tra il 1808 e il 1813 ricoprì l'incarico di viceprefetto del Regno Italico. Nel 1814 passò a Faenza, occupata dalle truppe napoletane di Gioacchino Murat, sempre al seguito del padre che vi era stato nominato segretario della Municipalità. Studente di legge a Pavia dal 1818 al 1820, fu appunto per impulso del padre, membro del Consiglio supremo massonico, che nel 1818 il L. fu iniziato alla carboneria ed entrò in contatto con P. Maroncelli, insieme con il quale fu arrestato il 6 ott. 1820 per avere operato alcune affiliazioni (tra le altre, quella di S. Pellico) nel Lombardo-Veneto; la stessa accusa nel gennaio 1821 provocò anche l'arresto del padre.
Mancando prove certe della sua colpevolezza, il L. fu rilasciato il 6 genn. 1821 con ordine di espulsione dai territori austriaci, ma tre mesi dopo, proprio in seguito alle rivelazioni di Pellico, fu di nuovo arrestato a Faenza, estradato dalle autorità pontificie e condotto davanti alla Commissione speciale veneta, presieduta da A. Salvotti.
Nei successivi interrogatori ammise di essere membro della carboneria, maestro della Società degli illuminati e capo della setta "La speranza" e fece anche i nomi di carbonari romagnoli. Le sue rivelazioni provocarono inoltre nel giugno 1821 l'arresto di G.D. Romagnosi e di A. Ressi, suoi professori a Pavia. A processo concluso, il 10 genn. 1822 il giovane L. venne consegnato alla giustizia pontificia che lo processò e, con la sentenza del cardinale A. Rivarola dell'agosto 1825, lo condannò a 15 anni di detenzione; mentre il padre, del quale erano stati provati sia il coinvolgimento nei moti dell'agosto del 1820 sia l'adesione al Consiglio massonico delle Romagne, fu condannato a morte, pena poi commutata in venticinque anni di reclusione in fortezza. Trasferiti nella fortezza di Ferrara, padre e figlio ottennero che la prigionia fosse presto trasformata in una blanda relegazione e quindi nella remissione della pena.
Mentre scontava la condanna, il L. riprese gli studi laureandosi in utroque iure nell'agosto 1824 e ottenendo l'abilitazione all'esercizio dell'avvocatura a Ferrara. Nell'agosto 1829 sposò Barbara Agnoletti dalla quale ebbe due figlie. Divenuto personaggio di spicco, rinnegò il proprio passato di cospiratore, si riconciliò con la politica papale e, dopo aver difeso l'autonomia della Chiesa cattolica in Francia dal pericolo di una subordinazione alle libertà gallicane (Sulle relazioni della Chiesa con lo Stato e sulle così dette libertà gallicane: memorie, Modena 1845), accolse con favore nel luglio del 1846 la concessione dell'amnistia per i reati politici, tanto da descrivere il pontefice come colui che "in pochi giorni ha operato ne' popoli a lui soggetti un cambiamento, il quale sarebbesi tenuto come una favola anco da' più speranzosi" (Delle feste di Ferrara nel perdono politico dato da Pio IX: notizie e considerazioni, Ferrara 1846, p. 7). Con pari entusiasmo accolse l'editto sulla stampa del 15 marzo 1847 "lodando e ringraziando il Governo per averci messi sulla via che dà forma legale all'esercizio della libertà; la regola in modo sicuro e uniforme" (Intorno all'editto pontificio sulla stampa: osservazioni, Bologna 1847, p. 3). Una forte spinta religiosa e una serrata critica al "cieco fatalismo e a un freddo materialismo che hanno invaso la filosofia, la storia, le lettere, ogni sorta di studi" (Sulla Colonna infame di Alessandro Manzoni: lettera al marchese Pietro Estense Salvatico, Gubbio 1843, p. 5) permearono la produzione intellettuale del L. che spaziò dalla storia all'arte, dal teatro alla letteratura. Legato da profonda stima e da personale amicizia a Manzoni, ne evidenziò l'instancabile ricerca del vero e del giusto e giudicò la Storia della Colonna infame "un libro, che sotto l'aspetto di una disquisizione forense ci ammaestra […] a praticare la giustizia in qualunque tempo, in qualunque luogo, sotto qualsiasi governo" (Sulla Colonna, p. 7).
Il L. ricoprì numerosi incarichi di rilievo: nel 1850 ebbe la cattedra di diritto civile, quindi fu nominato consultore legale del Municipio e giudice del tribunale di Ferrara. Appassionato di storia locale, curò la seconda edizione delle Memorie per servire alla storia di Ferrara di A. Frizzi (I-V, Ferrara 1847-50); membro della Commissione ferrarese di belle arti, portò a conoscenza del pubblico l'importante tesoro pittorico della collezione del marchese G.B. Costabili e rese merito alla scuola pittorica ferrarese, evidenziandone le origine medievali e le idealità cristiane, con un trattato dal titolo La pittura ferrarese: memorie (Ferrara 1857).
Rimasto vedovo nel 1856, nel giugno 1858 sposò la triestina Paolina Falkner. Nel 1860, con l'annessione delle Legazioni al Regno di Sardegna, fu temporaneamente sospeso dall'insegnamento; ma, reintegrato di lì a poco per i suoi indiscussi meriti, fu nominato membro della Commissione d'antichità e preside della facoltà di legge. Suddito leale e devoto del pontefice, si dimise dall'ufficio di giudice e come avvocato rifiutò di prestare giuramento al nuovo Stato davanti al tribunale di cassazione spiegando come "l'onest'uomo possa obbedire a un nuovo signore di fatto, senza svertare l'antico" (cfr. C. Cantù, Alessandro Manzoni. Reminiscenze, Milano 1882, II, p. 43). Come membro della Deputazione di storia patria dell'Emilia pubblicò gli Statuti di Ferrara del 1288 con un'ampia introduzione storica sul diritto romano e sul diritto consuetudinario (Bologna 1864). Una lenta ma progressiva malattia negli ultimi anni della sua vita non gli impedì di esercitare con passione la professione forense.
Il L. morì a Ferrara il 14 febbr. 1867.
Altri scritti: Notizie biografiche intorno ad Alessio Prati maestro di musica ferrarese, Ferrara 1825; Descrizione della quadreria Costabili, I-IV, ibid. 1838-41; Sopra i dipinti del palazzo di Schifanoia in Ferrara… al marchese P. Estense Salvatico, Bologna 1840; Dell'opuscolo di G.G. Goerres intitolato S. Francesco d'Assisi trovatore: brevi cenni con estratti e note, Roma 1841; Di un dipinto di Benvenuto Tisi da Garofalo staccato dal muro di Ferrara, Ferrara 1843; Luigi Taddei in Ferrara, ibid. 1846; Alessandro Manzoni, frammento biografico del signor Sainte-Beuve. Traduzione con prefazione e note, ibid. 1846; Sulla vita e sulle opere di Federico Overbeck, Roma 1848; Sulle dottrine di Alessandro Manzoni intorno al romanzo storico, brevi cenni, Ferrara 1853; Diario in continuazione delle memorie per la storia di Ferrara di A. Frizzi con aggiunte e note, ibid. 1857; Scritti legali pubblicati nella lite di pretesa caducità delle pinete ravennati, parere di verità, ibid. 1861; In morte dell'avvocato Lorenzo Leati, Ferrara 1864.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Misc. di carte politiche e riservate, bb. 66, f. 2079; 71, f. 2201; L. Busi, In morte del professore C. L.: cenno necrol., Ferrara 1867; C. Cantù, Alcuni italiani contemporanei delineati da C. Cantù, Milano 1868, II, pp. 259-267; G. Arrivabene, Un'epoca della mia vita. Memorie, Mantova 1874, pp. 38 s., 47, 50, 53, 58-61; Id., Memorie della mia vita, 1795-1859, Firenze 1879, pp. 47, 57, 60 s., 64, 70-74; Epistolario di A. Manzoni, a cura di G. Sforza, II, 1840-1873, Milano 1883, pp. 105 s.; Z. Fattiboni, Memorie storico-biografiche al padre suo dedicate, I, Cesena 1885, pp. 86 s.; G. Carducci, Opere, I, Discorsi letterari e storici, Bologna 1889, p. 358; P. Uccellini, Memorie di un vecchio carbonaro ravegnano, a cura di T. Casini, Roma 1898, pp. 145, 147, 149; D.A. Farini, La Romagna dal 1796 al 1818, Roma 1899, p. 151; N. Tommaseo - G. Capponi, Carteggio inedito dal 1833 al 1874, a cura di I. Del Lungo - P. Prunas, II, 1837-1849, Bologna 1914, p. 482; E. Fabbri, Sei anni e due mesi della mia vita. Memorie e documenti inediti, a cura di N. Trovanelli, Roma 1915, pp. CLXXIX, 34; S. Pellico, Le mie prigioni, Torino 1919, p. 81; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana, II, Milano 1878, pp. 54-56, 102, 139, 260; A. Luzio, Antonio Salvotti e i processi del Ventuno, Roma 1901, pp. 33, 55 s., 58, 60 s., 67 s., 255-269; Id., Il processo Pellico-Maroncelli secondo gli atti officiali segreti, Milano 1903, passim; E. Del Cerro, Fra le quinte della storia. Contributo alla storia del Risorgimento politico d'Italia, Torino 1903, pp. 83, 94 s., 112 s., 140; A. Pierantoni, I carbonari dello Stato pontificio ricercati dalle inquisizioni austriache nel Regno Lombardo-Veneto (1817-1825), Roma 1910, I, pp. 468-483; M. Perlini, I processi politici del cardinal Rivarola, Mantova 1910, pp. 90, 302; G. Sforza, Silvio Pellico a Venezia (1820-1822), Venezia 1917, pp. 14, 26, 54, 140-143, 147 s., 166 s., 186, 190, 234 s.; B. Croce, Storia della storiografia italiana del sec. XIX, Bari 1921, II, p. 87; E. Flori, I colloqui col Manzoni di Giuseppe Borri, Bologna 1929, pp. 140 s.; C. Spellanzon, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, I, Dalle origini ai moti del 1820-21…, Milano 1933, pp. 838 s.; V. Ussani, Un carteggio inedito tra Pellico e L., in Il Veltro, XVIII (1974), pp. 55-107; A. Mambelli, I forlivesi nel Risorgimento nazionale da Napoleone a Mussolini. Diz. biografico, Forlì 1936, p. 160; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LXXII, XCV, adindices.